Uno stabile che puzza di voti – Degage, nuovo spazio liberato a Roma

Eccoci qui! Ci siamo ripresi uno stabile pubblico al centro di Roma e questo è solo l’inizio! Non è una minaccia, non è una promessa è un AVVISO PUBBLICO: siamo decisi e determinati a riprenderci quello che ci viene rubato direttamente dalle nostre tasche .

Lo stabile, grazie al quale le nostre vite riprenderanno a respirare, è un edificio di proprietà della provincia di Roma attualmente in svendita al migliore offerente. Ma quale miglior offerente se non noi? Abbiamo intenzione di trasformare queste mura in alloggi per 30 studenti e studentesse che sono stufe di elemosinare un alloggio all’università o di pagare cifre salate ai proprietari della città. Questi mattoni, che prenderanno nuova vita e daranno nuove possibilità a chi vive nella precarietà, a chi non dovrà essere più sfruttato in lavori a costo bassissimo a chi potrà continuare gli studi senza sacrifici, nascondono i già noti affari del mattone che speriamo di intralciare con tutte le nostre forze per dire a tutti e a tutte riprendetevi ciò che è vostro! Lo stabile in via Antonio Musa 10, fa parte degli 11 stabili inseriti nel fondo Upside della Bnp Parsap, che una volta venduti potranno essere usati per costruire il palazzone unico della Provincia che sorgerà nella zona di Torrino-Castellaccio. L’ultima creazione della giunta Zingaretti, con il bene placido dell’opposizione, è stata quella di creare un fondo speciale nel quale accumulare i soldi pervenuti dalla vendita di questi 11 immobili, già di proprietà della Provincia stessa, al pro di concentrare gli uffici amministrativi in un unico stabile.  per migliorarne l’efficenza dei servizi e per risparmiare su tutti quegli stabili che sono attualmente in affitto. Il fondo Upside è necessario perchè le banche, che hanno vinto l’opportunità di finanziare la costruzione del nuovo stabile provinciale, hanno già anticipato 260 milioni di euro che verranno recuperati dalla vendita degli immobili tra cui quello di via Antonio Musa n°10. Stiamo parlando di banche “fortunate” come la Bnp e la Finemiro e di aziende come la  “fortunatissima” Parsitalia, di proprietà dei Parnasi, che hanno vinto l’appalto della costruzione! Quegli stessi costruttori che hanno avuto sempre la solita fortuna di gestire altri appalti nella zona Eur, Tor Marancia, Castellaccio e che concorrono alla costruzione dell’ambitissimo stadio della Roma a Tor di Valle. Ma perchè costruire un palazzo della provincia quando la provincia non esiste più? E perchè concentrare in un unico palazzo gli uffici di un ente, che in quanto provinciale, dovrebbe essere distribuito sul territorio? Le direttive della Spending Review sono state colte come nuova opportunità per distribuire ai poteri forti della città altri soldi in cambio di voti. Infatti, dietro la propaganda della razionalizzazione e delle campagne antispreco ci sono loschi affari, ci sono altri sprechi e ci sono i politici, i partiti e i palazzinari che giocano a carte sulle nostre teste. E che si può fare, denunciare la corruzione o peggio eleggere nuovi rappresentanti del mattone? Abbiamo capito da tempo che, nel paese della partitocrazia, andare al voto significa cambiare la faccia di una stessa medaglia e rimanere a guardare vuol dire pagare i costi della crisi. I partiti sono il pilastro del regime democratico e questi modi di agire dietro le quinte non sono nuovi a nessuno. La nostra denuncia non è uno scandalo da prima pagina di giornale, non ci interessa buttare fango su una parte per favorire l’altra.  Siamo in uno stato di completa ingovernabilità e noi vogliamo creare e soprattutto praticare una rottura con chi crea e approfitta della crisi. Non vogliamo portare avanti una rottura di testimonianza contro la corruzione vogliamo essere noi la testimonianza che una strada si può percorrere ed è quella dell’ autorganizzazione autonoma in difesa dei nostri territori, per la riappropriazione delle case, per la lotta contro lo sfruttamento sul lavoro e del lavoro. Oggi studenti, famiglie, migranti, disoccupati o semplicemente uomini e donne che non credono più nelle favole dello stato che ridistribuisce, nello stato del welfare, hanno occupato decine di stabili per ottenere qui e ora una vita migliore. Il mattone che ci siamo ripresi puzza di soldi marci e dato che noi soldi non ne abbiamo e quelli che ci chiedono tramite le tasse se li rubano ce li riprendiamo.

Eccoci qui noi choosy! Noi ci riserviamo una vita migliore. E voi?

 

 

DegageCasaxtutti                                                                                         http://degage.altervista.org

 

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CASA PER TUTTI, TUTTI A CASA!

Oggi, il progetto Degage! ha deciso di occupare uno stabile pubblico abbandonato, che sta per essere svenduto ai privati, per adibirlo a studentato. Nella giornata in cui i movimenti di lotta per la casa hanno occupato contemporaneamente decine di stabili vuoti, vogliamo rimarcare ancora una volta come l’unica soluzione all’emergenza abitativa sia la riappropriazione diretta. Le risposte fornite dalle amministrazioni comunali non sono mai state sufficienti né tantomeno -e volutamente- risolutive; facendo da sempre l’occhiolino ai palazzinari hanno permesso, al ritmo delle colate di cemento, uno smisurato ingrandimento della città e, allo stesso tempo, una speculazione sul costo degli affitti che oramai possono arrivare fino a 500€ per una stanza singola. Nella sola città di Roma, a fronte di un’emergenza abitativa che coinvolge 50.000 famiglie, gli stabili vuoti sono ben 260.000!

Un’ occupazione di studenti non vuole essere corporativa ma dare un’indicazione, un esempio di come, organizzandoci insieme, possiamo migliorare materialmente le nostre condizioni. La riappropriazione diretta, come mezzo e non fine ultimo, è infatti una pratica conflittuale facilmente realizzabile e, soprattutto, riproducibile. Ci auguriamo che di studentati come il nostro ne nascano altri cento! Pensiamo che sia legittimo riappropriarsi di tutto quello che non abbiamo, non ci stiamo a rispettare i canoni del sentire comune che impongono a un giovane di desiderare “ma non troppo”, di non essere “schizzinoso”, facendo così della retorica dei “sacrifici giusti” le catene della nostra generazione. Siamo convinti che solo insieme possiamo liberarci da queste catene!

Se non lo facciamo noi nessuno lo farà per noi, infatti, le risposte che l’istituzione universitaria offre ai suoi iscritti sono a dir poco insufficienti, anzi non fanno altro che aggravare la situazione! A fronte dell’ aumento delle tasse universitarie, gli alloggi e le borse di studio sono elargiti dall’università in base al merito, un merito “all’italiana” che esclude automaticamente chi non ha alle spalle una famiglia che può sostenerlo e gli studenti-lavoratori che, non solo non hanno nessun tipo di agevolazione ma, se fuoricorso, come spesso accade a chi lavora e studia, si vedono le tasse raddoppiate. La gestione mafiosa del nostro ateneo, come confermano le inchieste sul magnifico rettore Frati, è stata volta più al mantenimento del proprio potere e dei propri interessi che alle necessità degli studenti!

Abbiamo imparato che divenire autonomi, costruire la nostra vita e il nostro futuro, significa iniziare a lottare: riprendersi le strade, occupare uno stabile abbandonato o scioperare al lavoro. Sentiamo urgente il bisogno di una risposta concreta ed efficace all’ attacco che subiamo ogni giorno sulla nostra pelle e crediamo che solo riappropriandoci di tempo e reddito, possiamo conquistarci una vita dignitosa.

Mentre noi, sottoposti a ritmi frenetici, cerchiamo ogni giorno di cavarcela in qualche modo, ai piani alti del nostro paese si cerca, con fantasiosi stratagemmi, di uscire dall’empasse dell’impossibilità di costituire un governo, di questa ingovernabilità del paese. Roma, nel suo piccolo non è da meno, con il teatrino delle primarie e le future elezioni. Alla luce di ciò ripetiamo che non saranno il nuovo politico di turno né un rimpasto dell’attuale classe dirigente né tanto meno dieci “saggi” a risolvere la situazione. Vogliamo che se ne vadano tutti a casa, a tutti questi politicanti e ai loro lacchè urliamo Degage!, lo slogan che ha accompagnato la cacciata di Ben Ali in Tunisia. Vogliamo liberarci da questa schiavitù, vogliamo sognare e siamo qui e ora pronti per costruirci un’ipotesi di vita che vada oltre il termine del contratto precario e sappiamo che le uniche strade percorribili sono quelle della riappropriazione e della lotta.

 

ASSEMBLEA PUBBLICA h 17

a seguire aperitivo+djset

Via Antonio Musa, 10 (Piazza Galeno)

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