Workshop sui flussi metropolitani

Nel nuovo millennio, la condizione precaria è diventata strutturale, generale e esistenziale anche perché la produzione e l’organizzazione del lavoro sono diventati modulari e flessibili. Non abbiamo più un luogo di lavoro ma più luoghi di lavoro che vengono attraversati quotidianamente dalla stessa forza-lavoro. In tal modo, il lavoro si estende nomadicamente, si flessibilizza e si individualizza: è uno e trino. Il risultato è, appunto, la precarietà.

Lo sciopero precario è l’antidoto alla precarietà. Per questo lo sciopero precario deve intaccare, rompere, disarmare la produzione e il lavoro per flussi.

In molte aree del paese, soprattutto quelle metropolitane, il profitto è per ¾ generato dalla circolazione delle persone, merci, servizi comunicativi e immateriali. Se lo sciopero precario è sabotaggio dei profitti, è sabotaggio di tutti questi flussi. Facile a dirsi, difficile a farsi. In questo workshop, vogliamo iniziare a discutere di queste tematiche per cominciare a costruire un “sapere precario”. E vogliamo discuterlo a tutti i livelli: da quello materiale a quello immaginifico.

Non partiamo da zero. Partiamo da una nostra consapevolezza, una “potenza d’azione” che già si è materializzata con l’effetto “annuncio”: a partire dalle ultime MayDay, ad esempio, la grande distribuzione durante il I° maggio chiude i battenti, non perché siamo in grado di bloccare i punti vendita, ma perché minacciamo di farlo.

Intervenire sui flussi delle persone, delle merci, delle informazioni significa mettere in campo quelle pratiche in grado di incidere realmente sulla possibilità di creare momenti di blocco della produzione/circolazione: quei cacciaviti i grado di far saltare la catena di montaggio sociale nella quale tutti noi siamo inseriti e che sulla precarietà fonda la sua capacità di fare profitto.

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