La rivolta dei minatori scuote la Tunisia

Il commissariato in fiamme, il tribunale e la sede del maggiore partito
presi d’assalto, la polizia non riesce ad arginare la protesta a Metlaoui

REUTERS
maurizio molinari
corrispondente da GERUSALEMME

Il commissariato in fiamme, il tribunale e la sede del maggiore partito presi d’assalto e la polizia incapace di arginare i manifestanti: a Metlaoui, nella Tunisia centrale, i minatori in rivolta stanno mettendo a dura prova la capacità del governo di mantenere l’ordine.

 

Gafsa è una regione a circa 350 km a Sud di Tunisi dove sono le miniere di fosfato a garantire le entrate di maggior parte dei residenti e quando il governo ha adottato delle decisioni che indeboliscono questo settore si è innescato un domino di insoddisfazione e proteste che ha portato alla violenza di strada. Il primo obiettivo dei manifestanti è stata la sede del maggiore partito islamico Ennahda, poi si sono diretti verso la sede del tribunale e quindi hanno incendiato il commissariato.

 

Proteste così violente a Gafsa non avvenivano dal 2008, quando l’allora presidente Ben Ali le represse con un imponente uso dei militari, ma da allora la povertà di questa regione non è diminuita anzi, secondo alcune stime locali, la disoccupazione sarebbe aumentata dal 15 al 30 per cento. Per il nuovo esecutivo guidato dal partito Ennahda la sfida è riuscire a rispondere alle istanze delle famiglie dei minatori in maniera diversa da quanto fece Ben Ali.

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