Rinnovato il Contratto Collettivo unico dei lavoratori del mare

Il nuovo quadro legislativo sul lavoro in vigore da marzo ha incoraggiato gli armatori nel portare avanti l’accorpamento di 13 diversi contratti nazionali. Fino ad oggi, questa articolazione corrispondeva alle diverse tipologie di navi e ai diversi tipi di servizio che impiegavano lavoratori marittimi. Da ora in poi, tutte le novità peggiorative delle norme contrattuali potranno essere più facilmente introdotte anche in quei settori, tradizionalmente più sindacalizzati, che avrebbero opposto una maggiore resistenza.

Indubbiamente, il risultato di un negoziato per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dipende molto dalla combattività operaia. Ma nessuna lotta e nessuno sciopero possono compensare l’assenza di precisi obiettivi da rivendicare di fronte alle pretese infinite degli armatori. Se poi, all’inconsistenza di una piattaforma sindacale si aggiunge il rifiuto o l’incapacità di mobilitare la categoria, i risultati non possono essere altro che pessimi. Per la prima volta dal dopoguerra, si è firmato un verbale di rinnovo di contratto nazionale senza i marittimi della flotta di Stato (Tirrenia), venduta a una cordata in cui la Moby Lines fa la parte del leone. Il nuovo quadro che vede solo armatori privati ha facilitato l’unificazione di tutti i comparti in un unico contratto nazionale. Firmato il 1° luglio 2015, ora deve passare al vaglio e all’approvazione dei lavoratori del mare e di terra (amministrativi) entro il 20 luglio. Nei suoi contenuti non è molto diverso da quello firmato a dicembre del 2007 se non, appunto, nella riunificazione dei 13 contratti collettivi in due aree: mare e terra . Sarà valido fino a dicembre 2017, ma la data di scadenza è una formalità visto che, tra l’ultima scadenza e il rinnovo, sono passati 54 mesi. A questo contratto sono interessati 62000 addetti, 54.500 di mare e 7.800 di terra. Fra i lavoratori del mare, poco meno di 1/3 ha un contratto di lavoro continuativo(CRL), il resto sono a tempo indeterminato, determinato, dalla durata di 4 mesi e con un eventuale allungamento del periodo d’imbarco, qualche mese, a discrezione dell’armatore . Poi c’è il contratto a viaggio o più viaggi , con un periodo di qualche viaggio o più viaggi(tra porti diversi ) , ma non supera mai tre mesi. In ultimo, il contratto con turno particolare(TP) dove è l’impresa a provvedere a collocare il lavoratore in un turno aziendale (si chiama “particolare” per questo). Anche questo contratto è precario, seppur mitigato dal legame aziendale: il marittimo non supera mai 6 mesi di lavoro all’anno e quindi negli altri 6 mesi finisce nelle liste dei malati o in quelle dei disoccupati, aspettando la nuova stagione per l’imbarco con la stessa compagnia in cui è in TP.

L’esigenza di “razionalizzare” i diversi contratti collettivi di lavoro dei diversi settori nasce da un quadro legislativo nuovo che gli armatori vogliono utilizzare a piene mani. Il criterio è quello di aggiornare le discipline collettive dei 13 contratti nazionali. Per la maggioranza dei marittimi cambierebbe poco, visto che non sono mai riusciti a conquistare un lavoro dignitoso e una organizzazione del lavoro rispettosa dell’orario di lavoro. Quello che succederà invece, se non ci sarà alcuna opposizione, sarà il peggioramento di quei settori che sono più organizzati come i lavoratori dei Rimorchiatori e quelli dei traghetti regionali ex Tirrenia. Sono questi lavoratori , grazie alla loro organizzazione del lavoro conquistata negli anni, che tengono i contatti con il sindacato e dalla loro volontà di opporsi o meno ad un eventuale attacco padronale, dipende la tenuta o meno dell’organizzazione del lavoro e del proprio tempo libero. I dipendenti dei rimorchiatori e quelli dei traghetti per isole minori, devono vigilare , perché attraverso la contrattazione di 2° livello, gli armatori tenteranno di demolire i diritti conquistati. Inoltre, dalla nuova normativa nazionale, sono entrati nuovi commi sul turno di lavoro per il comparto rimorchio e un orario di lavoro che fa riferimento alla contrattazione dell’armamento privato per i traghetti Regionali. Al servizio di rimorchio, articolo 9, è stato aggiunto un nuovo comma che divide l’orario di lavoro in due tempi: attivo (entrate e uscite delle navi dal porto) e di attesa. Agli armatori interessa molto questo comma e faranno di tutto per farlo applicare nella contrattazione di 2° livello . La divisione del tempo di lavoro e tempo di riposo di una giornata lavorativa di 12 h fa capire che l’armatore non intende più concedere lo stesso trattamento economico e quindi tenterà di differenziare la retribuzione in base all’orario produttivo (tempo di lavoro) e quello “improduttivo” (tempo di attesa). L’incremento economico medio è stato frazionato in tre tranches, al 1° luglio 2015 euro 17,81, al 1° gennaio 2015, 35,61 e al 1° gennaio 2016, 24,65. al vuoto contrattuale, che è durato 54 mesi , è stata concessa una miseria, poco meno di 100 euro all’anno, 500 euro in tutto . Dunque un contratto da respingere, pure con la consapevolezza che nei suoi contenuti è conosciuto da “pochi intimi”, ma anche nella certezza che nei luoghi tradizionali dell’organizzazione dei marittimi, come i traghetti e i rimorchiatori, i lavoratori più consapevoli e combattivi potranno domani dare il via a una ripresa rivendicativa a vantaggio di tutta la categoria.

Corrispondenza marittimi tratta da http://www.linternazionale.it/

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