Dalla Marcia delle Periferie, torneremo in Centro

La pioggia incessante non ha fermato la prima Marcia delle Periferie per la Giustizia Sociale. Trecento persone e quattro chilometri di corteo, da Rifredi a Novoli passando dal Ponte di Mezzo, per gridare il “No!” agli sfratti e agli sgomberi, ai tagli alla sanità pubblica, alla svendita del patrimonio pubblico, alla precarietà e allo sfruttamento sul lavoro.

“Vogliamo casa, sanità, reddito salario e dignità”. Queste le rivendicazioni che ha unito famiglie sotto sfratto e occupanti a studenti in lotta contro il nuovo calcolo ISEE, lavoratori della sanità a semplici abitanti della periferia. Una rappresentazione vera e genuina della voglia di riscossa che inizia a farsi largo in dei territori – materiali e sociali – in cui l’insoddisfazione che deriva dalle politiche di gestione della crisi che acuiscono l’impoverimento generalizzato è sempre più diffusa.

Porre di fronte a un governo che “riforma” ogni aspetto della vita delle persone, dalla casa alla sanità, dalla scuola ai diritti sul lavoro, in nome di un “interesse generale” che non è altro che l’interesse di ricchi e potenti, la necessità di riscatto, di autorganizzazione sociale e di determinazione nel pretendere e riprendere pezzo dopo pezzo ciò di cui abbiamo bisogno e i diritti che ci vengono negati è la sfida che stiamo affrontando.

Scendere in strada nei quartieri con una marcia meticcia vuol dire puntare il dito contro i veri responsabili, andando oltre la retorica di chi ci vuole divisi tra italiani e stranieri nel litigarci le briciole. Individuare il nemico comune come causa di problemi diversi, che vanno dagli sfratti ai tagli alla sanità, dalla riforma dell’iISEE alla limitazione dei diritti sul lavoro, rende possibile parlare dal basso alla rabbia e alla frustrazione di chi si vive ogni giorno questi problemi nell’isolamento.

È una sfida difficile che prende corpo ogni giorno nelle battaglie quotidiane per difendere le nostre case da sfratti e sgomberi, per difendere i territori da grandi opere e nocività, per pretendere dignità di fronte a servizi sociali e istituzioni che ci vorrebbero asserviti.

È a partire dalle periferie in cui quest’ipotesi si sta facendo spazio che, forti dell’iniziativa di oggi, torneremo in piazza il 24 ottobre verso il centro cittadino, per riversare la nostra rabbia contro chi, su tutti i livelli, è responsabile delle scelte politiche di guerra nei confronti dei poveri e degli impoveriti.

Porteremo sotto i palazzi del governo della città la dignità di chi lotta ogni giorno e la determinazione nel pretendere il blocco generalizzato di sfratti e sgomberi, l’abolizione del Piano Casa di Renzi e la requisizione e assegnazione delle case vuote delle grandi proprietà.

Consapevoli che è una battaglia lunga e complessa, ma anche che uniti si può vincere, continueremo ad avere la pretesa di una redistribuzione della ricchezza e il coraggio di riprenderci ciò che ci spetta.