Tre anni dopo: voi nei “bunker”, le lotte dappertutto!

Oggi 10 Marzo 2014 nell’Aula bunker di Firenze è iniziato il dibattimento del maxi-processo alle lotte sociali fiorentine che vede 86 imputati tra cui 7 accusati di “associazione a delinquere”.

Alla sbarra 87 capi d’imputazione per iniziative di lotta (occupazioni, manifestazioni, blocchi stradali e ferroviari) avvenute tra il 2010 e il 2011. Alcune di queste iniziative di protesta si sono svolte dentro la cornice delle mobilitazioni di giovani studenti e precari che in quei mesi hanno attraversato tutto il paese contestando la “Riforma Gelmini” e facendo risuonare nelle piazze il rifiuto di una generazione a pagare i costi della crisi prodotta da un sistema economico di mafiosi e corrotti.

Oggi viene processata con una finalità apertamente politica la radicalità che quel movimento ha saputo esprimere. Viene processato il tentativo di riattivare ed alimentare percorsi di conflitto sociale dentro e oltre le scuole e le facoltà: dall’antifascismo alla lotta per la casa passando per la lotta contro CIE, in una Firenze ubriacata dalla retorica della pacificazione e del nuovismo di Matteo Renzi.

Il processo che oggi entra nel vivo arriva dopo la disposizione di ben 32 misure cautelari con le quali tra il Maggio e il Giugno del 2011 si tentò di arrestare una soggettività antagonista con molteplici forme e nomi che nei cortei selvaggi, nei blocchi, nei collettivi, negli spazi occupati viveva un processo di espansione e sedimentazione iniziato durante il precedente ciclo di lotta dell’“Onda”.

La mossa di repressione preventiva dei cosiddetti processi di “radicalizzazione” promossa dalla DIGOS dell’Ispettore Ricciardi e dal PM Coletta si inserisce a pieno titolo in una nuova strategia di allargamento ed intensificazione della repressione e dell’uso del reato di “associazione a delinquere” a scopi politici che dal 2010 oggi abbiamo visto in funzione a Torino, Trento, Bologna, Firenze, Perugia e Napoli (precari bros)con il contributo esplicito del Ministero degli Interni.

A tre anni di distanza, inizia un processo difficile che vede compagni e compagne impegnati nelle lotte sociali con generosità, rischiare condanne pesanti in un clima inquisitorio e vendicativo. La scelta stessa del Tribunale di svolgere le udienze nell’Aula Bunker rende bene l’idea del livello di criminalizzazione che con questo processo si vuole costruire intorno alle lotte sociali. L’obiettivo è quello di costruire un nemico pubblico, di mettere in scena il carattere esemplare e preventivo della repressione. >

Mentre a partire dal reato di “associazione a delinquere” si cercano di stigmatizzare e sanzionare pesantemente tutti i comportamenti sociali di opposizione concreta, sono i movimenti di oggi meglio di ogni altra cosa a continuare a mettere in crisi l’equazione tra legalità e legittimità.
Un equazione che salta in ogni picchetto dei lavoratori della logistica, in ogni casa occupata, in ogni lotta in cui sempre più persone si dichiarano ostili allo sfruttamento.

Oggi siamo qui per dire che rifiutiamo l’etichetta di delinquenti, che nelle strade sempre più persone sono consapevoli che i veri criminali, i veri nemici pubblicisono nei palazzi del potere e del denaro, difesi dall’alleanza tra Renzi e Berlusconi, tra la finanza speculativa e le mafie vecchie e nuove.

La repressione non può fermare un movimento di liberazione sociale sempre più urgente: la storia di questi ultimi tre anni, con la ripresa dei movimenti e del conflitto in questa città, sta a lì dimostrarlo.

Solidali con tutti i compagni sotto processo, ci vediamo a Roma il 15 marzo.

I compagni e le compagne del Movimento di Lotta per la Casa di Firenze

A questo link il report dell’udienza di stamattina.

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