Carlo Trigilia nel governo Letta: la partita che si gioca alla Cesare Alfieri

Già il 19 gennaio scrivevamo che «l’università non è un luogo neutro, ma uno dei principali organi di ricerca e veicolo dell’ideologia dominante» e sembra proprio che la formazione del «nuovo» governo ci dia ulteriore ragione. Ci riferiamo alla nomina a Ministro della coesione territoriale nel governo Enrico Letta del Professor Carlo Trigilia, nonché marito della preside della Scuola (ora si chiama così) di Scienze Politiche già eletta al direttivo di Banca d’Italia Firenze. Certamente il Prof. Trigilia ha un curriculum accademico degno di nota e sicuramente si è “meritato” la chiamata per partecipare ad un governo che appare, per composizione e programma, fortemente di classe.

Ma andiamo per gradi.

L’Università di Firenze, e in particolare la Scuola di Scienze Politiche, ospita a convegni e lectio magistralis personaggi di spicco come il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, Susanna Camusso, Elsa Fornero e molti altri.

Nel giugno 2012 viene dato l’annuncio che la preside della Cesare Alfieri verrà inserita nel direttivo di Banca d’Italia Firenze. Nel frattempo Firenze viene individuata come prima candidata per diventare «Capitale europea della cultura». Da due anni viene organizzata a Palazzo Vecchio «Lo stato dell’Unione Europea» che, nel quadro del Festival d’Europa, si presenta come un insieme di conferenze in cui i politici italiani ed europei vengono a discutere, appunto, lo stato dell’UE. La stessa Franca Alacevich è rappresentante dell’Ateneo fiorentino nel comitato promotore del Festival d’Europa che aprirà le danze neoliberali, insieme al coordinatore del centro di eccellenza europeo Jean Monnet, con un’iniziativa sulla possibilità di creazione di una moneta mondiale.

La nomina a ministro del prof. Carlo Trigilia a questo punto sembra perfettamente in linea con Firenze città d’Europa e dell’austerity. Infatti Trigilia oltre ad essere nel direttivo redazionale della rivista «Stato e Mercato», che già solo per il titolo offre qualche pillola interessante in merito al suo pensiero, è anche nella fondazione «Italiani Europei» che promuove la formazione di “cultura e cittadinanza europee”, nonché organizza eventi come «Ripensare il capitalismo», chiamando niente meno che Massimo D’Alema. Nella sua materia, la sociologia economica, Trigilia rappresenta in Italia la “sinistra” moderata e riformista, ma questo non ci deve far tirare un sospiro di sollievo dato che la sinistra italiana è la stessa che, non solo approva il sistema che ha prodotto la crisi proponendone solo qualche sbiadita riforma, ma assume anche posizioni che precedentemente sarebbero state definite di destra, come finanziamenti dati a pioggia alle imprese e deficit da ridurre attraverso il taglio di quelle poche briciole di stato sociale concesse ancora (per poco) alle classi subalterne. La strategia che anche Trigilia accetta, sebbene sottovoce e addolcendola con termini come flexsecurity, è quella di “Trickle-down economics” secondo la quale la ricchezza, completamente privatizzata, viene distribuita dall’austerity ai più ricchi che attraverso un meccanismo di sgocciolamento dovrebbe calare dall’alto sulle classi inferiori: niente di più neoliberale, niente di più falso.

Ma cosa ne pensano gli studenti di Scienze Politiche?

«La cosa non mi stupisce!» dice G. studentessa di sociologia «l’università di Firenze è stata tra le prime ad applicare la riforma e a far entrare i privati nell’università, i corsi di «Storia Europea», come quello del prof. Verga, sono fioriti tentando di costruire una storia che rilegga le guerre tra stati nazionale come un processo di convergenza… pura follia! La professoressa Alacevich ha sostituito nel corso di Sociologia del Lavoro il terzo modulo che prevedeva la lettura di alcuni capitoli del Capitale di Marx con libri come «Flessibilmente giovani»¹. A me, ad esempio, ha anche detto che non potevo fare l’approfondimento sul sindacalismo perché oggetto di studi vecchio dato che ora c’è la concertazione. Non c’è da stupirsi se poi vengono a parlare nella nostra facoltà personaggi come la Camusso e la Fornero e se vengono organizzate, patrocinate dalla facoltà, simulazioni di concertazione tra parti sociali… Ma la contestazione non viene mai accettata all’Unifi e chi non ci sta resta fuori in compagnia della polizia, non sia mai che nella carriera dei coniugi Trigilia ci sia la macchia della protesta. Che dire poi di Carlo… nel suo programma di sociologia economica alla triennale riesce a non trattare autori che criticano il sistema capitalista. La sua materia è nata proprio con Marx e pochi altri classici… Smith ad esempio non è critico, infatti si studia! Preferisce Schumepeter che, al di là dell’ovvia rilevanza accademica, riconosce la ciclicità delle crisi, ma mette come attore fondamentale delle sue ricerche e delle sue teorie l’imprenditore, senza criticare il capitalismo. E’ un autore che mette invece in luce la forza di “distruzione creatrice” delle crisi come momento fondamentale di rinnovamento nel capitalismo considerando marginalmente i devastanti effetti sociali che essa provocano. Sembra fatto apposta, in tutto il manuale si fa riferimento al capitolo su Marx, ma insieme ad altri due o tre capitoli non è programma d’esame. Che dire di più… non mi stupisce che il risultato di un palese baronato sia l’asservimento anche intellettuale ed accademico al pensiero della leadership europea ed economica…».

Inoltre, tra i libri di testo scelti dal Professor Trigilia per il corso della triennale si trova, «Controtempo: L’Italia nella crisi mondiale» di S. Rossi, collaboratore di Visco alla Banca d’Italia, che citato testualmente recita «[…] la tentazione a cui invece bisogna resistere è quella di attenuare o invertire il processo di recupero dei veri valori del liberalismo, nella sfera politica come in quella economica: il valore del rispetto dei ruoli fra i soggetti della vita pubblica (partiti, sindacati, istituzioni); il valore di un interesse pubblico da misurare pragmaticamente, non da situare nei cieli astratti dell’assoluto giuridico; il valore della libera concorrenza, da tutelare con regole severe e meccanismi applicativi efficienti». Il libro è stato presentato a Roma con invitata a discuterne Susanna Camusso; sembra proprio che vi siano dei nomi ricorrenti…

Insomma, l’ideologia dominante crea e coopta le sue eccellenze e questo accade anche alla Scuola di Scienze Politiche di Novoli.

E’ necessario quindi che, proprio dove il sistema forma e performa futuri uomini e donne pronti o per il ruolo di dirigenti obbedienti o di sottomessi educati al rispetto degli ex-compagni di università poi dirigenti, vi sia un opposizione intellettuale radicale e quotidiana, che si giochi nelle aule nel campo delle materie di studio (che soprattutto al polo delle scienze sociali non possono essere neutre), così come un’opposizione reale e crescente alle conferenze, che non sono altro che mosse politiche dell’Università di Firenze per inseguire la leadership europea pro-austerity «dal volto umano». La nomina di Franca Alacevich al direttivo di Banca d’Italia, la chiamata di Carlo Trigilia al governo Letta dimostrano che all’Unifi si gioca una partita davvero importante.

Agli studenti scegliere da che parte stare.

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1) Bertolini Sonia (2012), Flessibilmente giovani. Percorsi lavorativi e transizione alla vita adulta nel nuovo mercato del lavoro, Bologna, Il Mulino

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