Argentina - Freddy e Marcelo al 28° giorno di sciopero della fame

Secondo comunicato, al 28° giorno dall'inizio dello sciopero della fame

Ai popoli argentino, cileno, mapuche e alle loro organizzazioni.

Alle reti d'appoggio, famiglie, compagni, nuclei e organizzazioni fraterne sparse nel mondo.

Noi, prigionieri politici d'origine cilena, Marcelo Villarroel Sepúlveda e Freddy Fuentevilla Saa attualmente detenuti presso la Unidad de detención provincial Nº11 di Neukén, Patagonia Argentina, comunichiamo quanto segue:

Riaffermiamo la decisione della continuità della mobilitazione, nello specifico lo sciopero della fame a tempo indeterminato iniziato lunedì 17 novembre per:

1- La Liberazione di tutte e tutti i combattenti popolari prigionieri per aver lottato. Considerando la repressione crescente verso i settori indigeni e popolari in Cile e in America latina, gli stati non lesinano sforzi per criminalizzare la dissidenza politica applicando, spiando e torturando. Applicando tutta la prepotenza che il Potere concede, come nei tempi migliori delle dittature militari, oggi le dittature del Capitale perseguono un solo obiettivo: annientare tutte le espressioni sociali anticapitaliste, la memoria e la storia di lotta e resistenza per imporre col sangue il capitalismo selvaggio mentre ci parlano di Democrazia e pace sociale... non si continuare così!

2- Rifugio politico in Argentina:

Insistiamo nella nostra sollecitudine per far annullare l'ordinanza di espulsione nei nostri confronti, così come chiediamo la revisione del parere negativo -frettoloso e irregolare- fornito alle nostre istanze d'asilo.

Il sistema giuridico-politico del Cile non ha le garanzie per quello che potremmo chiamare "giusto processo". La giustizia militare giudica i civili. Verso i Genocidi di Ieri viene mantenuta un'impunità storica. Mentre viene ancora applicata la legge antiterrorista 18314, creata nel 1984 da Pinochet, e nel nostro caso particolare c'è una connivenza fedele e sfacciata tra la stampa e la polizia per scrivere in anticipo una sentenza che ci condanni mediaticamente ad una prigione infinita.

3- Trattamento degno nelle condizioni detentive:

Fine agli oltre 6 mesi di confino in questa cella di punizione. Si tratta di un contenitore per persone che non hanno diritto all'aria e con scarsa luce naturale, con restrizioni e permanenti cambiamenti dei criteri sia per le visite degli avvocati, dei familiari e degli amici, che per l'ingresso di giornali e libri. Esigiamo un trattamento degno e una uguaglianza di condizioni rispetto al resto dei detenuti.

Basta con l'isolamento e i crudeli e degradanti trattamenti ai quali sono sottoposti tutti i detenuti nel mondo... il cammino, senza dubbio, è quello che conduce all'abolizione della prigione, principale macchinario di morte dello Stato e del Capitale.

In questi 28 giorni di sciopero della fame siamo scesi di 10 chili, idratandoci con acqua bollita, succhi in polvere e bevande analcoliche quando ci vietano l'ingresso di acqua minerale. Allo stesso modo, i nostri segni vitali si mantengono stabili senza registrare alcun grave malessere specifico. Tuttavia la stanchezza e la ridotta mobilità fisica sono evidenti, ma non al punto da farci desistere nelle nostre giuste richieste.

In questi 28 giorni abbiamo ricevuto il dolce amore e la fratellanza senza frontiere da moltissima gente per il mondo. Questo è l'alimento principale che ci nutre quotidianamente nelle nostre resistenze. Sono molteplici le manifestazioni di Solidarietà che si svolgono giorno dopo giorno e che hanno aiutato a spezzare l'assedio, ad installare con più forza la situazione generale di repressione. Il bisogno di una lotta integrale e sempre più collettiva si rende sempre più necessario ed urgente.

Inviamo il nostro saluto con orgoglio rivoluzionario-libertario a tutti e ognuno dei compagni e delle compagne che si attivano in tutti i luoghi come instancabili formichine, assieme all'ansia condivisa di essere liberi, degni e felici... ai compagni prigionieri in sciopero della fame a Santiago, in Cile, ai peñi e lamgen (fratelli e sorelle) prigionieri politici mapuche, ai 6 campesinos paraguaiani da poco espulsi dall'Argentina e che cercavano il rifugio politico in questo paese... ai 6 operai arrestati a Las Heras, provincia di Santa Cruz, nel sud dell'Argentina, accusati della morte di un poliziotto durante una sommossa popolare avvenuta 2 anni fa e che sono sottoposti a torture e vessazioni permanenti... a Karina Germano detenuta nel carcere argentino di Ezeiza, ai compagni che si trovano nel carcere di Marcos Paz (Argentina)… A Marco, Rafa, William a Mauricio Hernandez tutti rinchiusi in Brasil subendo durissime condizioni detentive... a Marco Kamenisch in Svizzera, a Gabriel Pombo in Germania e a tutti quelli che pongono la propria pelle in questa lotta per l'emancipazione sociale...

La nostra opzione è quella di continuare nella ricerca di migliori condizioni di vita, di nuovi valori e codici di relazione basati sull'Autogestione, il Mutuo Appoggio, l'Orizzontalità nel percorso di costruzione di spazi libertati culturali e politici, e nella pratica per abolire l'attuale sistema che ci condanna.

Per questo le lotte nel carcere e per le strade le facciamo nostre, quali continuo ed indivisibile prodotto delle idee che ci motivano...

Invitiamo ad articolare, a Creare e a non fermarsi nella ricerca della libertà... diffondere, proporre, chiedere, insistere in tutti gli ambiti immaginabili. Sono aspetti essenziali per poter costruire una vittoria in questa mobilitazione.

Moltiplicare le reti di complicità nella lotta quotidiana per la libertà!

Prigionieri per aver lottato: per strada vivi e liberi!

Rifugio politico in Argentina!

Solo la lotta ci rende liberi!

Marcelo Villarroel Sepúlveda

Freddy Fuentevilla Saa

Prigionieri politici mirista e libertario

U11 de Neuken

Patagonia Argentina

15 dicembre 2008

Sab, 20/12/2008 – 19:10
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