[Pesaro] Presidio anticarcerario per ricordare la morte di Eneas

06/11/2016 - 14:00
06/11/2016 - 19:00



Venerdì 25 Settembre 2015, un ragazzo di 29 anni è stato trovato morto
in una cella del carcere di Pesaro, il suo nome era Anas Zamzami per
tutti Eneas, detenuto per accusa di falsa identità e resistenza a
pubblico ufficiale con una pena (reato commesso nel 2011) per cui
doveva scontare 12 mesi, ne aveva già scontati 5 benchè il codice
penale art.199/2010 preveda gli arresti domiciliari per pene inferiori
ai 18 mesi. La versione del C.C. Di Villa Fastigi è che il decesso è
avvenuto per suicidio, per familiari ed amici di Eneas le dinamiche
dei fatti risultano poco chiare, inoltre avrebbe ottenuto l’udienza
per i domiciliari il 21 Ottobre, nonostante la richiesta fosse stata
inoltrata nel mese di Giugno, infatti, attualmente sono in corso
indagini per istigazione a suicidio da parte del Ministero della
Giustizia. Rispetto ad Eneas, la Sappe (sindacato autonomo polizia
penitenziaria) dichiara: “L’ennesima tragedia, il suicidio di un uomo
nemmeno trentenne con trascorso importante di tossicodipendenza e
problemi di natura psichiatrica, ripropone la questione del se può il
carcere farsi carico della missione risocializzante quando il soggetto
cui si rivolge non è in grado di comprendere né il disvalore delle
proprie condotte né recepire le azioni di sostegno”, per chi lo
conosceva, Eneas non aveva avuto un “trascorso importante di
tossicodipendenza” ne problemi psichici o sicuramente non prima di
entrare in carcere, dai rapporti mantenuti durante le visite con i
familiari e tramite comunicazioni per lettere con l’esterno, non
sembra che lui non fosse in grado di comprendere “ il disvalore delle
proprie condotte né recepire le azioni di sostegno”. Leggendo il
rapporto dell’associazione Antigone (del 2010) sulla casa
circondariale di Pesaro, ci rendiamo conto che le condizioni dei
detenuti sono al limite: celle progettate per 1 persona in cui ne
risiedono due, spazi comuni insufficienti come numero e dimensioni e
carenza di personale. Ci chiediamo se queste condizioni siano adeguate
e quanto possano compromettere la salute psicofisica di una persona
dopo 5 mesi, Eneas si lamentava delle condizioni di vita nell’Istituto
che l’avevano portato ad una significativa perdita di peso e di
fiducia verso chi lo circondava. Eneas era in Italia dall’età di 6
anni e aveva frequentato le nostre scuole pubbliche e dopo anni di
lotta era riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana proprio il
giorno del suo arresto, questo per porre l’attenzione sul motivo che
l’aveva portato quel giorno del 2011 a dare una falsa identità e ad
opporsi alle forze dell’ordine.

A novembre del 2015 abbiamo fatto il primo presidio sotto il carcere
di Pesaro per denunciare quello che era successo ad Eneas e la
situazione insostenibile all'interno del carcere.

Successivamente abbiamo organizzato un presidio al DAP Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria dove si trovano i reali responsabili di
tutto ciò che succede all'interno delle carceri.

Il 6 novembre torneremo a Pesaro e il 19 dicembre al DAP per ribadire
che non abbiamo dimenticato e che continueremo a lottare contro ogni
gabbia e per Eneas, affinchè tutto ciò non si ripeta più!

Sab, 29/10/2016 – 17:09
tutti i contenuti del sito sono no-copyright e ne incentiviamo la diffusione