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pubblicato il 2.09.06
Lettere a Renato
·

Renato 31/08/2006 Lettera aperta della mamma di Carlo per Renato

Qualche giorno fa ero a Brescia, alla bella festa di Radio Onda d’Urto. No, non ero lì per fare festa ma per parlare di Aldro insieme a Patrizia, sua madre. E chissà perché, quando ho avuto il microfono in mano, ho cominciato a raccontare di Luca Rossi, ucciso “per sbaglio” mentre attraversava la strada, negli anni 70 a Milano, da un poliziotto in borghese che stava litigando con degli spacciatori per affari privati. E poi ho raccontato di Francesco Lo Russo, ucciso a Bologna in quegli stessi anni, e la sua storia assomiglia tanto a quella di Carlo, solo che lui è stato colpito alla schiena e non aveva nemmeno un estintore in mano per difendersi. Fanno tutti parte di una lunga lista di archiviati senza verità né giustizia. Così, quando sento la notizia dell’assassinio di Renato penso a Dax. Penso a Davide accoltellato con il suo amico da tre fanatici all’uscita di un bar, alle forze dell’ordine che bloccano la strada ritardando l’arrivo dell’ambulanza, a lui agonizzante sul marciapiedi, mentre già qualcuno scrive che si è trattato di una rissa. Non posso non pensarci: sua madre, Rosa, da quel giorno è diventata mia sorella. E penso che ci sono epoche, nella vita del nostro Paese, in cui c’è chi si diletta a fomentare odio, per calcolo politico, per tornaconto personale, per vendere più copie, per tante ragioni. Sì, c’è chi sfrutta l’ignoranza e il fanatismo per indicare e mettere sotto accusa il nemico di sempre: l’extraparlamentare, il comunista, il libertario, l’alternativo, il ragazzo generoso che sta dalla parte dei senzacasa e senzavoce, il ragazzo dei centri sociali. Passano gli anni, cambiano le definizioni, le vittime sono sempre le stesse. Perché, a soffiare sul fuoco, prima o poi il fuoco si accende. La vita umana, in tempo di guerre e di disperati sbarchi clandestini, vale sempre di meno. Vale di meno sui tralicci di un cantiere o in un camion di trafficanti. C’è chi, con una mano sul portafoglio, va teorizzando che quei morti dopotutto se la sono cercata e voluta, che quei morti sono loro, il nemico, loro e chi sta dalla loro parte. Quindi, dalli all’untore! Me ne hanno raccontate tante di storie di aggressioni di stampo fascista, in questi anni, durante i miei viaggi. Un anno fa, a Torino, solo per fortuna non c’è scappato il morto: qualcuno era entrato di notte in un centro sociale e aveva accoltellato dei ragazzi che dormivano all’interno; in cambio il giorno dopo la polizia ha caricato e arrestato i loro amici che manifestavano contro l’aggressione. E’ pericoloso essere antifascisti, nel nostro democratico Paese; se ne sono accorti anche i ragazzi di Milano: otto di loro sono stati scarcerati, dopo quattro mesi di galera gratuita, perché riconosciuti innocenti; gli altri, vedremo. Nessuno si è preoccupato per quelli che sfilavano con tanto di croci celtiche, saluti romani, gagliardetti e altre amenità anticostituzionali. E domenica scorsa viene assassinato Renato. A differenza di altri, per cui giornali e tv spendono parole di fuoco, non è un morto importante, anzi, è un morto scomodo e la notizia passa presto. Io sto qui seduta, a pensare a lui, che non conosco ma è come se lo conoscessi. Penso che non ce la farò. Non ce la farò ad accompagnare ancora quest’altro figlio al cimitero. Non ce la farò a guardarmi nello specchio degli occhi di sua madre. Ma non ce la farò neppure a stare qui, di fronte agli occhi di Carlo che mi guardano da un manifesto, senza fare niente. Perché so quello che devo fare, quello che tutti e tutte dobbiamo fare, subito: chiedere conto ai mandanti, agli istigatori, ai seminatori di odio; a chi certamente non gira con il coltello nascosto sotto la giacca ma, peggio, pronuncia condanne irresponsabili. E dobbiamo chiedere conto a chi volta la faccia dall’altra parte, a chi non vuole vedere né capire da che parte sta la violenza, e si trincera con supponenza dietro a un atteggiamento di falsa equidistanza. Dobbiamo chiedere conto a loro della vita di Renato, che non c’è più.

Haidi Gaggio Giuliani


Questa lettera parla di: territori, cultura, fascismi,la morte in una sera di festa. Questa lettera parla a tutti coloro che non riescono a chiudere un occhio.

Roma, pur avendo un tessuto democratico consolidato, come molti altri territori del nostro paese, è da qualche tempo e con una forza significativa, aggredita da proposte politiche che usano stereotipi, banalizzazioni, negazione della diversità, autoritarismo, che costruiscono valori e morali basati sulla supremazia. Che, nella fantasie di onnipotenza definiscono nemici tutti quelli che stanno fuori da queste logiche. La destra sociale e politica ha avuto per molto tempo troppo spazio per potersi insinuare e attestarsi sul territorio romano, sostenuta nella sua avanzata da un’idea di normalizzazione e di equidistanza che passa anche attraverso la riscrittura di una storia che vede i torturatori assomigliare sempre più ai torturati.

Questo strano obiettivo della normalità, o piuttosto della normalizzazione, ha visto e vede alcuni attori protagonisti e altri spettatori.

I protagonisti sono tutti coloro che negli ultimi anni hanno voluto riscrivere pezzi di storia, costruendo nel presente giustificazioni ideologiche per la rifioritura di tutti i fascismi; tutti quelli che hanno alimentato il tessuto per le aggressioni, intimidazioni, limitazioni della libertà di esprimere creatività e opinioni sui corpi come nelle parole; tutti quelli che hanno fatto alleanze con forze politiche di estrema destra per candidarsi a governare.
Quelli che hanno fatto campagna elettorale viaggiando su camionette di camicie nere in giro per la città.

Roma quindi, allo stesso tempo città dei movimenti, dell’autogestione, dei conflitti sociali e laboratorio di una destra neofascista che qui sta tentando di mettere in atto una strategia politica chiara, con obiettivi precisi. Un laboratorio sociale e politico che crea loghi, slogan, linguaggi e azioni ormai ‘normalmente’ inclusi e compresi nel suo paesaggio.

Una città che vorremo riconoscere capace di rompere questa normalità tornando a scandalizzarsi, a rifiutare l’idea che è possibile far convivere sullo stesso territorio il museo della Shoah, il mausoleo alle fosse Ardeatine accanto ai i covi di organizzazioni neonaziste.

Gli spettatori sono invece tutti quelli che di fronte a questo processo non hanno saputo guardare con la dovuta attenzione.

Agli spettatori si propone una storia, quella della morte di Renato dopo una sera di festa. Un ragazzo di 26 anni aggredito e assassinato all’interno di questo contesto, per mano di questa cultura. Una morte che non ha più bisogno di individuare nel suo assassino il militante neofascista per gridare a un nuovo allarme.
Il silenzio prodotto da questa idea di normalità, l’indifferenza che ha avvolto la città in un clima in
cui la diffusione della cultura della sopraffazione emerge dal centro fino alla periferia, questa volta ha prodotto morte.

Questa lettera aperta alla città di Roma vuole cominciare ad essere uno spartiacque, una presa di
parola di tutti quelli a cui invece non appartiene il silenzio. Che sentono l’urgenza di interpretare questo fenomeno in una chiave sociale, culturale, diversamente politica, che sentono la necessità e vogliono reagire.
Questa lettera vuole affermare che l’indifferenza non può essere la nostra, che la voglia di vivere e
cambiare il mondo significa innanzitutto opporsi a qualsiasi forma di sopraffazione, ai diversi modi in cui i fascismi si esprimono, togliendo loro ogni spazio di legittimazione ed agibilità.

Al sindaco, alle forze politiche e sociali e a tutti i cittadini, questa lettera chiede di rompere questo muro di indifferenza, di chiudere con la falsa idea dell’equidistanza condannando le violenze neofasciste e reagendo attraverso una forte mobilitazione democratica che sappia attraversare e riconquistare ogni angolo di questa città.

Sabato 2 Settembre 2006 ore 17:00
Appuntamento a Porta San Paolo Roma

Assemblea pubblica del 30 Agosto

Prime adesioni:

Roma:
LOA Acrobax,
All Reds Rugby Roma
Coordinamento Cittadino Lotta per la Casa,
CSOA Forte Prenestino,
CSOA Corto Circuito,
Action,
RadioOndaRossa,
CSOA La Torre,
CSOA Intifada,
Vittorio Occupato,
CSOA ex Snia,
CSOA La Strada,
Spazio sociale 32,
C.S.O.A. Ricomincio dal Faro,
Angelo Mai Okkupato,
Comitato Popolare di Lotta per la Casa,
CSOA MacchiaRossa, ,
CSOA Auro e Marco,
Spina City Lab,
Strike SPA,
Esc atelier occupato,
Officina Libere Espressioni,
Idee Lab 06,
Laboratorio Sociale la Talpa,
Astra 19,
Infoxoa
Confederazione COBAS,
Laboratorio Sociale Centocelle ,
RDB-Cub,
CLARO (Cordinamento Lavoratori Autorganizzati Roma Ovest),
Collettivo precari Atesia,
Rete ricercatori precari,
Cocittos (Cordinamento Cittadino degli operatori sociali),
Operatrici e operatori sociali autorganizzati nel terzo settore,
Coordinamento collettivi universitari,
Arci Solidarietà Lazio,
Associazione Riva Sinistra
Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli,
Corrispondenze Metropolitane,
Radici nel Cemento,
Braincorp,
Women in Reggae,
VPN Roma,
Associazione Sportiva Popolare,
Comitato di quartiere Centocelle,
Associazione Ex Lavanderia,
Gridalo Forte
Libreria Almayer,
Federazione Romana PRC,
Liberazione (quotidiano)
Giovani Comunisti,
Sinistra Critica,
Sinistra Giovanile XIII Municipio,
Collettivo di Lettere e Filosofia – collettivo di Scienze Politiche di Roma Tre

Resto d’Italia:
Chainworkers (Milano),
Officina della resistenza Sociale Orso (Milano),
Assemblea Studenti Statale Occupata (Milano)
Eterotopia ( S. giuliano Milanese)
Officina Ska (Napoli),
CSOA Ex Carcere (Palermo),
Area Antagonista Campana,
Crash (Bologna),
Movimento di Lotta per la Casa (Firenze),
Movimento Antagonista Toscano,
Case occupate Cecco Rivolta (Firenze),
CSOA Ex Emerson(Firenze),
Antifa Boxe (Palestra popolare Torino),
CSOA Askatasuna (Torino),
CSA Murazzi (Torino),
Collettivo Universitario Autonomo (Torino),
Centro di Documentazione Senza Pazienza (Torino),
CSOA Godzilla (Livorno),
Precaut (Livorno),
CSO Rivolta (Marghera) ,
CSO Pedro (Padova),
Laboratorio Sociale Morion (Venezia),
Capannone Sociale (Vicenza),
C.S. Rebelde (Conegliano),
Rete Cosenza Antifascista (Cosenza),
Aula Carlo Giuliani,
ASK 191 Occupato,
Coordinamento degli Universitari in Lotta Palermo,
Centro Popolare Occupato Experia (Catania),
Senzaconfine,
Rete Antirazzista Catanese,
Comitato Piazza Carlo Giuliani onlus
CSa Paci Paciana (Bergamo),
CSOA ex Mercato 24 (Bologna),
Collettivo lotta per la casa Habit_Azione (Bologna),
International Peace Observatory,
Officina Shake Castellanza,
Comitato Chapas Castellanza (VA),

Singoli e rappresentanti:
Rosa Pira (mamma di Dax),
Haidi Giuliani (mamma di Carlo)
Dario Fò
Franca Rame

Massimiliano Smeriglio (Segretario Federazione Romana PRC),
Alessandra Tibaldi (Assessore alle politiche del lavoro Regione Lazio, Prc),
Luigi Nieri (assessore al bilancio regione lazio)
Ivano Peduzzi (Capogruppo Prc regione lazio)
Enrico Lucani (consigliere prc regione lazio)
Anna Pizzo (Consigliere Regionale regione lazio),
Nando Simeone (Vice presidente del Consiglio provinciale di Roma PRC),
Dante Pomponi (Assessore al lavoro e alle periferie Comune di Roma)
Adriana Spera (Capo gruppo PRC Comune di Roma)
Nando Bonessio ( Capo gruppo Verdi Comune di Roma)
Andrea Catarci (Presidente del XI Municipio Roma PRC),
Gianluca Peciola (Assessore Politiche giovanili Municipio Roma XI),
Alfonso Perrotta (Assessore politiche sociali Municipio Roma I),
Claudio Ortale (Consigliere PRC Municipio Roma 19)
Fabio Nobile (Segretario Federazione Romana PDCI)
Paolo Cento (Verdi Sottosegretario al Ministero dell’Economia),
Stefano Boco, (Sottosegretario all’agricoltura Verdi),
Giovanni Russo Spena (Senatore PRC),
Graziella Mascia (Deputata PRC)
Daniele Farina (Vice Presidente della Commissione Giustizia),
Salvatore Bondonna (Senatore PRC),
Francesco Caruso (Deputato PRC),
Giorgio Cremaschi (Segretario Nazionale Fiom),
Elvira Sabbatini Paladini (Direttrice Museo Storico della Liberazione),
Matilde Ferraro (Assessore Comune di Cosenza),
Sergio Bianchi (Derive Approdi),
Militant A (Assalti Frontali),
Paolo Didonè (Presidente Assoli Associazione Software libero),
Francesco Tupone (Linux Club Roma),
ISF (ass Io Sto con Falcone),
Alfonso di Stefano (Attac Italia),
Stefano Pennacchietti (coordinatore RSU Filt Cgil ferrovie)

Radici nel Cemento
Punkreas (gruppo musicale),
Africa Unite,
Marco Messina 99 Posse,
Tano D’amico (fotografo)
Alberto Grifi (regista)

Guido Caldiron,
Lanfranco Caminiti ,
Saverio Ferrari
Filippo Gatti,
Alfio Nicotra,
Fiorello Cortina
Libera Velo (Napoli),
Lorenzo De Tomasi.
Giovanni Castagna,
Emiliano Mallamaci,
Stefano Simoncini Iperinico,
Massimiliano Coccia


L’ADDIO CON MUSICA E BALLI
DOMANI ALLE 17 CORTEO DA PORTA S.PAOLO A CAMPO DE’FIORI
(ANSA) – ROMA, 1 set – Tanta musica e anche balli ai funerali
laici di Renato Biagetti, il giovane di 26 anni ucciso domenica
scorsa a Focene, che si sono svolti oggi nel centro sociale
Acrobax a Roma. La madre, il fratello, la fidanzata e i suoi
amici hanno scelto di salutarlo cosi’, ‘’come avrebbe voluto
lui, con la musica e in mezzo al suo mondo, alle tante persone a
cui ha voluto bene e con cui ha sempre condiviso il suo impegno
sociale e politico’’.
Alle note dei suoi brani preferiti il compito di raccontarlo
e dargli l’ultimo addio in un momento in cui, come hanno detto
alcuni amici, ‘’siamo trafitti dal dolore, cosi’ come Renato e’
stato trafitto dalla tristezza e dalla stupidita’ di idee
mortifere che cancellano ogni diversita’‘’.
Almeno 500 persone hanno affollato il capannone dell’ex
Cinodromo in viale Marconi, tappezzato di tanti striscioni che
parlano di un ragazzo gioioso, amante della vita e sempre pronto
a sorridere anche nei momenti piu’ difficili. Anche la madre,
stretta al figlio Dario, ha chiesto che tutti conservassero di
Renato ‘’un ricordo fatto d’amore, perche’ lui odiava ogni forma
di sopraffazione, l’odio gli faceva schifo e considerava la
violenza mostruosa, lui che aveva paura persino di un
taglierino’’.
‘’Aveva occhi come stelle – ha aggiunto la madre – e aveva
una marcia in piu’, come ce l’ha suo fratello. Lo amava molto,
era stata la sua guida, il suo papa’. E amava anche me. Un
giorno mi ha detto che era stanco di lavorare come facchino con
una laurea in ingegneria e che un giorno sarebbe riuscito a fare
cio’ che amava’’.
‘’Il Fannullone’’ e ‘’Se ti tagliassero a pezzetti’’ di
Fabrizio De Andre’, ‘’Gianna’’ di Rino Gaetano, il ‘’Bolero’’ di
Ravel hanno scandito i ricordi di Laura, la sua ragazza che
quella mattina di domenica era con lui a Focene, del fratello
Dario, della madre.
‘’Il tuo sorriso – ha detto Laura trattenendo a stento le
lacrime – entra nella nostra vita, cosi’ lontana dalla violenza.
Non a caso avevi scelto il suono per esprimerti, Tum Tum,
vibrazione che ci accompagna per tutta la vita e che scorre in
noi dandoci elettrica energia’’. Poi ha letto i versi della
‘’Fenice’’ di Leonardo da Vinci, ‘’le parole di un genio per
salutare un genio. Ringrazio la sua famiglia – ha aggiunto – per
avermi dato un dono cosi’ grande e per avermi coccolata in
questi giorni difficili senza farmi mai sentire sola’’.
Tanti applausi a sciogliere la grande commozione, fino
all’intervento del fratello Dario, che gli ha dedicato l’ultimo
brano suonato durante una festa prima dell’estate. Lui voleva
smettere di suonare, ma Renato si era offerto per smontare al
posto suo l’impianto di amplificazione, perche’ ‘’l’importante
e’ che tu continui a suonare’’. E allora si e’ continuato a
suonare anche stamattina, fino al brindisi finale degli amici
piu’ intimi con un amaro, mentre tutti ballavano accanto alla
salma di Renato, ancora vivo nei cuori dei suoi amici.
E per ricordarlo il centro sociale Acrobax ha indetto per
domani, alle 17, un corteo che da Porta San Paolo raggiungera’
piazza Campo de’ Fiori, per chiedere ‘’al sindaco, alle forze
politiche e sociali e a tutti i cittadini, di rompere il muro di
indifferenza e chiudere con la falsa idea dell’equidistanza,
condannando le violenze neofasciste e reagendo attraverso una
mobilitazione democratica’’. Hanno gia’ aderito molti centri
sociali di tutta Italia, parlamentari di Rifondazione e dei
Verdi, sindacalisti, associazioni della societa’ civile.(ANSA).

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