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pubblicato il 9.07.07
2007/07/14 a Milano e in altre 5 citta'
·

SABATO 14 LUGLIO 2007 MOBILITAZIONE CONTRO IL FASCISMO E LA REPRESSIONE
DALLE 0RE 18 IN ALZAIA NAVIGLIO PEVESE ANGOLO VIA BORSI A MILANO…

APPELLO BREVE

Sappiamo chi è STATO!

Il 14 luglio 2007, in varie città italiane, si svolgeranno una serie di
iniziative coordinate. Ognuno secondo le proprie possibilità e modalità darà vita a momenti di comunic/azione: dalle più semplici, come attacchinaggi, scritte o striscioni, alle più articolate, come presidi o murales.

Per Carlo, Dax, Aldro e Renato, per continuare a far vivere questi nostri fratelli e compagni, sabato 14 luglio ci riprenderemo le strade e i muri delle nostre città, affermando la volontà che su tutto questo non cali il silenzio e non venga nascosta o falsata la verità.

Oggi sappiamo che Genova “può accadere” ogni giorno; è accaduto all’ospedale San Paolo di Milano, la notte in cui Dax fu assassinato dai fascisti, quando i suoi compagni e le sue compagne accorsi all’ospedale furono brutalmente aggrediti dalle forze dell’ordine.

L’anno scorso i fascisti ci hanno strappato un altro fratello, Renato,
così come la “violenza di stato” ha prodotto l’ennesima delle sue
vittime, Federico, ucciso durante un “normale” controllo di polizia. In entrambi i casi i tentativi maldestri delle forze dell’ordine di
depistare le indagini accrescono il nostro dolore e la nostra rabbia.

La repressione di Genova è la stessa di tutti i giorni. Nel luglio scorso 18 persone sono state condannate a oltre 4 anni di reclusione per essersi opposti alla sfilata fascista della Fiamma Tricolore a Milano. La magistratura è ricorsa in questo caso ad un reato da codice di guerra, “devastazione e saccheggio”, diventato ormai un’ingiustificata consuetudine giudiziaria.

Questi episodi sono espressione di un’involuzione autoritaria che
interessa tutti gli aspetti della società italiana e che trova la sua
manifestazione più evidente proprio nella gestione dell’ordine pubblico.
Un dato di fatto che pone inquietanti interrogativi sullo stato di salute della democrazia di questo paese.

Chi pensa di fermarci ci vedrà muoverci
Chi pensa di zittirci ci sentirà urlare la nostra rabbia e verità.
Carlo, Dax, Federico, Renato, noi sappiamo chi è Stato.

Sabato 14 luglio ore 17
a Milano, Bergamo, Brescia, Torino, Viareggio, Roma.

Prossimi appuntamenti:

Giovedì 12 luglio: ore 9:30 presso il tribunale di Civitavecchia ultima udienza del processo di primo grado per l’omicidio di Renato.

Lunedì 16 luglio: ore 9:00 presso il tribunale di Milano sentenza di
Appello per il processo per i fatti del San Paolo.

Martedì 17 luglio: ore 9:00 presso il tribunale di Torino udienza del processo agli antifascisti torinesi arrestati per gli scontri di via Po


MANIFESTO Sappiamo chi è Stato – 14 luglio 2007


comunicato

Sappiamo chi è Stato

Sabato 14 luglio sarà una giornata di mobilitazione antifascista e contro la repressione, con una serie di iniziative coordinate in varie città d’Italia. Ognuno secondo le proprie possibilità e modalità: dalle più semplici, come attacchinaggi, scritte o striscioni, alle più articolate come presidi o murales dedicati a Carlo, Renato, Dax, Aldro, … .
Due giorni dopo, il 16 luglio, a Milano verrà pronunciata la sentenza d’appello del processo “San Paolo”. L’ennesimo processo farsa che si scontra con una verità condivisa e collettiva. È questa verità che ribadiremo ancora con forza insieme a tutti coloro che vorranno mobilitarsi ed essere presenti in aula a portare solidarietà attiva agli imputati. Era la notte del 16 marzo quando Davide Cesare, Dax, veniva accoltellato a morte da un gruppo di fascisti. I suoi compagni e le sue compagne accorsi al pronto soccorso dell’ospedale S. Paolo trovarono ad aspettarli pattuglie di polizia e carabinieri. La situazione precipitò rapidamente in una caccia all’uomo con violente cariche sia all’interno che all’esterno dell’ospedale. Il sangue per terra e sui muri, le decine di ragazzi e ragazze feriti, hanno rievocato prepotentemente le immagini del luglio 2001 a Genova. È indelebile nelle menti di molti il ricordo di quelle giornate. La città blindata, le cariche indiscriminate, la brutalità delle forze dell’ordine, la mattanza alla scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto e l’assassinio di Carlo Giuliani.
Se alla Diaz la mattanza venne giustificata con il ritrovamento di due bottiglie molotov all’interno dell’edificio (poi si scoprì collocate dalle stesse forze dell’ordine), per i fatti del San Paolo, il questore di Milano Boncoraglio sostenne assurdamente che i suoi uomini erano stati costretti ad intervenire per impedire che i ragazzi e le ragazze sottraessero la salma del loro compagno.
Non sono però bastati i pestaggi e, così, la magistratura ha condannato in primo grado due delle persone presenti quella notte a un anno e 8 mesi di reclusione, più 70.000 euro di multa.
Degli appartenenti alle forze dell’ordine, invece, un solo agente, ripreso da un video amatoriale mentre picchiava un ragazzo rimasto a terra, ha ricevuto una blanda condanna a 7 mesi. Proprio come a Genova, persino i documenti video non valgono nulla di fronte alla cecità disarmante della magistratura.

E’ la storia di un paese ad essere messa alla sbarra. Più che il giudizio della magistratura, da cui poco o nulla possiamo, per altro, attenderci, ci interessa perciò il giudizio politico di quanto accadde.
Di fronte a casi come questi si pongono interrogativi seri sul clima che si respira nelle caserme italiane e sulle condizioni di salute della democrazia nella nostra società.

Questi episodi sono espressione di un’involuzione autoritaria che interessa tutti gli aspetti della società italiana e che trova la sua manifestazione più evidente proprio nella gestione dell’ordine pubblico.
Una deriva alimentata attraverso le politiche securitarie condotte dai diversi governi che si avvicendano al potere, a prescindere dalla loro collocazione politica. La sicurezza che ci viene offerta si manifesta attraverso territori militarizzati, controllo totale e nuove sofisticate forme di razzismo, mentre le vere emergenze sociali, come la casa, il lavoro, la salute e la precarietà, rimangono ai margini del dibattito politico. Così può capitare essere ammazzati di botte durante un “normale” controllo di polizia, com’è successo nel settembre del 2005, a Ferrara, a Federico Aldrovandi, un ragazzo di 18 anni. Il caso è venuto alla ribalta, dopo vari tentativi di insabbiamento, solo grazie alla strenua lotta per la verità dei famigliari e degli amici di Aldro. Purtroppo questo tragico episodio non rappresenta un caso isolato.

L’azione brutale delle forze dell’ordine si coniuga con quella della magistratura, il cui “attivismo” nei confronti dei movimenti antagonisti non sembra estraneo a logiche di tipo politico, che poco hanno a che vedere con l’applicazione del diritto. A Genova 26 persone sono accusate di “devastazione e saccheggio”, reato a cui la magistratura è ricorsa anche nel processo di Milano per i fatti dell’11 marzo 2006, dove 18 antifascisti e antifasciste furono condannati per “concorso morale in devastazione e saccheggio” a 6 anni (scontati a 4 per il rito abbreviato), per essersi opposti alla sfilata fascista di Fiamma Tricolore. Un reato da codice di guerra che, ritroviamo anche in altre inchieste riguardanti il movimento antagonista: una consuetudine giudiziaria che si traduce in lunghe detenzioni preventive e in condanne spropositate. Allo stesso scopo si ricorre anche ad altre imputazioni come l’associazione sovversiva, o l’aggravante di eversione dell’ordine democratico, quest’ultima nuova frontiera (di dubbia legittimità costituzionale) della repressione politica. Gli ultimi arresti in ordine di tempo sono quelli di tre studenti che si sono opposti alla presenza del FUAN in Università a Torino.
Ad essere sotto attacco è il diritto al dissenso e alla Resistenza, il diritto a lottare per modificare lo stato delle cose presenti, il diritto di manifestare liberamente le proprie opinioni e di opporsi a ciò che si ritiene essere ingiusto, a dire “no” anche quando tutti gli altri tacciono.

Nel clima di diffusa intolleranza le destre trovano insperati spazi di agibilità. Mentre razzisti dichiarati e post-fascisti riscuotono ampi consensi strisciando tra le paure irrazionali della gente e possono rappresentare senza contraddizione le istituzioni della “Repubblica nata dalla Resistenza”, gli episodi di squadrismo si moltiplicano spaventosamente, tra l’indifferenza dei più e la sostanziale impunità che lo Stato accorda a questi stupidi e idioti burattini. È il caso dell’accoltellamento di Davide, un ragazzo di vent’anni frequentatore di un centro sociale, avvenuto pochi giorni fa a Melzo, (coltellate in faccia e all’addome in 10 contro 1) nell’hinterland milanese, ad opera di un gruppo di fascisti della zona.
E’ il caso della città di Roma, dove la giunta veltroniana si è contraddistinta per una politica di equidistanza accordando agibilità politica e fisica alle formazioni fasciste, che negli ultimi 2 anni le aggressioni squadriste sono state centinaia, fino a quella tragica notte del 27 agosto scorso quando fuori da una dance hall reggae sul litorale romano, due giovani di destra aggredivano ed uccidevano con otto coltellate Renato Biagetti. Al momento del fermo di entrambi si scoprì che uno era figlio di un Carabiniere, dello stesso nucleo che stava svolgendo le indagini. Da quel momento si è assistito a diversi tentativi d’insabbiamento ed ad un clima pesante ed assurdo fuori e dentro le aule di tribunale. E’ proprio a Roma che si è registrata l’ultima grave aggressione durante un concerto, il bilancio è di diversi feriti di cui due gravi. Anche in questo caso ai coltelli dei fascisti è seguita l’azione repressiva della polizia e della magistratura che ha denunciato quattro persone, due tratte in arresto e attualmente sottoposti ad obbligo di firma, colpevoli di volersi difendere prima dai fascisti e poi dall’arroganza poliziesca.

E’ per Carlo, Dax, Aldro, Renato e per tutti gli altri, per continuare a far vivere questi nostri fratelli e compagni, che il prossimo 14 luglio ci riprenderemo le strade e i muri delle nostre città, con diverse iniziative, perchè esiste un filo rosso che unisce tutte queste e molte altre storie.

Chi pensa di fermarci, vedrà muoverci. Chi pensa di zittirci ci sentirà urlare la nostra rabbia e verità.

L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.
Pier Paolo Pasolini

Carlo, Dax, Aldro, Renato… noi sappiamo chi è Stato.

Sabato 14 luglio: Giornata di mobilitazione nazionale, aderiscono per ora: Milano, Bergamo, Brescia, Padova, Torino, Genova, Verona, Firenze, Roma

Per info
http://antifa-milano.noblogs.org/
http://sappiamo-chi-stato.noblogs.org/

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