Ascoli Piceno - Albanese ucciso, si temono ritorsioni (i proiettili dello stato uccidono solo di rimbalzo?)

Le abitazioni dei due carabinieri che hanno fatto fuoco sono diventate obiettivi sensibili

Le abitazioni dei due carabinieri indagati per la tragica sparatoria in cui è rimasto ucciso il ventiduenne albanese Olsi Ferracaku sono entrate a far parte degli obiettivi sensibili della nostra città. Le violente reazioni verbali che i parenti della vittima hanno avuto nei confronti dell’Arma subito dopo la morte del loro congiunto hanno spinto le forze di polizia a rivolgere una maggiore attenzione per la salvaguardia dell’incolumità dei due carabinieri. Un sistematico e doveroso controllo della zona, ventiquattro ore su ventiquattro, dove i due abitano. L’ogiva che la dottoressa Canestrari, medico legale dell’Asur 13, ha estratto dalla testa della vittima è stata presa in consegna dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Ascoli che hanno provveduto ad inviarla, insieme alle armi sequestrate, una pistola ed una mitraglietta d’ordinanza, al gabinetto della polizia scientifica della questura di Ancona. Qui verrà effettuato l’esame che dovrà chiarire da quale delle due armi è stato esploso il colpo mortale. Ma l’esame più importante dovrà stabilire se proiettile ha raggiunto direttamente Olsi Ferracaku all’altezza della nuca oppure se il colpo è arrivato a bersaglio di rimbalzo. Secondo gli esperti di balistica l’energia del proiettile partito dalla pistola o dalla mitraglietta è talmente potente che avrebbe dovuto provocare l’entrata dell’ogiva all’altezza della nuca e la successiva fuoriuscita dalla fronte.

Quindi non si esclude l’eventualità che il proiettile abbia prima toccato il terreno per poi colpire il conducente della Bora. Ferracaku non sarebbe morto all’istante visto che l’auto che guidava ha deviato in due direzioni opposte prima di fermarsi. Pare anche che chi sedeva accanto alla vittima abbia tirato il freno a mano dopo essersi reso conto che per il suo amico non c’era più nulla da fare. Una volta che la Bora si è arrestata i tre componenti della banda che si trovavano nell’abitacolo sono fuggiti nei campi. Dopo aver rubato una Fiat Punto ad Appignano hanno raggiunto San Benedetto del Tronto dove si presume ad attenderli ci fossero degli amici che li hanno messi al sicuro.

I familiari di Olsi Ferracaku hanno chiesto al magistrato l’autorizzazione per riavere oggetti personali del loro congiunto che erano stati sequestrati dagli agenti della Mobile. Richiesta che è stata accolta. Riconsegnato anche un braccialetto di metallo che il ragazzo indossava. Al termine dell’autopsia svoltasi lunedì pomeriggio nell’obitorio del Mazzoni il magistrato Monti ha disposto il dissequestro della salma che è stata messa a disposizione della famiglia. Ferracaku verà sepolto nel cimitero della sua città natale.

fonte: corriere adriatico

Gio, 14/05/2009 – 09:48
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