Bologna - SOTTO LE MURA DEL CIE DI VIA MATTEI

Dopo diversi mesi siamo riusciti a tornare sotto le mura del CIE di via Mattei a Bologna e a metterci in contatto con i reclusi.

Per il presidio indetto per domenica 5 la questura ha vietato di avvicinarsi più di 200 metri alla struttura e di usare l’amplificazione. Un gruppo di solidali ha allora anticipato a sabato la presenza sotto il CIE, riuscendo comunicare ai reclusi un numero di telefono utile. La reazione dentro è stata immediata e molto forte.

Le voci che da subito abbiamo sentito al di là della cornetta ci hanno parlato di una realtà come sempre disumana dentro le mura di quel lager: immediatamente le guardie hanno distrutto tutti i cellulari con videocamere; sono all’ordine del giorno i pestaggi e i sedativi nel cibo; molti dei reclusi sono addirittura in possesso dei documenti, magari in fase di rinnovo; tanti ci hanno raccontato come la routine per la maggior parte sia un costante rimbalzo fra CIE e carcere, cose che quasi non stupiscono più.

Gridavano “siamo come bestie qui dentro! Sei mesi qui sono un furto! Un furto alla vita!”

Nei giorni scorsi sono arrivati 55 nuovi “ospiti” dalla Tunisia, per il totale di una sessantina di detenuti maschi. Delle donne non siamo riusciti a sapere nulla. Un uomo è in sciopero della fame da 27 giorni.

Nel corso della notte tra sabato 4 e domenica 5 un gruppo di reclusi ha ammucchiato uno sull’altro dei tavoli accanto ad un muro alto circa 3 metri per tentare di scappare. L’intervento immediato delle guardie ha bloccato il tentativo di evasione, e poco dopo tutte le stanze della struttura sono state rese inagibili con l’uso di idranti da parte dei militari che hanno allagato materassi, vestiti ecc.

La mattina di domenica 5 giugno una cinquantina di solidali si è trovata al di fuori delle mura del CIE di via Mattei. La DIGOS ci ha immediatamente sequestrato un megafono, ma le nostre voci hanno continuato ad arrivare al di là delle mura e a raggiungere i reclusi. Recuperato un altro megafono abbiamo continuato a sostenere le battiture che i reclusi hanno fatto per due ore continuative, scandendo slogan e comunicando quello che stava accadendo fuori.
Dopo molti mesi in cui la comunicazione con i detenuti risultava impossibile, dopo gli arresti e le misure di allontanamento dalla città che hanno colpito molti di noi è stato importante riuscire a tornare sotto le mura del CIE e a riprendere i contatti. Chi sta oltre le sbarre ha la chiara percezione di quello che si muove fuori e la coscienza che siamo dalla stessa parte in una guerra permanente che vede sfruttati e solidali contro chi sfrutta e reprime.

La polizia arresta e allontana i compagni. Divide rapporti che hanno costruito lotte.

La polizia rinchiude, manganella gli immigrati imprigionati, tentando di isolarli nel silenzio e di stabilire distanze tra noi e loro.


LA LOTTA NON SI ARRESTA! RILANCIAMO LA NOSTRA SOLIDARIETA’ ATTIVA CON TUTTI GLI IMMIGRATI CHE SUBISCONO LA RECLUSIONE DI STATO E SI RIBELLANO AD ESSA!


 

Anarchici solidali
Mer, 08/06/2011 – 10:58
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