Carcere | Modena - Aggiornamenti su proteste e rappresaglie al Sant'Anna

Nei giorni scorsi la quotidianità opprimente del carcere di Modena è stata attraversata dalle proteste di molti prigionieri.
Riceviamo e diffondiamo un aggiornamento dopo il presidio del primo novembre 2014:


Dalle dirette parole di alcuni rinchiusi nella sezione dei nuovi giunti, a cui abbiamo comunicato quanto successo pochi giorni prima dato che ne erano completamente all'oscuro, probabilmente anche per la collocazione dell'area in cui è avvenuta la rivolta, abbiamo appreso che sono sottoposti a continui pestaggi e isolamenti punitivi e rapporti, ogni
volta che provano anche solo a protestare a viva voce. Ci hanno inoltre raccontato che non hanno il riscaldamento, e anche le altre condizioni in cui sono rinchiusi sono pessime, che non vengono trattati 'nemmeno come esseri umani'.  I detenuti ci hanno comunicato mentre eravamo lì che i secondini stavano passando di cella in cella minacciando rapporti
a chi continuava a parlare con noi, ed è successo almeno due volte. Sono stati proprio loro ad avvertirci, inizialmente, che se stavamo così vicini rischiavamo problemi con gli sbirri. Ma... 'fa lo stesso'. Oltre alla chiacchierata, abbiamo fatto sentire un po' di musica, 'che fa bene all'anima' diceva uno di loro, e alcune letture di scritti nostri
rivolti a loro. Alla lettura di condizioni che ci sono in varie carceri, e sul sistema di tortura e reclusione che il carcere è, rappresenta ed esercita quotidianamente, dicevano che, chiaramente, 'loro lo sanno bene'.
Intanto dal SAPPE emerge la volontà di istituire nel carcere modenese un reparto detentivo a regime chiuso per i "soggetti più facinorosi e difficilmente gestibili" per risolvere questioni che di giorno in giorno diventano ordinarie. In altre parole, maggiore repressione interna, laddove la rabbia e l'intolleranza per la tortura, gli abusi e l'umiliazione quotidiane sfocia oltre il ricatto carota (misure alternative) o bastone (rapporto disciplinare). Qualcosa che qui
all'esterno anche tutt* noi possiamo capire bene, nelle sue diverse declinazioni istituzionali, penali e psicologiche quotidiane.
Non sappiamo se sarà possibile capire meglio cosa è successo davvero nei giorni scorsi dentro quelle mura; le sezioni "più pericolose" (ovvero chi non viene sempre e completamente distrutto e annicchilito da ciò che gli fanno subire ma ancora riesce a restituire al mittente almeno una voce che si alza contro), sono localizzate molto all'interno nella
fortezza di tortura e prigionia del carcere, in specifico del S. Anna di Modena.
In ogni caso, non possiamo che sentirci complici con chi alza la testa.
Sempre a fianco di chi si ribella!
Fuoco a ogni gabbia!

Mar, 04/11/2014 – 18:54
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