Terrorismo: L'espresso, rete web sostiene br arrestati

fonte adnkronos.it

Roma, 26 apr. (Adnkronos) - Con un'inchiesta di Fabrizio Gatti "L'Espresso" in edicola domani "ricostruisce la rete informatica che alimenta il sostegno alle persone arrestate come brigatisti", anticipa oggi lo stesso settimanale. "Pubblica sul suo sito le lettere scritte dal carcere dalle persone accusate di avere formato le Nuove Brigate rosse. Ma responsabile dell'organizzazione di Laltralombardia e' Mariella Megna, 50 anni, funzionaria della Regione Lombardia", si legge nell'anticipazione dell'inchiesta.


Dal sito dell'espresso

Compagni a 5 punte
di Fabrizio Gatti
Non solo scritte e volantinaggi lungo tutta l'Italia. Si moltiplicano anche i siti che diffondono i messaggi delle nuove Brigate Rosse. E dalla Rete lanciano ancora minacce.

Il linguaggio è diretto: "Al compagno Zipponi, ti abbiamo visto ieri in tv...". Maurizio Zipponi, 52 anni, deputato di Rifondazione ed ex sindacalista dei metalmeccanici Fiom-Cgil, è meno famoso di Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana. Così quasi nessuno ha sentito parlare di ciò che un candidato sindaco della provincia di Milano ha scritto in questi giorni all'onorevole: sfruttando il sito Internet di una funzionaria della Regione Lombardia, l'aspirante sindaco gli chiede di diffondere la lettera che contiene un messaggio in onore ai killer di Massimo D'Antona, Marco Biagi e del sovrintendente di polizia, Emanuele Petri. Il successore del cardinale Ruini dopo le minacce ha ottenuto molto più sostegno: 77 lanci di agenzia Ansa, 10.148 dichiarazioni di solidarietà on line contando soltanto i siti in italiano, una discussione in Parlamento, la scorta. Due episodi sullo stesso tema. Due parentesi dentro cui tentano di risvegliarsi i nostalgici del terrorismo italiano e il loro brodo di coltura.

Dal 12 febbraio, dall'arresto tra Padova, Milano e Torino dei quindici fondatori del Partico comunista politico militare, a oggi sono state denunciate 52 azioni importanti. Cinquantadue volte in cui complici o simpatizzanti hanno rischiato guai giudiziari per rilanciare sui muri o nei gabinetti aziendali minacce e simboli delle Brigate rosse. Ma questa è soltanto la presenza più visibile del logo che ritorna. Perché la vera propaganda corre su Internet. L'indirizzo più conosciuto nelle rivendicazioni è il sito svizzero di Soccorso rosso internazionale che da Zurigo ha diffuso le lettere dal carcere dell'ideologo Alfredo Davanzo, dell'ex delegato Cgil Vincenzo Sisi e di alcuni complici arrestati in febbraio nell'operazione Tramonto. Ma ci sono
altri otto siti, tutti italiani, che con l'obiettivo dichiarato di difendere la libertà di espressione pubblicano o condividono i dogmi della lotta armata. Uno di questi risulta diretto da una funzionaria e sindacalista della Regione Lombardia. Gli altri fanno capo ad alcuni protagonisti delle scissioni che hanno attraversato nel 2006 i movimenti a sinistra.

A differenza degli anni Settanta, la campagna di propaganda non è più clandestina. Un esempio è proprio la rappresentante elvetica di Soccorso rosso, Andrea Stauffacher, sotto inchiesta a Milano. Né l'Italia né la Svizzera hanno finora oscurato le sue pagine web. Un trattamento addirittura più morbido rispetto a quanto è successo dopo il G8 di Genova, quando i server antagonisti furono spenti soltanto per aver pubblicato le immagini delle violenze di carabinieri e polizia.

La firma a cinque punte con la stella e il logo bierre dipinta su un muro o nella tradizionale lettera anonima fa sicuramente più clamore. Anche perché molti dei destinatari sono nomi famosi, partiti, istituzioni: il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, il direttore generale della Rai Claudio Cappon, il direttore del Tg5 Carlo Rossella, l'arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, le sedi di Ds An Lega e Forza Italia, il ministero del Lavoro, la Cgil, le strade vicino al Parlamento, alcuni ospedali. E, come negli anni Settanta, industrie o direttori del personale. È un risveglio esteso a tutta Italia. Da Trieste a Napoli, escludendo per ora il profondo Sud. Basta un paragone: in tutto il 2006 i casi importanti di volantinaggio e scritte sono stati quindici. "Questi però sono solo segnali, a volte sfoghi individuali. Il vero territorio di propaganda non è più la fabbrica", sostiene un investigatore della questura di Padova: "Internet l'ha sostituita".

La sera di giovedì 19 aprile Maurizio Zipponi, componente per Rifondazione della commissione Attività produttive della Camera, è ospite ad 'Annozero', la trasmissione su RaiDue di Michele Santoro. Poche ore dopo sul sito dell'associazione Laltralombardia appare la lettera di Massimo Franchi, candidato sindaco per Lista comunista alle prossime amministrative a Garbagnate Milanese e, come si firma lui, membro dei Carc, i Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo: "Chi sta dalla parte dei lavoratori", scrive Franchi, "ai lavoratori non mente mai. Tu invece hai detto una grande falsità ieri sera in tv ai lavoratori che ti seguivano". La questione è il diritto di critica dentro la Cgil.

Tra gli esempi Franchi cita Valter Ferrarato, 43 anni, operaio edile, segretario della sezione di Torino dei Carc e candidato per Lista comunista alle ultime amministrative al Comune di Milano. Ferrarato, arrestato un anno fa per gli incidenti dell'11 marzo durante una manifestazione contro un corteo di neofascisti di Fiamma Tricolore, nel 2003 era stato espulso dal sindacato: "Non per qualche indagine o condanna", spiega Franchi nella lettera all'onorevole Zipponi, "ma perché ha esercitato un suo diritto costituzionalmente garantito: esprimere solidarietà a una compagna in galera (Nadia Lioce) e rendere onore ad un compagno ucciso dalla polizia (Mario Galesi)". Galesi, coinvolto negli omicidi di Massimo D'Antona (1999) e Marco Biagi (2002), è il killer delle nuove Br morto il 2 marzo 2003 nella sparatoria in cui è stato ucciso il sovrintendente della Polfer, Emanuele Petri. Il candidato sindaco di Garbagnate Milanese ha anche una richiesta per il deputato di Rifondazione: "Ci aspettiamo quindi che tu, come militante del Prc, ti preoccuperai che la presente lettera venga pubblicata con allegata la tua stessa risposta".

Il messaggio che il parlamentare di Rifondazione dovrebbe divulgare è chiaro. Mario Galesi non è un terrorista: è "un compagno ucciso dalla polizia" e rendergli onore è un diritto costituzionale. Dai Carc non è arrivato nessun commento. Eppure il credito che i comitati si sono guadagnati negli ambienti politici italiani è di livello. Secondo il loro sito Internet, per la campagna 'No alla persecuzione dei comunisti' aggiornato al 16 gennaio scorso, hanno avuto il sostegno di illustri esponenti della democrazia in Italia. In cima all'elenco, Oliviero Diliberto, Haidi Giuliani, Giulietto Chiesa, Dario Fo, Enrico Deaglio, Margherita Hack.

Il sito di Laltralombardia che ha messo in Rete la lettera è tra gli otto in Italia che hanno diffuso il comunicato dell'Associazione solidarietà parenti e amici degli arrestati dell'operazione Tramonto: "Abbiamo deciso di condividere l'appello lanciato a Padova", annuncia la pagina. È un impegno civico aiutare chi è in carcere a sopportare la detenzione e a difendersi legalmente. Ma l'appello di Padova appoggia pienamente le ragioni che hanno portato i 15 in cella: "Non siamo affatto stupiti dalla radicalità di pensiero... questi giovani hanno almeno la volontà di studiare, confrontarsi e rischiare per ideali forti... Solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione".

Non una sola parola sulle esercitazioni di tiro e sul sequestro dell'arsenale della cellula terroristica: pistole, munizioni, un Kalashnikov, un Uzi, due fucili. E una mitraglietta Skorpion, il marchio d'azione delle vecchie Br. La scelta è confermata da Vincenzo Sisi, il delegato Cgil che nascondeva armi nell'orto, nella lettera dal carcere rilanciata dal sito di Laltralombardia: "Ho letto da qualche parte che tutto nella mia biografia stride con il mitragliatore nell'orto. Si continua a parlare di doppiezza. Da una parte il bravo compagno, il delegato e dall'altra la lotta armata. Non è così, non c'è doppiezza, divisione, tra l'essere comunista rivoluzionario e stare con la propria gente...".

Responsabile dell'organizzazione di Laltralombardia è Mariella Megna, 50 anni, funzionaria della Regione Lombardia. Su Register.it il sito è intestato come Maria Megna. La sede a San Bassano, provincia di Cremona. Mariella Megna si è candidata più volte alle amministrative in Lombardia. La sua è una vita a stretto contatto con la pubblica amministrazione: in Regione "da circa 20 anni", è scritto nel suo curriculum online, "ha maturato diverse esperienze sia in consiglio regionale dove era assistente in aula, che nella sede della Regione a Pavia come responsabile amministrativa... quindi presso la presidenza della giunta a Milano come responsabile della comunicazione e informazione sulle attività della Regione e dell'Unione europea". Sei mesi fa con un collaboratore di Laltralombardia, Mariella Megna ha fondato il sindacato Al cobas-cub di cui è dirigente.

Autoprol, un altro sito che ha rilanciato la solidarietà ai compagni che rischiano per 'ideali forti', è intestato a Diego Negri, la sede a Parma. È il punto di riferimento on line di un grosso gruppo di fuoriusciti dalla federazione bolognese del partito di Oliviero Diliberto. Tra gli otto indirizzi, c'è anche Pane e rose, un sito di discussione politica. L'intestatario è Aldo Romaro di Padova. Romaro è il coordinatore per il Veneto del Partito comunista dei lavoratori, il movimento di Marco Ferrando candidato al Senato per Rifondazione ed escluso dopo le sue dichiarazioni sull'attentato di Nassiriya. Informa-azione di Torino avverte i suoi lettori: "Gli interventi qui pubblicati... non necessariamente rispecchiano il pensiero politico dei gestori". Gli altri sono il sito del centro sociale Gramigna di Padova, Senzacensura di Reggio Emilia, il Comitato contro la repressione di Pisa sul dominio Geocities di Yahoo e il blogRottaproletaria registrato a Firenze.

Secondo i messaggi che corrono su Internet, la precarietà del lavoro aumenterebbero le simpatie verso chi ha scelto la lotta armata. Maurizio Laudi, procuratore aggiunto a Torino, non vede alcun legame: "Perché la scelta brigatistica, fortunatamente assai minoritaria, risponde all'idea di fondo che la situazione sociale ed economica non possa essere modificata attraverso le forme della politica parlamentare e del conflitto sindacale. La diffusione molto più facile dei messaggi attraverso Internet invece può rappresentare un fattore di rischio: nel senso di un ampliamento della fascia di persone che possono recepire il contenuto di una violenta contrapposizione al sistema. Anche se non necessariamente tutte le azioni violente devono passare attraverso al sigla delle Brigate rosse".

(26 aprile 2007)


Risposta alla campagna mediatica di intossicazione dell'opinione pubblica

Comunicato del 27.04.2007

Con l'operazione anti-terrorismo scattata in Italia il 12 febbraio scorso, il governo Prodi-D'Alema-Bertinotti, in collaborazione con la destra nostrana e in sintonia con la deriva autoritaria europea ispirata dall'amministrazione Bush e improntata sulle legislazioni eccezionali nate dopo l'11 settembre, sta compiendo dei significativi passi avanti nella sua politica di repressione del comunismo, dell'antimperialismo e di ogni forma di contestazione sociale.
Passi in avanti dettati paradossalmente dalla difficoltà a soffocare con i mezzi finora utilizzati un conflitto sociale crescente e diffuso. Passi in avanti verso l'eliminazioni delle libertà democratiche che occorre contrastare con energia e in maniera unitaria, smascherando ogni operazione di intossicazione dell'opinione pubblica in atto e contribuendo alla diffusione di una consapevolezza maggiore sugli obiettivi politici che esse perseguono.
Da febbraio il governo in carica ha iniziato "la sua personale guerra al terrorismo": la guerra "alle nuove BR" e "ai loro sostenitori".
Per mesi ci sono stati propinati articoli e programmi volti a presentare i "brigatisti" di oggi come meno "isolati", capaci di parlare un linguaggio comprensibile ai lavoratori, agli operai, ai disoccupati, agli immigrati e agli emarginati.
Capaci di essere interni alle lotte sindacali e ai movimenti di massa, di riscuotere ampie simpatie e consensi nel mondo giovanile. "Sono più intelligenti quindi più insidiosi", la solidarietà che li circonda è "un fenomeno preoccupante e inquietante insieme", ci hanno detto, per indurli a temerli di più.
Poi sono passati alla denigrazione, al tentativo di ridicolizzazione: sono "degli esaltati" , "degli estremisti", che gettano veleno e fango su tutto e tutti indistintamente, da sinistra a destra, da Prodi e Bertinotti alla Moratti; sui fascisti come su quei "revisionisti" dell'ANPI che prestano il fianco all'equiparazione di vittime e carnefici, di liberatori ed oppressori in nome di un 25 Aprile che sia "festa di tutti".
Hanno giocato a creare divisioni interne alle avanguardie di lotta cercando di portare gli uni a criticare i metodi degli altri. Hanno presentato come un mostro chi ancora oggi rende onore al compagno Galesi ed esprime solidarietà alla compagna Nadia Lioce mentre dice di non piangere chi, pur non avendo mai usato le armi, si è reso responsabile di milioni di morti provocati dalla mancanza di sicurezza sul lavoro, dallo sfruttamento sempre più spinto, dalla miseria e dalla guerra.
Ipocritamente hanno urlato allo scandalo ogni volta che si è affermato di credere che la violenza sia necessaria al cambiamento. ma forse la Rivoluzione Francese o la lotta di Resistenza, cui tutti tanto dobbiamo, sono state condotte pacificamente?
Hanno chiamato "minaccia terroristica" la pubblica denuncia dell'ipocrisia di politici "alla Zipponi" che continuano impunemente e sfacciatamente a mentire ai lavoratori.
Certo è che "la guerra italiana al terrorismo" che ha assunto nuovo vigore il 12 febbraio non riguarda solo i compagni direttamente coinvolti e sarebbe miope non vederlo.
Essa riguarda tutti i Partiti, le organizzazioni, le associazioni che si assumono coerentemente l'impegno di una trasformazione necessaria. Riguarda i compagni del Gramigna, come quelli dei Carc e del (n)Partito comunista italiano con ormai ben otto procedimenti a carico per "associazione sovversiva", riguarda gli anarchici, gli indipendentisti sardi, gli anticapitalisti, gli antifascisti.
E certo è che la campagna d'intossicazione nata dai fatti del 12 febbraio vuole sottrarre a chi lotta l'utilizzo dell'arma più potente a sua disposizione: la solidarietà!
Solo un fronte di classe unito può porre fine a questo sistema ormai marcescente, lo sanno loro, dobbiamo finalmente capirlo noi!
Articoli apparsi oggi sul Corriere della Sera e sull'Espresso rivelano chiaramente l'attacco preordinato e organizzato portato alla solidarietà, e agli strumenti che la veicolano.
Così "illustri personaggi" la cui firma compare da mesi sull'appello dei Carc, contro la persecuzione del comunismo (un appello che conta 3.500 firme!) si lasciano evidentemente convincere ora, e tutti assieme, a sconfessare l'adesione data. Un tentativo che mira a far indietreggiare altri. Un tentativo evidente di indebolire quella larga mobilitazione di massa, e non, che in questi mesi si è espressa contro il tentativo di criminalizzazione del comunismo, anche attraverso la semplice firma in calce ad un appello.
Così organismi che da anni svolgono il loro ruolo di difesa e di sostegno delle lotte politiche e sociali, vengono presentate come confraternite di pericolosi criminali e il simbolo della Commissione per un Soccorso Rosso Internazionale diviene "la stella a cinque punte dei brigatisti".
Anche il Soccorso Rosso Internazionale di un tempo, non era considerato sicuramente bene dai capitalisti al potere,eppure esso svolse una funzione importantissima nella denuncia della persecuzione dei prigionieri politici e dei comunisti, tra cui anche Antonio Gramsci, che i fascisti liberarono solo quando era ormai in fin di vita 70 anni fa e di cui anche i vari d'Alema e Bertinotti sono oggi ancora "costretti" a commemorare la morte.
Perché i nostri diritti ce li hanno consegnati " i terroristi" e i "sostenitori dei terroristi" del nostro passato.
Perché i prigionieri politici continuano ad essere l'espressione più alta dello scontro di classe in atto, della variegata resistenza che le masse popolari oppongono al regime di imbarbarimento e di miseria a cui le costringe un manipolo di parassiti.
Difendere l'immagine dei prigionieri politici, diffondere la conoscenza del loro ruolo e delle loro posizioni, promuoverne il sostegno e la solidarietà (sanitaria, legale, economica, ecc.) tra masse sempre più ampie, sono alcuni dei compiti specifici per cui è nata l'Associazione Solidarietà Proletaria (ASP).
Di fronte all'ennesimo attacco al nostro diritto sacrosanto ad esprimere solidarietà, e al diritto dei prigionieri politici stessi a scrivere, a farsi conoscere e a far conoscere i motivi che li conducono in carcere, noi, come ASP, decidiamo di continuare a difendere con la pratica gli spazi di agibilità conquistati col sangue dai nostri padri e dai nostri nonni.
E rinnoviamo oggi la volontà di dar voce ancora una volta ai "terroristi" in galera.

Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
CP 380, 80133 Napoli - Italia
e-mail: Ass-solid-prol@libero.it

Ven, 27/04/2007 – 12:18
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