Costruiamo il Climate Camp NoExpo: contro il vuoto di Expo e la citta’ vetrina delle speculazioni

Milano 2015 – La città vetrina celebra il neoliberismo agroalimentare degli OGM e del biotech, con l’Expo; i non luoghi votati al consumo, le speculazioni, i grattacieli, i fiumi d’asfalto e cemento hanno distrutto il territorio e regalato città e beni comuni a immobiliaristi, banche e manager del privato sociale; ma tutto questo non nasconde il flop finanziario dell’evento e il disastro delle casse pubbliche, i tagli e le privatizzazioni per pagare i costi di Expo, le precarietà generate e alimentate; una città privatizzata e territorio agricolo consumato i lasciti principali, con aumento delle nocività, costi sociali, democratici e ambientali pagati da popolazioni e territori a profitto e rendita di pochi.

Milano 2011 – I poteri forti e la destra che governa le istituzioni milanesi e lombarde, litigano sul controllo finanziario e il business legato al dopo-Expo sulle aree di Rho-Pero dove si svolgerà il grande evento; i litigi, i balletti (io compro, no io affitto…e Fiera e Compagnia delle Opere ridono) per celare il bluff di un’operazione che doveva rilanciare Milano e che probabilmente, se non fallirà come auspichiamo, pagheremo per anni visto che Comune e Provincia non hanno i soldi e Formigoni si fa bello, ma sta indebitandoci per generazioni. Non si trova oggi qualche milione di euro, figuriamoci tra un anno le centinaia che serviranno, con Enti Locali sempre più poveri e crisi economica che è ben lungi da finire. Il fantomatico Orto Mondiale, tanto caro a Boeri e sponsor centrosinistri di Expo, è sparito, virtualizzato, le serre belle (anche se antitetiche al concetto di serra) ma meglio lasciare spazio a stand; anche il Villaggio Expo a Cascina Merlata, tanto caro a Legacoop, Unipol e BancaIntesa (socie in Cascina Merlata Spa) è in dubbio. Volevano sfamare il mondo, faranno un grande fiera campionaria dell’alimentazione, alla faccia della sostenibilità, dei valori etici. L’opposizione, anziché diventare realista, piange la figuraccia e lamenta il governo cattivo che non da i soldi, non capendo che non ci sono, salvo ulteriori macellerie sociali, di servizi e beni comuni.

Milano e la metro-regione circostante già pagano i costi di Expo. Le ruspe sulle aree del sito arriveranno in estate (forse….!!!), ma nel frattempo sono molto attive ovunque si possa speculare, asfaltare, costruire, magari riciclando soldi, tanto ci sarà Expo. Sono attive le varie mafie e le cricche in stile abruzzese, pronti a sfruttare la shock economy da grande evento. Sono attivi i signori del mattone e delle rendite, quelli delle migliaia di alloggi sfittti, degli sfratti e degli sgomberi, delle speculazioni immobiliari; per loro il PGT ha preparato le garanzie, con volumetrie e servizi privatizzati, degli investimenti nell’operazione e regalarci una città ancora più invivibile, precaria, gentrificata e disciplinata e territori agricoli uccisi da nocività e consumo di suolo. Sono attivi i padroni di aziende che chiudono (vedi Alfa di Arese su tutte) per farci alberghi e centri commerciali. Expo è già qui, nelle politiche securitarie e nella chiusura di spazi democratici e luoghi dell’autogestione. Expo è presente in quella micidiale camera a gas che sarà il tunnel Rho-Linate caro alla lobby delle grandi opere. Expo 2015 resta una scatola vuota ma disastrosa, ed è un vuoto progettuale voluto, altro che l’opportunità con cui si cerca di prendere in giro la popolazione da quattro anni a questa parte.

A questa favola non abbiamo mai creduto e oggi più che mai il punto di vista noexpo assume significato alla luce dei fatti. Expo conferma la natura di grimaldello per ristrutturale la metro-regione Milano dal punto di vista economico e sociale. Le persone, i loro bisogni, spariscono di fronte agli interessi forti e alla precarizzazione di lavoro, diritti, reddito, territorio, condizioni ambientali di vita, beni comuni. Il trionfo di quel “modello lombardo” che noi tutti paghiamo da anni e che Expo e PGT contribuiscono a consolidare in maniera irreversibile.

Contro tutto questo e per questi motivi riteniamo Expo 2015 una iattura che pagheremo per anni (basta vedere le altre città Expo o la Grecia post-olimpica).

Questi contenuti, la necessità di ribellarsi a un modello di città pensato contro i suoi abitanti, caratterizzeranno il percorso verso il Climate Camp, che stiamo costruendo con altri soggetti metropolitani per il prossimo giugno, e le azioni che in quei giorni porteremo fra le persone, per le strade; per riprenderci la città, i diritti, il futuro, i beni comuni. Per riaffermare che le città sono spazi pubblici, che il welfare e diritti li vogliamo e la crisi non vogliamo pagarla; rivendicheremo i diritti dell’abitare e la mobilità sostenibile. Dimostreremo che si può pensare e praticare un rapporto con il territorio realmente sostenibile, al di là del mito-business della green-economy, e modelli di vita metropolitana a impatto zero, impostati su riuso, recupero, riciclo, risparmio energetico, l’agricoltura diffusa e di prossimità.

Questo è il nostro Expo, l’unico che ci piace, dal basso, dei saperi critici e delle r-esistenze, libero e libertario, pubblico, sostenibile, solidale, autogestito e auto costruito.

State connessi ne vale la pena.

Related posts:

  1. Report 3^ assemblea verso il NoExpo Camp.. e appuntamenti
  2. Report 1^ assemblea di avvicinamento al NoExpo Camp!
Posted: April 4th, 2011 | Author: Comitato NoExpo | Filed under: No expo | No Comments »

Leave a Reply

  •