Nutrire i profitti o “energia per la vita”? Una proposta

Il countdown che campeggia sul sito ufficiale di Expo2015 segna, in queste ore, quota -1500. Ammettendo l’ipotesi secondo cui ogni mega-evento (un’esposizione universale come un’olimpiade) muove aspettative, interessi, capitali di portata globale; possiamo ben immaginare come l’evento “expo” non precipiterà nella nostra città dal nulla e non passerà senza lasciare conseguenze sulle nostre vite e sul territorio che le ospita. Le fattezze di Expo2015 allora, lungi dall’essere riassumibili nella retorica sofisticata dei rendering, si espliciteranno ora dopo ora proprio nei millecinquecento giorni che ci separano dall’inaugurazione. Non possiamo più definire Expo2015 come un evento dalle proporzioni più o meno faraoniche, dobbiamo immaginarlo come processo: expo è l’acceleratore dei moti speculativi che attraversano in lungo e in largo la metropoli, un brand tanto vuoto quanto insidioso.
E’ con questo nuovo paio di occhiali che dobbiamo guardare agli sgomberi che colpiscono le famiglie rom in via Triboniano, all’abbandono di Cascina Merlata, così come alla recente diatriba sull’appeal dell’orto globale ipotizzato dal masterplan di due anni fa.

Nelle settimane passate ci siamo interrogati in parecchi sulla possibile cassetta dei linguaggi e degli strumenti per contrastare questo scempio in termini nuovi, comunicativi e radicali. Abbiamo fatto appello alla pratica del climate camp, o “campeggio di azione climatica”, nata nel 2005 in Inghilterra e diffusasi negli anni successivi un po’ in tutta Europa. Nel mese di giugno allestiremo, alle pendici di Expo, uno spazio fisico (e politico) caratterizzato da uno sguardo globale sui grandi temi del cambiamento climatico, della questione energetica, della sovranità alimentare…e dall’azione pratica contro le nocività che, in forme tentacolari, preparano il terreno alla famigerata esposizione. Consumo di suolo e mobilità insostenibile, svendita del patrimonio pubblico e gestione dei rifiuti non sono che alcune tra le politiche perverse promosse trasversalmente dai governi centrali e locali che si avvicendano a nostro discapito. Abbiamo però imparato che dietro ciascuna bruttura si nasconde un elemento di resistenza irriducibile e positiva. A queste istanze di lotta si vuole dare spazio, voce, e confronto reciproco, alle analisi di ciascuno si vuole così dare seguito con un intervento comune capace di visione e proposta.

Sarà questo lo spirito del ClimateCamp2011. I tre gruppi di lavoro sinora attivati si occuperanno di orticoltura urbana, comunicazione e autocostruzione, segnando il ritmo di avvicinamento alla terza settimana di giugno con un calendario di workshop, iniziative pubbliche e con l’incessante coinvolgimento di nuovi soggetti all’autorganizzazione del campeggio. Quando si ha a che fare con un ClimateCamp, una volta tanto, le cose sono più semplici a farsi che a dirsi, e nelle prime settimane dall’avvio del percorso le occasioni non si sono fatte attendere affatto. Così mentre l’ad di Expo pontificava sull’inadeguatezza di abilitare spazi verdi per “vendere” il prodotto expo (intendiamoci, non che l’orto globale ci sia mai piaciuto) abbiamo rimesso in sesto il primo orto (condividendo esperienze a mani sporche) e quando affermava la necessità di puntare sull’innovazione tecnologica e sulla capacità di attrarre più imprese costruendo, noi ci dilettavamo nell’allestimento di una prima cucina solare. E non è che l’inizio.

La proposta insomma nasce da qui: dall’urgenza di dar vita, nella capitale della crisi, ad una tre giorni di azione e formazione; riappropriandoci per qualche densa giornata di uno spazio di contrapposizione all’ottica insostenibile e speculativa (quando non di pura repressione) che muove expo2015. Sul sito http://inventati.org/climatecamp potete leggere i report degli incontri e dei gruppi di lavoro, materiali scaricabili ed appuntamenti. E’ un percorso aperto, pregno di rabbia verso il presente che ci circonda ma denso di entusiasmo per la nostra capacità collettiva di praticare un’alternativa alla Milano post-PGT che strumentalizza la vita per estrarre profitto.

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Posted: April 1st, 2011 | Author: admin | Filed under: Comunicazione, Featured | No Comments »

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