
Il silenzio ne La Realidad continua incauto, mentre colui che prima era Marcos riprende e afferma le parole del Subcomandante Moisés nel corso dell’omaggio, riguardo l’intenzione del governo di assassinare uno zapatista qualsiasi, intenzione che è di quelli che stanno in alto, l’assassinare l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che cerca la morte della terra e di chi la abita e lavora.
Il discorso sta per volgere al termine, e come dice Marcos, il rompicapo anche se per le orecchie continua a essere incredibile, è comprensibile. La morte con questa manovra è ingannata, si è portata il corpo di Galeano, ma non il nome, però affinché il nome e lo spirito di quest’uomo possano continuare a vivere, è necessario che il nome del portavoce smetta di esistere. Ma non per questo moriranno alcuni perni base dello zapatismo come il non vendersi, non arrendersi, non mollare; al contrario: gli uomini e le donne zapatisti continueranno a crescere nelle radici di questi valori che hanno formato in collettività.
Le luci si spengono, Marcos non c’è più. Il Subcomandante Moisés è rimasto seduto solo. All’improvviso si ascolta:
“Buona alba, compañeras y compañeros. Il mio nome è Galeano, Subcomandante Insurgente Galeano. Qualcun altro si chiama Galeano?”
Quelli de La Sexta gridano: “Tutti siamo Galeano!”