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Archivio settimana per settimana
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operai e precari |
10/06/2003 |
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Una Cassa per resistere
Un
concerto dopo mesi di quasi silenzio. Perche' in molti hanno pensato
che con la riapertura dei cancelli di Termini Imerese, la crisi della Fiat, oltre che dell'indotto, e il rischio che migliaia di operai restassero senza lavoro fosse sventato. In realta' lo stabilimento termitano ha ripreso il lavoro solo temporaneamente: a settembre la questine cassa integrazione e mobilita' si ripresentera' in tutta la sua imponenza.Durante il caldissimo inverno di Termini e'nata, a sostegno delle lotte degli operai, la Cassa di resistenza, con lo scopo di raccogliere fondi che servissero a finanziare le porteste dei lavoratori e a sostenere le famiglie piu' in difficolta'.
Dopo alcune iniziative nei mesi passati, la Cassa di Resistenza torna a far parlare di Termini Imerese e non solo e lo fa con un concerto, il primo a Palermo, della Banda Bassotti suportati da alcuni
gruppi locali. Il 12 giugno prossimo al alle lotte degli operai si uniranno le lotte dei precari e degli interinali siciliani. E la Cassa diventa comune. E' l'inizio di un sodalizio che unisce le forze e vuole combattere contro un sistema neo liberista che e' ormai arrivato al collasso e che di questo collasso vuole far pagare il prezzo ai lavoratori e ai disoccupati. Ulteriore passo nella lotta al precariato sotto qualsiasi forma si
presenti, dopo la May Day Parade, il concerto e' organizzato dal Ciss, csoa ExKarcere, l'associazione Radio aut, i Collettivi autonomi
stidenteschi e il CosKalab.
La
vertenza degli operai della Fiat
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media indipendenti |
30/11/2002 |
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Telefabbrica: tv di strada tra gli operai in lotta
Telefabbrica nasce a Termini Imerese dall'urgenza di documentare le
storie dei lavoratori in questo momento di lotta per il diritto al
lavoro.
Telefabbrica è una televisione di strada realizzata da un gruppo aperto
di persone che gratuitamente prestano il loro tempo e il loro lavoro
per fornire un'informazione indipendente, occupando a Termini uno
spazio libero nell'etere monopolizzato e trasmettendo giorno dopo
giorno le varie fasi della protesta.
Telefabbrica coprirà una piccola porzione di territorio, nella migliore
delle ipotesi l'intera Termini Imerese.
Telefabbrica non è legittimata perché non ha concessione governativa ma
si appella all'articolo 21 che sancisce un diritto inalienabile della
nostra costituzione.
Telefabbrica si colloca nel circuito di Telestreet - www.telestreet.it
- un network di televisioni di strada il cui intento nell'immediato
futuro è quello di connettere il circuito delle produzioni audiovisive
con un reticolo territorializzato - quartiere per quartiere - di
microtrasmettitori a corto raggio.
Il primo esperimento di televisione di strada nasce a Bologna con
Orfeotv.
Telefabbrica come Orfeotv vuole assumersi la responsabilità di iniziare
una nuova battaglia sulla libertà e la democrazia dei mezzi di
comunicazione.
La programmazione inizia il 30 novembre su
una frequenza libera dell'etere di Termini Imerese e con una sintesi in
streaming video su internet.
Attorno al progetto c'e' gia' la collaborazione dei lavoratori della Fiat e dei sindacalisti,
c'e' la struttura tecnica e le professionalità.
Quello che manca è un piccolo finanziamento per acquistare il
trasmettitore.
Gli operatori di Telefabbrica cercano qualsiasi forma di collaborazione e sostegno.
Chiunque possegga e sappia usare una telecamera digitale, software di
montaggio, sia in grado di costruire e gestire un sito web e chiunque
abbia voglia di collaborare in qualsiasi forma al progetto
Telefabbrica, può scrivere all'indirizzo email:
telefabbrica@libero.it o telefonare al numero 3200854001.
C'e' bisogno di contributi per coprire le spese dell'acquisto e
dell'istallazione del microtrasmettitore a corto raggio.
Per sostenere economicamente Telefabbrica potete recarvi presso la libreria Libr'aria in via Ricasoli 28 a Palermo.
Aggiornamenti:
"chiudete Telefabbrica"
Telefabbrica raccontata da uno dei suoi fondatori
Il raconto della lotta degli operai di Termini Imerese
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FIAT TERMINI IMERESE |
15/10/2002 |
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"Difenderemo il posto di lavoro anche con il sangue"
La crisi dell'auto, aggravata dall'inerzia di un management senza idee e
senza progetti, travolge la Fiat. I vertici dell'azienda annunciano un
drastico piano di ristrutturazione in cui, tanto per cambiare, a farne
le spese sono gli operai del gruppo: 7.600 dipendenti in cassa
integrazione, 500 in mobilità breve e la chiusura degli stabilimenti di
Arese e Termini Imerese. In una terra in cui disoccupazione e precarietà
del (poco) lavoro che c'è la fanno da padrone, lo stabilimento siciliano
è una delle rare realtà di una, sostanzialmente mancata,
industrializzazione dell'Isola.
Mentre in tutta Italia gli operai Fiat
incrociano le braccia e scendono in strada, il punto nevralgico della
protesta è proprio Termini
Imerese che non ci sta. Prima lo sciopero
generale di tre giorni, poi un corteo di 20.000 persone a cui partecipa tutta la città, e poi ancora blocchi stradali e ferroviari, impedito l'accesso al porto di Palermo e poi all'aeroporto Falcone e Borsellino e infine bloccati anche gli imbarchi allo stretto di Messina nel giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici. Sono giorni di lotta senza tregua, con un presidio costante allo stabilimento che impedisce ai camion di partire per consegnare le migliaia di "Punto" gia' pronte, con un danno enorme per l'azienda, che di contro dichiara ufficialmente che gli operai andranno in cassa integrazione per un anno e poi solo la meta' di loro (circa 4000) potra' tornare a lavorare "se il mercato lo richiedera'".
Aggiornamenti
Nasce il coordinamento Cassa di resistenza
Le foto del capodanno alla Fiat|1|
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Capodanno davanti ai cancelli della Fiat
Rinascente: fatturato zero
Gli operai bloccano lo shopping alla Rinascente di Palermo
L'albero di Natale
Gli utlimi giorni di lotta prima della chiusura dello stabilimento di Termini Imerese
Gli operai in testa al corteo del movimento
Gli operai argentini della Zanon a Termini Imerese
Tutti a Termini Imerese martedi' 19 novembre
Un'altra giornata di lotte
Gli operai dell'indotto bloccano il porto
Tre operai della Biemme Sud si incatenano ai cancelli
Altre 20 ore di sciopero
Intervista sul corteo a palermo
Le donne di Termini Imerese aprono il corteo di Palermo
Corteo a Roma, fiaccolata a Termini Imerese
La rabbia di Termini sfila a Roma
Tensione tra operai e carabinieri a Piazza Venezia
Termini-Roma-Palermo
Termini Imerese, altre 12 ore di sciopero
Report da termini (III Giorno)
Termini Imerese: operai, donne e studenti in corteo
Termini Imerese, la lotta continua
Ventimila in piazza a Termini Imerese
Rabbia operaia a Termini Imerese
Fiat: gli operai di Termini bloccano la linea ferroviaria ed autostrada
Rabbia e disperazione davanti ai cancelli FIAT
Audio dalla manifestazione di Roma:
Radio Onda Rossa
L'intervento degli operai della Zanon a Termini Imerese
La prima trasmissione di Telefabbrica sulla lotta degli operai
Altri aggiornamenti
su:
Punto
tre porte
RadioAut.org
GC Sicilia
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30/01/2003 |
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La storia sotto inchiesta
Inizia il 31 gennaio il processo alla storia. Una storia ancora troppo densa di misteri, quella di Portella della Ginestra e della strage dell'1 maggio 1947. Una storia di collusione tra mafia, politica e forze dell'ordine. E uno storico scomodo, uno di quelli che non si accontenta delle verita' ufficiali. Giuseppe Casarrubea , figlio di una vittima di quegli anni di repressione contro il movimento operaio in Sicilia, non si e'accontentato delle sentenze dei processi e ha studiato, analizzato testimonianze, documenti e foto per anni riuscendo a ricostruire non solo la dinamica della prima strage di stato dell'Italia repubblicana, ma anche dell'eccidio di Partinico in cui morirono Fra Diavolo alcuni componenti della banda Giuliano. Ma il potere costituito non gradisce, in tempo di pieno revisionismo spintosi al punto di volere controllare i testi di storia delle scuole. E un ex capitano dei carabinieri, Roberto Giallombardo,
trascina in tribunale Casarrubea con un'accusa di diffamazione proprio sulla ricostruzione della morte di Fra Diavolo, infiltrato di polizia e carabinieri nella banda Giuliano. Si processa il tentativo di fare luce su uno dei grandi misteri della storia italiana. Si tenta di zittire e manovrare la ricerca storica, si minaccia la liberta' di compierla e soprattutto di renderla pubblica. Come se bastasse un tribunale a nascondere la verita' e ad assolvere il potere colluso.
L’appello per Casarrubea
Approfondimenti:
Il bandito giuliano e lo Stato
L'affondo di Casarrubea
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