Comunicato sullo sgombero del CSOA Garibaldi

Si presentano all'alba, come consuetudine, decine e decine di poliziotti e di carabinieri in assetto da sommossa [altro che ordine pubblico!], forzano le porte e presidiano lo stabile. Aspettano gli operai della ditta convenzionata con il comune che iniziano a inscatolare tutto quello che trovano, lo caricano sui camion e lo portano via.
C.so Garibaldi, un giovedi mattina come un altro, tutt'intorno; un giovedi mattina in cui i padroni di Milano vogliono cancellare un parte di storia di questa città. Per 25 anni lo stabile all'89/a è stato sede di realtà politiche e culturali molto diverse tra di loro: del Centro Sociale Garibaldi, del Centro di documentazione Filorosso, del Partito dei CARC, della Casa degli Artisti, oltre che abitazione per un compagno.
Impacchettano e portano via tutto, sigillano le entrate. A Milano è successo tre volte in pochi mesi tre sgomberi di centri di iniziativa politica e culturale, succede più volte alla settimana alle case occupate da chi non può permettersi di pagare un affitto da strozzini.
E' il giro di vite che il vice sindaco De Corato aveva premesso e promesso, la politica "decisionista", di quelle decisioni che restringono gli spazi di agibilità politica in questa città per tutti coloro che non si uniscono al coro del padronato, che non si piegano alle esigenze di mercato, che rifiutano l'esclusione sociale, la precarietà, lo sfruttamento, i ghetti.
E' il giro di vite che i/le giovani, i/le lavoratrici, i/le precari/e,
gli/le immigrati/e, pagano sulla pelle ogni giorno, in forme diverse, ma secondo lo stesso principio: la difesa della "legalità".
Di quale legalità? Ci chiediamo.
La legalità che consente a un pugno di palazzinari di speculare sugli affitti, la stessa legalità che consente a ogni speculatore di sfruttare, la legalità che viene invocata in occasione degli scioperi dell' ATM, dei blocchi stradali, delle occupazioni degli studenti.
Ma questa legalità, in nome della quale i padroni sfruttano e la polizia sgombera, denuncia, arresta, picchia, in nome della quale i tribunali sentenziano e condannano, non è legittima.
Non è legittima la legalità che demolisce, passo dopo passo, le conquiste politiche, sociali, materiali e morali che sono state conquistate con anni di lotte, scioperi e battaglie.

La tendenza degli ultimi anni è quanto mai chiara: Milano deve diventare una città ad uso e consumo della buona borghesia: si smantellano i quartieri popolari per trasformarli in ricettacolo della buona società, di giorno, e in bordello di alto bordo, di notte; si costruiscono quartieri ghetto che tutti uniti fanno una grande periferia di degrado e abbrutimento. Si colpiscono i movimenti, gli organismi, le associazioni e i circoli che resistono a questo declino.
La diversità diventa una pericolosa devianza da "curare" e, se il soggetto rifiuta le cure, da criminalizzare e da cui difendersi
Eh no, signori.
Alla vostra legalità, opponiamo una strenua resistenza!
Con gli sgomberi e la forza pubblica riuscirete, forse, a sottrarre degli spazi fisici ma non riuscirete mai a omologare i nostri cervelli. Oggi non esistono le condizioni per proclamare che "ogni sgombero sarà una barricata", ma esiste la necessità e la volontà di far si che da ogni sgombero si trovi l'intelligenza per inventare forme nuove di lotta in grado di costruire nuove relazioni e rinnovarsi.
Stabilito che con la repressione e gli sgomberi, lorsignori non risolvono nessun "problema", ma lo spostano, lo rimandano, lo nascondono, per quanto ci riguarda invitiamo tutti i compagni, gli antagonisti, tutti i protagonisti di quel movimento sotterraneo che oggi attraversa Milano, a una riflessione collettiva per affrontare un problema collettivo, per farsi carico collettivamente della difesa degli spazi di agibilità politica in questa città.
Questo probabilmente è un percorso che non gode dell'assenso dei tutori e difensori della legalità, è un percorso di confronto, dibattito e lotta che infrange il significato di questa legalità: è illegale. Ma è legittimo.
Di sgombero in sgombero, da repressione a repressione, da isolamento a isolamento, decine di fatti a sé stanti fanno un fenomeno sociale e politico, collettivo.

La proposta che avanziamo è che ogni collettivo che riconosce il problema si ponga nella condizione di contribuire ad affrontarlo. Partiamo dal dibattito, per sviluppare l'iniziativa sul terreno pratico.
Per questo invitiamo a un confronto, e una agitazione e propaganda collettiva che si svolgerà venerdi 21 settembre alle 17.30 in via Cazzaniga, di fronte alla scuola tedesca.
Anche questa, come molte altre, probabilmente sarà ritenuta un'iniziativa "illegale". Certamente è legittima.

Sezione di Milano del Partito dei CARC
Centro sociale Garibaldi

Ven, 21/09/2007 – 15:34

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