Grecia - "L’Anarchia è lotta per la vita, non per la morte" [comunicato su corteo 5 maggio '10]

L’Anarchia è lotta per la vita, non per la morte

Pubblicato su: Panopticon publications/journal, The Foreigners’ Publications, Stasei Ekpiptontes Publications, Exarcheia Publications, Black Peper of the Evian Gulf, Nixtegersia Magazine - Diffuso in inglese da Occupied London e tradotto da Aula C Autogestita

Nel Dicembre 2008, durante gli eventi successi dopo l’assassinio di Alexandros Grigoropoulos, il movimento anarchico/antiautoritario ha risposto all’appello fascista dei Mass Media per un ritorno “alla calma, all’ordine e alla sicurezza” con lo slogan disarmante di “ voi parlate di vetrine di negozi, noi parliamo di vite umane”.
Quale pericolosa ipocrisia ha fatto ora parlare alcuni degli estintori che non esistono delle banche piuttosto che delle vite che sono state ormai perse?

Quale orwelliana distorsione della realtà consente a qualcuno di parlare del tragico evento come se fosse un cortocircuito qualsiasi?

Realmente non capiamo che questa ipocrisia pareggia gli assassini della NATO quando parlano di “danni collaterali”?

Realmente non capiamo che il cinismo e la spocchia da gangster ("thuggery" ndt.), ovvi e garantiti, di un mega-capitalista che obbliga con il ricatto i propri dipendenti a rimanere nella banca, non riscatta la morte di nessuno?

Realmente non capiamo che se usiamo le tattiche della bestia contro cui lottiamo, diventiamo parte di questa?

Se gli anarchici lottano per qualcosa, se c’è qualcosa per cui valga la pena combattere, questo è la Vita, la Libertà e la Dignità. E’ lottare per un mondo dove la morte non manterrà più alcuna autorità…

Durante la manifestazione del 6 di maggio nel centro di Salonicco, che è stata una risposta alla chiamata fatta dal sindacato dei lavoratori dell’ospedale di Salonicco e dai sindacati di base, molte persone – i più dei quali anarchici e antiautoritari - dall’ultimo spezzone della manifestazione  hanno urlato ripetutamente: “Sono stati omicidi, non abbiamo illusioni, lo Stato e Vgenopoulos uccidono lavoratori”. Certamente per molti questi ragionamenti saranno di conforto. Ma comprendono definitivamente il contenuto e la dimensione di cosa sperano accada?

Non sappiamo esattamente cosa sia successo alla Banca Marfin nel pomeriggio del 5/5/2010. Quanto sappiamo, è che al momento in cui ci è arrivata la tragica notizia nessuno di coloro che ci stavano intorno era nella posizione di respingere categoricamente ciò che gli accusatori dell'Industria dei Media ("Corporate Madia" ndt.) hanno dichiarato fosse successo. E questo è altrettanto tragico.

Perchè se attraverso la nostra pratica non riusciamo a rendere evidentemente impossibile (per noi, prima di tutto) che una tale azione possa provenire da persone attive nel nostro stesso “spazio politico”, allora abbiamo già lastricato la strada che permette il realizzarsi di tali tragedie (da irresponsabilità omicida, cattiveria deviata o
malizia).

In una rivolta generalizzata ci sono morti incontrollabili; è successo a Los Angeles, è successo in Argentina. Nessuno ha mai pensato di potenziare una corrente politica organizzata con queste morti.

Il fatto che la responsabilità della morte dei tre lavoratori della banca Marfin sia stata addossata agli anarchici rivela enormi responsabilità. Chi può ignorare la tolleranza alle logiche avanguardistiche e il disprezzo per la vita umana? Non importa se dici che gli anarchici, in tutti questi anni, hanno dato fuoco a moltissime banche e mai nessuna persona fu messa in pericolo. Non importa se dici che è una mancanza di Vgenopoulos che ha costretto i propri dipendenti a rimanere nella banca, che non aveva protezioni antincendio… Non puoi scrollarti di dosso la responsabilità.

 Se ci sono anche solo poche persone che si definiscono anarchiche e arrivano ad un punto di irresponsabilità tale da dar fuoco a edifici con persone dentro, questa irresponsabilità è stata coltivata in qualche
modo.

Se, ancora peggio, hai dato modo di mettere in atto la più grande azione di agenti provocatori in Grecia dopo la seconda Guerra mondiale, allora le conseguenze a lungo termine superano addirittura la tragedia delle
tre persone uccise.

E la risposta non è “il nemico della spietatezza”. Conosciamo sia Piazza Fontana di Milano che la Scala in Barcellona

La risposta è l’emergente, densa opposizione che sta accrescendo le radici negli spazi sociali, nel paese – con un lavoro continuo e duro; con spirito d’unione, mutualista e solidale. La risposta è la lotta per la vita, non per la morte.




Mar, 18/05/2010 – 16:44
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