Libbirati Schicchi, Bogu, Manu, Magda, Fedrico, Faco, Juan, David....

Parole dette alla fine del monologo Lu jurnu di tutti li santi, di Angelo Maddalena, 18 ottobre 2007, Teatro Lazzaretto, Bologna

Questo lavoro nasce anche perchè c’è ancora chi si preoccupa di documentare con materiale scritto e orale storie come quelle di Marco Camenisch. Li ho incontrati e li frequento. Ero con loro poche ore prima che venerdì 13 ottobre, in Piazza Verdi...Perchè vedete, questi che documentano storie del genere hanno un difetto: non si accontentano delle parole, io sì invece: canto e mi passa.

Loro invece, se vedono una donna che sta per essere portata in un reparto di psichiatria perchè dorme per terra ebbra di alcool, in Piazza Verdi, a Bologna, il 13 ottobre, tentano di difenderla, di difendere il suo “no”, che vuol dire “Non voglio essere portata in un reparto di psichiatria per essere imbottita di farmaci”. Ma la legge lo consente: consente i TSO: trattamenti sanitari obbligatori, che, a volte, come è capitato di recente a Bologna, portano fuori dalla vita.

Ora, quelli che non si sono accontentati delle parole scritte e cantate, sono segregati fra mura e circondati da sbarre, recinti....Loro, che hanno contribuito a costruire questo racconto anche cantato.

Questo racconto, quindi, è vuoto, manca della libertà, del respiro di chi lo ha ispirato, è morto, spento. Io volevo stare tranquillo, mi vorrei accontentare di cantare, ma loro, che non si accontentano, mi hanno “disturbato”.

Io allora devo drogarmi per sopportare gli sguardi dei loro volti che mi perseguitano, mi disturbano, il volto di Federico, di Cristian (per gli amici Faco), di Magda, di Juan, di Bogu, di David, di Manu...

Provo a drogarmi cantando una poesia di Ignazio Buttitta, che aveva scritto per Paolo Schicchi, anarchico siciliano che ha trascorso due decenni segregato tra il 1910 e il 1950.

Signuri di la liggi ntra l’aricchi, nun lu sintiti stu gridu putenti, ca l’infucati madunii luntani, vi mannanu ppi mezzu di li venti, Libbirati Schicchi, ma non mi basta, la droga non mi fa passare il dolore allora ricanto le stesse parole ma...Ca l’infucati terri di Bologna, vi mannanu ppi mezzu di li venti, Libbirati Faco, Federico, Magda, Manu, Juan, Bogu, David....

E continua...fino alla fine, ripetendo a ogni ritornello i loro nomi e anche altri...

Grazie per aver ascoltato questa confessione di fallimento.

Lun, 22/10/2007 – 15:55
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