[Mi] In piazza contro il nucleare a 23 anni da Chernobyl

26/04/2009 - 15:00
26/04/2009 - 18:00

CONTRO IL NUCLEARE E IL MONDO CHE LO PRODUCE
A 23 ANNI DAL DISASTRO DI CHERNOBYL

“Chernobyl è stato sicuramente  un incidente grave e di vaste proporzioni. Ma la sua origine non va ricercata nel malfunzionamento delle centrali nucleari. Esso è piuttosto il simbolo del fallimento delle società sovietiche nel maneggiare tecnologie sofisticate con metodologie povere, con investimenti inadeguati, senza alcuna trasparenza e informazione sui rischi. Una cultura lontana mille miglia da quella sviluppata in Occidente ormai in ogni settore dove si debba affrontare una certa percentuale di rischio.”
Chicco Testa, ex dirigente di Legambiente, ex dirigente dell'Enel attuale membro dell'European Advisory Board del Carlyle Group (megafondo di investimento con forti interessi della famiglia Bush)

Per mettere in pratica il nuovo “rinascimento nucleare” è necessaria una rimozione di ciò che questa tecnologia ha rappresentato in ogni sua manifestazione: un percorso di non ritorno per tutta la biosfera. Se soltanto 23 anni ci separano da uno degli innumerevoli “incidenti di percorso” che la società nucleare ha generato, 500 anni è il tempo minimo necessario al decadimento radioattivo delle scorie prodotte dalle centrali. A Chernobyl il reattore bruciò per dieci giorni, liberando 400 volte la radioattività della bomba di Hiroshima, contaminando quasi tutta l'Europa e non solo.
A 23 anni da quel tragico incidente, il sistema nuclearista compie un'operazione di minimizzazione e rimozione.

In quest'ottica c'è da aspettarsi un innalzamento delle “soglie di tollerabilità” delle contaminazioni radioattive che si sprigioneranno dai reattori e dalle scorie, secondo un meccanismo ormai già ben rodato dai produttori di nocività con pesticidi, metalli pesanti, ogm, diossina, e in direttiva di arrivo con le nanotecnologie.

Ma Chernobyl non è solo questo, non è solo le contaminazioni e un numero di vittime a cui non è possibile porre la parola fine: tutte le Chernobyl passate e future sono l'inevitabile conseguenza di uno sviluppo tecno-industriale caratterizzato dal continuo bisogno di energia per crescere e produrre nuove merci.
Parlare di anti-nucleare significa riallacciarsi a quelle importanti lotte che ovunque nel mondo hanno cercato di contrastare il suo sviluppo, come in Italia a Montalto di Castro: un terreno di opposizione che ha visto il suo apice dopo Chernobyl portando l'anno successivo al referendum, ostacolo di poco conto per le strategie delle lobby energetiche.
Nel giro di pochi anni, la percezione del pericolo rappresentato dalle centrali nucleari è stata abilmente sradicata dalla percezione comune, mentre sotto le braci tenute accese nei centri di ricerca e nelle università, politica ed economia pianificavano il ritorno di questa tecnologia ecocida e distruttiva.

La società tecno-industriale non ha mai avuto tanto bisogno di energia per far funzionare le sue fabbriche, le sue banche, le sue armi, le sue reti di trasporto e comunicazione.
L'eterna crisi energetica non può che riproporsi con il nuovo bagaglio di fandonie di chi l'ha innescata e pretende di risolverla. Rompere il ciclo non vuol dire interrogarsi su quanta e quale tipo di energia serva, ma chiedersi innanzitutto perché continuare ad alimentare questo sistema di devastazione e sfruttamento.

Le soluzioni vanno cercate al di fuori degli attuali rapporti di dominio, distruzione e saccheggio ambientale. Non ci si può rifugiare nelle fonti alternative, ennesimo appiglio per un mondo che si autodistrugge: lo sviluppo capitalista e antropocentrico non può essere “sostenibile”, in qualunque modo si cerchi di sfamarlo. Una fabbrica di armi eolica, un'industria chimica idroelettrica o una miniera a pannelli solari, non diminuiscono di nocività modificando la propria alimentazione.

L'aggressivo programma della lobby nucleare italiana intende aprire la strada alla centrale atomica “sostenibile”, la cui sostenibilità verrebbe garantita dai cosiddetti impianti di nuova generazione. Mentre politici e industriali si affannano a denigrare la vecchia tecnologia sovietica, responsabile di incidenti come Chernobyl, acclamando la nuova generazione peraltro ancora inesistente, l'Enel sta riportando il nucleare in Italia dopo una “campagna acquisti” di impianti “modello Chernobyl” nell'Europa dell'Est, impianti destinati alla chiusura perché considerati tra i più pericolosi.

Il nucleare viene riproposto come soluzione e promosso anche da vecchi oppositori finiti tra le fila dei sostenitori. Un percorso già intrapreso con il governo Prodi, considerando che gli avveniristici programmi all'idrogeno redatti da Rifkin, paladino dell'ambientalismo nostrano, potevano funzionare soltanto con il supporto dell'energia atomica. L'attuale governo è solo più esplicito, scopre le carte in tavola: negli ultimi importanti accordi con la Francia si prevede la costruzione di nuove centrali e precise collaborazioni strategico-militari, mostrando ancora una volta come la proliferazione atomica in campo militare corra anche su linee elettriche. Una scelta energetica connessa indissolubilmente al settore bellico da cui ha avuto origine, dove la produzione degli armamenti nucleari è strettamente legata alle strutture destinate a usi civili, e dove queste ultime non possono esistere senza una radicale militarizzazione dei territori interessati. Anni di ordigni nucleari, da Hiroshima alle “mini nuke”, mini testate usate a livello sperimentale in recenti teatri di guerra da Stati Uniti e Israele, dovrebbero aver fatto capire che non esistono “atomi per la pace”.

La critica all’energia nucleare è sempre stata la paura del disastro. Paura per il diffondersi di elementi estremamente dannosi per l’ambiente, paura di una tecnologia non ancora abbastanza sviluppata da garantirne la totale sicurezza. Una reale critica e opposizione all'energia atomica deve uscire da queste argomentazioni, mettendo in discussione nella sua interezza un sistema di cui il nucleare è una delle innumerevoli e irreversibili manifestazioni.

RILANCIAMO LA RESISTENZA ANTINUCLEARE

26 APRILE  PRESIDIO
mostra e spettacolo teatrale di strada
dalle 15.00 alle 18.00
Milano - Piazza Mercanti (zona Duomo)

Coalizione contro le nocività

Ven, 03/04/2009 – 11:34
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