[Mi] Primo maggio al Cie di via Corelli

01/05/2010 - 11:30
01/05/2010 - 12:59

1° maggio ore 11,30 via corelli a Milano
consegna collettiva di acqua, succhi di frutta e frutta ai reclusi in sciopero della fame


L'uomo è ciò che mangia, recita un vecchio adagio materialista.

 Sono in molti coloro che, anche sulla base delle analisi critiche dei
decenni passati, hanno sviluppato una maggiore sensibilità rispetto alla
questione del cibo. In essa si può infatti individuare la convergenza di
una molteplicità di fattori esistenziali e sociali: qualità della vita,
rapporto col proprio corpo, rapporto col vivente, analisi critica del
sistema di produzione e circolazione delle merci, con il suo portato di
distruzione e sfruttamento. Insomma, la questione del cibo ha costituito
e costituisce agli occhi di molti una modalità per affrontare, a partire
dal proprio corpo e dalla sue relazioni immediate, temi relativi alla
vita e ai rapporti sociali. Limiti e virtù di un simile approccio fanno
parte di una discussione di lunga data: se infatti da un lato un
discorso di critica radicale che non affronti i principali aspetti della
vita quotidiana rischia di essere un discorso vuoto, dall'altro lato un
approccio che attacchi la vita quotidiana senza una prospettiva di
distruzione delle strutture generali del dominio rischia di essere cieco.
I CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione, destinati agli immigrati
che non hanno i documenti in regola) rappresentano uno dei tasselli
fondamentali dell'attuale architettura del dominio, il punto di sintesi
del processo di /clandestinizzazione/ dell'immigrato: governo dei flussi
umani prodotti dalle ingiustizie a livello planetario (predazione delle
risorse, distruzione dei territori, diffusione diretta o indiretta di
scenari di guerra, ecc.), intensificazione dello sfruttamento della
manodopera (con una gradazione ricattatoria al ribasso che, a partire
dal clandestino, passa attraverso l'immigrato regolare per colpire
infine i lavoratori tutti), controllo sociale e militarizzazione del
territorio.
Che siano in pochi a sapere quanto accade dietro le mura dei Cie non
deve stupire, essendo quelle mura e il dispositivo che incarnano
concepiti proprio per non permettere la visibilità di quanto vi accade,
del processo di disumanizzazione che vi si pone in atto,
dell'annullamento della dignità individuale che vi si consuma. Il tutto
agendo direttamente sui corpi degli individui.
Sui corpi, infatti, si iscrive progressivamente il degrado ambientale di
un luogo privo delle più elementari condizioni igieniche, della dovuta
assistenza medica; sui corpi si serrano le manette e vengono branditi i
manganelli della rappresaglia poliziesca quando qualcuno ha l'ardire di
protestare di fronte al regime cui è sottoposto; sui corpi si posano
infine le moleste attenzioni dei carcerieri che ricorrono
sistematicamente al ricatto sessuale con la fatua promessa di concedere
piccoli favori.
L'azione sistematica di annullamento del corpo è parte costitutiva del
processo di annichilimento dell'individuo, della sua riduzione a
"non-persona", del suo /abominio/.
Nei CIE, la "politica del cibo" rientra in questa strategia di
deprivazione del vivente.
Il carattere scadente del cibo, sempre di pessima qualità, sovente
scaduto,  è conforme allo scadimento indotto nell'individuo.
La sua fornitura fa parte della rete di interessi economici che ruotano
intorno alla gestione del Cie: ci sono infatti aziende (come la Sodexo a
Milano) che non hanno alcuna remora a fare profitti sulla pelle dei
reclusi.
Esso infine, sistematicamente alterato con psicofarmaci e sedativi,
funziona come ordinario strumento di controllo e repressione.
Lo sciopero della fame fa parte, storicamente, degli strumenti di lotta
a disposizione in qualsiasi situazione di reclusione, nelle prigioni
come nei CIE. Quando non si trova la via per un'evasione individuale o
collettiva, quando non si riesce a mettere a ferro e fuoco il luogo del
proprio internamento, quando si preferisce non ricorrere a gesti estremi
di autolesionismo o di suicidio, lo sciopero della fame resta una delle
poche armi che gli internati possono utilizzare. È quanto accade,
regolarmente e spontaneamente, nei Cie di tutta Italia.
Non si tratta pertanto di disquisire circa l'efficacia o i limiti di un
simile strumento di lotta.
Si tratta piuttosto di interrogarsi sulle possibili modalità con cui
intercettare tale gesto di resistenza, sulle possibilità pratiche di
solidarizzare attivamente con quella lotta, portandola almeno un metro
al di qua di quel muro.
È in questa prospettiva che il Comitato antirazzista milanese sostiene
lo sciopero della fame dei detenuti di Corelli che, cominciato agli
inizi di marzo, prosegue a staffetta da quasi due mesi, nella
convinzione che esso possa costituire un clima di tensione permanente
all'interno dei CIE, nonché alimentare la solidarizzazione tra i detenuti.
Lo strumento minimo in questa prospettiva (che non esclude nessun'altra
forma di intervento, ma anzi la sollecita) è stato individuato nella
fornitura di liquidi (acqua, succhi di frutta, soluzioni idrosaline)
agli scioperanti.
Non si tratta, è bene precisarlo, di una misura assistenziale, volta a
migliorare le miserabili condizioni di vita dei reclusi, bensì di un
metodo (parziale, limitato, monco, senz'altro, ma comunque concreto) per
sostenere una lotta in corso, ferma restando l'intenzione ultima di fare
in modo, con ogni mezzo necessario, che di quei luoghi infami restino
solo macerie.


      TU COSA PUOI FARE ?

 /I nostri suggerimenti: /

    * Partecipare alla *giornata del 1° maggio. *Da tempo facciamo
      presenza davanti al centro e sosteniamo la lotta dei reclusi, ma
      vorremmo fare del 1° maggio un'occasione di solidarietà, che può
      divenire "speciale", se anche /tu/ vorrai essere presente
      portando, proprio in quella occasione, bevande, succhi, frutta.*
      Alle 11.30 del mattino del 1° maggio saremo lì.*

    * Garantire insieme a noi, nei successivi *sabati del mese di
      maggio, l'8, il 15, il 22 e il 29, dalle ore 16.0*, la presenza al
      CIE per dare continuità e regolarità alle consegne e quindi alla
      campagna.

    * *Autorganizzati. Ogni giorno, dalle 15 alle 18*, avendo almeno un
      nome di riferimento interno al CIE (telefona al comitato), è
      possibile effettuare una consegna di bevande, succhi e frutta
      all'ingresso. Lì sarà effettuato il controllo e sarà compilata,
      dai "tutori" del centro, in tua presenza, una lista di quanto stai
      consegnando. Una telefonata che faremo successivamente a chi
      riceverà il tutto, costituirà la verifica che tutto è andato bene.
      Nessun problema, non lasciarti intimidire da qualche divisa,
      consegna pure, se richiesta, la tua carta d'identità: stai solo
      facendo un atto solidale e non corri alcun rischio.

    * Puoi sostenere le spese, che il comitato affronta al fine
      indicato, inviando un tuo contributo alla PostePay n. 4023 6005
      6799 0462  intestata a  D'ERRICO ANTONIO LEONARDO  GIACOMO (è
      necessario l'intero nome). Codice fiscale (se richiesto)
      DRRNNL50S16H501H

/Ricorda/

* Il CIE è in una traversa di via Corelli. Via Corelli si raggiunge con
l'autobus 38 che parte da p.le Susa/v.le Argonne. Puoi scendere alla
fermata dopo il ponte dell'Ortica, dopo  il parcheggio situato nei
pressi della rotatoria. Poi una traversa a destra all'altezza del ponte
della Tangenziale.

* Bevande (non gasate) e succhi di frutta devono essere in contenitori
non di vetro. La frutta dev'essere confezionata nei supermercati.



 

 

29 Aprile 2010

 

comitato antirazzista milanese

Ven, 30/04/2010 – 12:59
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