No Tav - Il piangino di Caselli


dai media di regime:

Nelle ultime settimane Caselli è stato contestato ovunque abbia tentato di presentare la sua faccia e il suo ultimo libro. Il procuratore di Torino, la cui ultima impresa è l'orchestrazione dell'operazione repressiva che ha portato all'arresto di alcuni resistenti No Tav lo scorso 26 gennaio, si lagna della scarsa simpatia che riscuote nelle strade, rimarcando il primato dello Stato come monopolizzatore della violenza, parallelamente al diritto dei suoi lettori ad assistere agli imperdibili eventi che continua ad annullare. Per ora, l'ultima vivace contestazione è stata offerta a Caselli dai solidali No tav genovesi.


Nei vicoli di Genova...


Che accade, procuratore? S'è spaventato di qualche probabile fischio o slogan aggressivo?
«No, semplicemente non ho intenzione di coinvolgere in possibili disordini persone perbene e ignare di tutto, interessate alla circolazione delle idee e non della violenza. Ormai non ci sono più solo le minacce e gli insulti, ma scritte sui muri che trasudano odio come "Caselli boia", "Caselli brucerai", "Caselli come Ramelli" (il giovane militante missino ucciso a sprangate, a Milano, nel 1975, ndr ) o "ti faremo a brandelli". A Torino e in altre città. Sono preso di mira sistematicamente, vogliono impedirmi di parlare, e questo non è degno di un Paese civile».



Ma annullando gli incontri non la si dà vinta ai contestatori?
«Le presentazioni le rifaremo in situazioni logistiche di maggiore sicurezza, l'incolumità delle persone viene prima di tutto. E io non voglio offrire occasioni di pubblicità a chi vuole imporre il silenzio. Figuriamoci se voglio darla vinta ai violenti, è solo il sintomo che viviamo in un Paese che sta cambiando in modo pericoloso».

Non si ha il diritto di dissentire da un'operazione giudiziaria?
«Qui non c'entra il dissenso, siamo molto al di fuori della legittima divergenza di opinioni. Quanto al merito dell'indagine mi limito a ricordare che per gli arresti, tra gli uffici di Procura, del giudice delle indagini preliminari e del tribunale dei minori, si sono pronunciati ben dieci magistrati. E adesso altri nove di tre diverse sezioni del tribunale del riesame hanno confermato in pieno l'impianto accusatorio parlando di "devastante e incontenibile violenza collettiva, preventivamente e strategicamente pianificata", e di "configurazione tipicamente sovversiva". Siamo intervenuti in maniera chirurgica, sezionando le situazioni in cui riteniamo di aver raggiunto la prova della singola responsabilità. Altro che sparare nel mucchio!».



È per via di quel contesto di violenza che prende sul serio le scritte sui muri contro di lei?
«A quegli scontri hanno partecipato alcuni "professionisti della violenza". E non siamo di fronte a banali scritte sui muri, bensì alla convocazione preventiva per impedire la libera espressione delle idee. Sono anni che mi muovo e parlo in mezzo a gente che talora fischia e contesta, ma non ho mai visto iniziative organizzate come queste. Fatte le debite proporzioni, questi episodi mi ricordano i familiari dei camorristi che circondano le auto delle forze dell'ordine per impedire gli arresti dei loro congiunti».

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Mer, 22/02/2012 – 14:48
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