Sul Campeggio Internazionale Libertario Antimilitarista e Antinucleare in Sardegna - Villaputzu

Al movimento anarchico-antiautoritario

I compagni e le compagne che propongono le tre giornate di campeggio ad ottobre ritengono indispensabili alcuni chiarimenti e precisazioni, alla luce anche di diverse “voci di corridoio” che non fanno altro che creare confusione ed alimentare, per ignoranza, imbecillità o altro, discredito su una iniziativa ed il progetto complessivo da cui scaturisce, che invece crediamo degni di attenzione e partecipazione più ampie possibili.

Appare quantomeno “strano”, a voler fare qualche esempio, che una delle presunte critiche alla proposta di campeggio consideri non la sostanza del progetto complessivo, le battaglie fatte ed in corso, e le prospettive che pochi compagni hanno aperto in una situazione geografico-sociale caratterizzata dalla presenza emisecolare della base militare sperimentale più grande d’Europa e dall’accettazione passiva delle sue attività da parte delle genti del luogo, bensì consideri come valutazione prioritaria il fatto che il campeggio proposto non si tenga in uno spazio “occupato”. Come se il fine fosse l’occupazione di uno spazio per tenervi il campeggio, e non il tentativo di smantellare la base militare dall’ottica insurrezionalista anarchica. Questi “critici”, inoltre, per malafede o altro, dimostrano pure totale disinteresse non solo per il progetto d’intervento elaborato da pochi compagni e compagne e quotidianamente trasformato in pratica operativa nel territorio, da quasi un decennio ormai, riuscendo se non altro a rompere il tacito ed esplicito consenso generalizzato alla base militare, ma manifestano pure il proprio disinteresse per il PISQ e le sue attività, dal momento che in troppi, per oltre 50 anni, nulla hanno fatto e nulla stanno facendo per tentarne almeno la paralisi. Non entriamo poi nel merito della “occupazione” in sé, per le iniziative di movimento, discorso che condurrebbe dritto dritto, per alcuni almeno che avanzano presunti primati di coerenza metodologica, a chiedere come mai tale presunta coerenza viene richiesta ai proponenti il campeggio di ottobre ... e non è affatto richiesta ad esempio nelle iniziative di vario tipo svolte negli spazi delle università per i quali di volta in volta si chiede alle autorità di farne utilizzo!

Sarebbe una grande perdita di tempo ed energie proseguire nello sviscerare la miseria, l’inconsistenza di alcune delle presunte “critiche” mosse preventivamente e quindi aprioristicamente alla proposta del campeggio di ottobre. Tuttavia ci teniamo a socializzare l’ultima nostra considerazione in merito.

Non crediamo affatto che il nostro modo di procedere sia il solo possibile, probabilmente ve ne sono altri di migliori e più produttivi non tanto dall’ottica del soddisfacimento dei nostri bisogni ludici quanto invece dall’ottica anarchica ed insurrezionale. Pertanto vediamo il presente ed il futuro aperto a mille altre possibilità e correzioni sia sul piano analitico e progettuale, sia su quello conseguentemente operativo. Però non riteniamo affatto che tali possibilità provengano da posizioni ideologiche, astrattismi e presunte critiche metodologiche di quanti per primi non sono operativi, nel territorio interessato o altrove, sia pure con i loro metodi affini o distanti dai nostri, non in funzione del soddisfacimento del proprio ego, ma dello smantellamento della base di Quirra o di altri siti.

 

A partire da questo preambolo ci pare opportuno entrare, sia pure brevemente, nel merito del progetto complessivo di coloro che propongono il Campeggio Internazionale Libertario antimilitarista ed antinucleare, soffermandoci su alcuni aspetti significativi (almeno per noi) e facendo un minimo di cronistoria dell’esperienza finora vissuta, nonché sottolineando la prospettiva che, secondo noi, apre al movimento antiautoritario, sul piano internazionale, l’iniziativa dei primi di ottobre.

I compagni e le compagne che propongono il campeggio operano chi da diversi anni, chi più recentemente, nella zona del Poligono Interforze del Salto di Quirra (d’ora in poi PISQ) dalla prospettiva insurrezionalista anarchica. Ciò vuol dire che il progetto complessivo, le iniziative che mettono in essere, gli strumenti utilizzati non solo partono dalla realtà effettiva della zona e dai contesti internazionali, ma intendono coinvolgere in prima persona spezzoni più o meno consistenti della popolazione locale in funzione dello smantellamento della base militare o almeno di un contrasto quotidiano alla sua presenza ed attività.

Un progetto rivoluzionario che mira ad articolare nel territorio una lotta sia pure specifica come quella contro il PISQ caratterizzata dal coinvolgimento diretto di parte almeno della popolazione, è ben altra cosa rispetto ad iniziative di qualsiasi genere elaborate e poste in essere solo da compagni o gruppi di compagni. Le due cose possono rafforzarsi a vicenda, possono anche viaggiare assieme, per periodi più o meno lunghi, ma in assenza, da parte dei compagni – perché non interessa loro alcun progetto insurrezionale, perché agiscono in funzione di altre prospettive o altro ancora–, della prospettiva di coinvolgimento diretto della popolazione nella lotta contro la base militare, prima o poi è probabile uno scollamento, il crearsi cioè di una situazione che vede i compagni nettamente separati, se non contrapposti al sociale in cui operano. Noi crediamo nella validità del progetto di massima – e conseguentemente abbiamo operato finora – che contempla il coinvolgimento diretto della popolazione nella lotta contro il PISQ. Uno sguardo retrospettivo all’esperienza passata, ci conferma la validità di tale impostazione.

A partire da una situazione di tacito ed esplicito consenso sociale, perdurato ben mezzo secolo, ove la presenza anarchica-antiautoritaria nel territorio è assente quasi del tutto; districandoci in molteplici situazioni di volta in volta riformiste, tendenti alla istituzionalizzazione, alla collaborazione, alla mediazione; effettuando le rotture necessarie e generando spazi di collaborazione con situazioni valutate positive, sia pure momentanee; coinvolgendo nelle nostre iniziative elementi libertari ed anarchici, e coinvolgendoci noi stessi in iniziative sia pure sporadiche elaborate da tali elementi; si è infine determinata una situazione caratterizzata dalla rottura del consenso sociale diffuso alla presenza ed attività del PISQ, e dalla presenza costante nel sociale di un momento esplicitamente antiautoritario e diromepente, con una sua credibilità, che stimola quotidianamente, e propone autonomi strumenti organizzativi e di lotta in generale delle popolazioni contro il militarismo.

Questa nuova situazione è emersa dopo anni di attività; soprattutto – nella maniera da noi appena succintamente chiarita – dalla nascita del foglio “Birdi ke su porru” (il cui n. 0 ha visto la luce esattamente 2 anni fa, nel settembre 2008. Rammentiamo ai compagni ed alle compagne che tutti i numeri del periodico si possono leggere e stampare nel/dal blog: “romperelerighe.noblogs.org”). A scanso di equivoci, troppo facilmente pretesto per malelingue, polemiche e presunte diatribe interpretative, sono necessari in merito alcuni chiarimenti. Soprattutto ci interessa che i compagni e le compagne abbiano un veridico quadro della situazione e ben comprendano la reali ragioni che stanno dietro la proposta del Campeggio.

Non corrisponderebbe al vero credere che tutte le iniziative contro il PISQ siano scaturite, a partire dal 2002, da “Birdi ke su porru”, anche perché questo strumento ha visto la luce solo due anni fà. Non corrisponderebbe al vero credere che solo i due redattori di “Birdi ke su porru” sono tra coloro che a partire dal 2002 son stati costantemente presenti e fautori di tutte le iniziative contro il PISQ. Non corrisponderebbe altresì al vero credere che solo i due compagni redattori di “Birdi”, tra coloro che dal 2002 si sono attivati contro il PISQ, sono anarchici-antiautoritari. Non abbiamo mai affermato questo, né mai potremo affermarlo. La dinamica dei fatti è assai più complessa da come si razionalizzano e si condensano in parole e concetti. Affermiamo bensì che dando vita a “Birdi ke su porru” i due redattori, gli unici anarchici (almeno a quanto emerso finora) che operano costantentemente e sono presenti quotidianamente nella zona attorno alla base militare di Quirra, hanno inteso mettere fine all’ambiguità esistente (sul piano metodologico-operativo ed organizzativo) inizialmente nel Comitato di Villaputzu, e successivamente in quel Coordinamento di lotta contro il PISQ che voleva essere, ma che nella realtà fattuale non è riuscito ad essere, punto di riferimento e partenza per un rilancio in grande stile della lotta alla base militare.

A questa hanno contribuito, in termini diversi, alcune volte costantemente ma molte altre saltuariamente, individui e situazioni anche libertarie ed anarchiche le più svariate, con parte delle quali vi è pure stata una proficua collaborazione anche per Birdi, ma senza che tantissime di esse si siano mai coinvolte e nel progetto insurrezionale di massima dei redattori di Birdi, e nel giornale medesimo. Tant’è che, salvo le dovute e pochissime eccezioni (che si contano al massimo in due dita) alcune non si sono coinvolte neppure nel campeggio proposto (in tale periodo saranno in tutt’altra parte del pianeta), ed anzi, in alcuni specifici casi, trovando individui fortemente avversi, con pretesti vari tra cui quelli ben miseri accennati nel preambolo, e qualche altro scettico sulla prospettiva e positività di esso (sulla base di valutazioni più che di contenuto più propriamente numerico-quantitative, cioè concernenti il numero dei possibili partecipanti, e quindi la “riuscita” o meno, in questi termini, dell’iniziativa). Ciò va detto non a detrimento di posizioni e compagni diversi da coloro che hanno proposto il campeggio, perché non è certo questo l’oggetto del discorrere, ma per dare un quadro realistico della situazione.

La proposta del Campeggio, dunque, originata dai due redattori di Birdi ke su porru, è stata ampiamente socializzata fin dall’inizio alle situazioni individuali e collettive sarde con cui si avevano contatti e relazioni, trovando interessati e non interessati, al di là di quanti, in tempi remoti o recenti, hanno partecipato, promosso da soli o con altri, iniziative più o meno saltuarie contro il PISQ.

A seconda delle valutazioni di ognuno, la realtà di partenza può intendersi positiva o negativa, momento di forza oppure di debolezza del movimento anarchico nel sociale attorno alla base di Quirra.

Noi intendiamo il Campeggio non come iniziativa in sé e per sé, bensì parte integrante del progetto complessivo in corso. La situazione sociale del territorio, che abbiamo contribuito a determinare, con lo spazio di simpatie, credibilità per le iniziative che promuoviamo o contribuiamo a promuovere, costante presenza e richiesta di Birdi tanto da essere punto di riferimento radicato in parte almeno delle popolazioni della zona, ci pare contenere sufficienti spazi per un intervento ancor più produttivo ed in prospettiva positivamente indirizzato nell’ottica insurrezionale. Nonostante questa valutazione, riteniamo rilevanti anche alcuni fattori di debolezza che riteniamo possano essere positivamente superati dallo stesso presupposto insurrezionalista anarchico che impronta il nostro intervento.

Un punto assai significativo dei limiti del nostro operare consiste nel fatto che nel territorio su cui insiste il PISQ stentano ad essere presenti energie antiautoritarie stabili, sufficienti a dar vita a quelle situazioni organizzative specifiche di lotta contro la base militare, che non siano “sedi” anarchiche, o la redazione di “Birdi”, ma strutture di lotta in cui oltre ai compagni vi partecipino attivamente spezzoni più o meno consistenti di popolazione. Questo limite non crediamo si possa superare semplicemente immaginando o supponendo la trasmigrazione in loco di una quantità sufficiente di compagni e compagne: la situazione, dal punto di vista insurrezionalista, muterebbe di poco se tale pur consistente presenza non fosse accompagnata da una compenetrazione reciproca tra il sociale ed il movimento, cioè se la presenza dei compagni risultasse scollata o estranea al tessuto culturale e sociale di una dozzina di paesi sparsi in una vasta area. È questo uno degli aspetti che differenziano il progetto nostro da quello ad es. perseguito dai compagni nella lotta contro l’allora costruenda base militare di Comiso. Saremmo velleitari, per non dire imbroglioni ed illusi, se al momento indicassimo processi precisi e periodi, ancor più date certe, per lo smantellamento popolare del PISQ e proponessimo ai compagni una mobilitazione generale e il massiccio trasferimento a Quirra per un tale fine. Se nella lotta contro la base di Comiso vi era una preesistente, considerevole presenza nel territorio di compagni e compagne del luogo, una determinata storia del movimento anarchico alla spalle, un minimo di popolazione apparentemente determinata nell’opposizione alla costruzione della base, ecc. la nostra è realtà ben diversa. Pertanto il superamento del limite appena detto crediamo possa aversi da un agire diverso, sempre entro l’ottica insurrezionalista ed internazionale delle lotte.

In particolare, tale prospettiva si è manifestata lo scorso anno, in occasione della promozione del campeggio contro la base di Mattarello da parte dei compagni della zona di Trento. Fin dal primo circolare della loro proposta i redattori di Birdi che su porru hanno dato luogo ad una ampia riflessione poi socializzata con altre situazioni presenti nell’isola, che ha trovato ovviamente consensi e dissensi, pochi gli uni e molti questi ultimi, senza con cio’ intendere disprezzare i secondi a favore dei primi, ma tanto per rendere chiara, ancora una volta, la reale situazione di “movimento” nell’ora presente.

Abbiamo così messo a fuoco alcune cose, che pur scontate fin dall’inizio parevano non essere oggetto, al momento, della massima attenzione. Mutata la realtà delle cose, invece, ci pare che tale attenzione si sia imposta. Due almeno gli aspetti della vicenda che qui interessa approfondire:

1) le possibilità e i limiti concreti e reali del nostro movimento specifico in situazioni di lotte parziali in un dato territorio, caratterizzate dall’insurrezionalismo anarchico;

2) il significato che assume l’internazionalizzazione delle lotte così concepite.

(Si rinviano i lettori ai documenti a suo tempo redatti dai compagni e dalle compagne che proposero il campeggio a Trento contro la base militare di Mattarello per trarne direttamente gli elementi che qui interessa citare e commentare).

La situazione di Trento e dintorni, per ciò che concerne il movimento specifico anarchico è ben diversa e senza dubbio astrattamente “migliore” di quella della zona di Quirra. Un folto gruppo di compagni che seriamente e con costanza intervengono nel territorio esplicitano una forza ben più consistente di quella che possono dispiegare due compagni sia pure saltuariamente operanti con altre energie. E tuttavia il concetto di forza non è assoluto, ma relativo ai rapporti reali in cui tale forza viene messa in campo. Non a caso i compagni della zona di Trento hanno elaborato il loro progetto d’intervento contro la base di Mattarello sulla base dei reali rapporti di forza che emergono nella lotta specifica ed hanno privilegiato, tra una gamma di possibilità, il momento etico della guerra (e della tematica concernente il militare) come possibile argomento su cui catalizzare energie sociali in funzione della lotta contrastante la costruzione della base militare.

Chiarito questo aspetto, è nella consapevolezza dei limiti in cui si trova l’intervento dei compagni di Trento che bisogna situare la loro proposta di campeggio mirante a convogliare energie contro la base di Mattarello ma al contempo ad internazionalizzare la lotta contro il militare e tutto ciò che vi è a monte ed a valle. È questa la prospettiva con cui anche noi proponiamo il Campeggio di ottobre in Sardegna.

Esso rafforzerà le energie esistenti contribuendo a migliorare i rapporti di forza nel sociale a favore del movimento nostro e pertanto della lotta contro il PISQ nel suo complesso, ed al contempo contribuirà a rafforzare le situazioni di movimento operanti in altri luoghi e naturalmente la generale lotta contro il militarismo ed il nucleare non semplicemente in un’ottica antagonista ma più specificamente insurrezionalista.

Socializzazione di analisi e conoscenze, scambio di esperienze, affinamento di metodi d’intervento, prospettive di lotta internazionalizzata caratterizzata dall’insieme di focolai territoriali in cui operano sincronicamente esperienze non più isolate l’una dalle altre ma accomunate da scambi continui e dal mutuo appoggio.

Soltanto in quest’ottica la lotta che ognuno di noi porta avanti anche in siti tra loro lontani potrà, forse, riuscire ad essere dirompente in termini insurrezionali se non a Quirra, o a Mattarello, in altro luogo ove operano compagni e forze sociali radicalizzatesi in battaglie concrete.

Allora il nostro operare non sarà invano.

Di questo vogliamo discutere al campeggio con compagni e compagne che si nutrono di tensioni simili alle nostre e non di vanità e velleitarismi infantili e di primi della classe. Se sussistono idee, progetti, metodi, modalità d’intervento insurrezionale migliori del nostro, ben vengano i loro portatori a darcene esperienza operativa sul campo; delle chiacchiere da cortile abbiamo fatto il pieno, qualcuno di noi nel corso di decenni di attività.

 

In margine

Se avessimo la possibilità di comunicare direttamente con tutte le situazioni che crediamo interessate al Campeggio da noi proposto, non spenderemo un attimo del nostro tempo a comporre le righe che seguono. Obbligati dalle circostanze, però, interveniamo direttamente su alcune tematiche che in sé son prive di qualunque consistenza. A partire intelligentemente da esse si possono, però, aprire spazi interessanti per socializzare anche le modalità con cui noi ci accingiamo al campeggio.

Esso si terrà in un camping (Camping Porto Corallo, Villaputzu - CA) gestito da una cooperativa del paese, entro uno spazio atto a contenere in tende un numero ipotetico di partecipanti valutato ottimisticamente in 200 persone. Il costo complessivo stabilito per i 3 giorni è di 1.500 euro, che corrispondono a 2 euro e 50 centesimi al giorno a partecipante.

Abbiamo finanche prospettato un pasto (integrato da un bicchiere di vino) al giorno per ogni partecipante, per un costo unitario di circa 2,50 euro.

I soliti “ben informati” e soprattutto progettualmente interessati alla lotta contro il PISQ, della proposta da noi avanzata han colto soltanto l’inessenziale, cioè quello che a noi meno interessa come problema e che oggettivamente non ha nessunissima rilevanza ai fini della posta in gioco. Han così aperto il capitolo preventivo e aprioristico sulla presunta incoerenza di un campeggio in cui si farebbe pagare il biglietto ad ognuno, invece di “occupare un posto” ed amenità del genere.

Ora noi non cogliamo alcuna ragione, se non in termini assolutamente negativi e pertanto ne abbiamo fin dall’inizio con scienza scartata l’ipotesi, di un campeggio da tenersi entro un qualche spazio occupato, per l’altrettanto consapevole ed esplicitato motivo che il campeggio è stato concepito come un momento di lotta nell’ambito del progetto insurrezionalista in corso. E dato che il progetto insurrezionale presuppone la partecipazione attiva di parte almeno della popolazione del luogo alle iniziative che si portano avanti, non riusciamo proprio a capire la funzionalità e positività di un campeggio tenuto entro uno spazio occupato: oltre ai compagni, chi ci verrebbe di quel sociale che miriamo a coinvolgere? E in caso per niente improbabile di sgombero, che alternative reali sussistono per non mandare al diavolo campeggio e progetto di cui è momento?

Se poi si vuole focalizzare l’attenzione ai 2,50 euro giornalieri che costa il campeggio per ciascuna presenza, beh, i puristi dell’occupazione possono tranquillizzarsi: il campeggio non è affatto in funzione dei loro pruriti e pertanto possono starsene a casa. A parte il fatto che comunque verranno stimolati soltanto contributi volontari ed hanno già preso piede diverse iniziative di autofinanziamento che escludono, durante il campeggio, ipotesi di baretto o spaccio di bevande o altro, saranno i proponenti il campeggio a garantire il pagamento di quanto contrattato. Confidiamo invece sui compagni e le compagne che presenzieranno per contribuire all’unico pasto giornaliero che saremo in grado di garantire (per il resto dovendosi arrangiare).

La miserabilità di certe argomentazioni ci mette senz’altro a disagio, ma crediamo doveroso metterne a nudo ogni aspetto affinché si argini finalmente un costume ed un chiacchiericcio mirante a deviare i compagni dalla sostanza delle cose, ad indirizzare le attenzioni su problemi inesistenti, a creare sfiducia e disarmare chi magari è ai primi approcci col nostro movimento o con le situzioni di lotta che si vogliono creare.

Alla gogna i mestatori e masticatori di fumo!

(Quasi) tutto qui. Il resto, almeno in parte, al campeggio.

I compagni e le compagne che propongono il Campeggio per l’1-3 ottobre in Sardegna

Lun, 20/09/2010 – 21:45
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