Da storico marchio culturale del PCI a libreria della precarietà. Rinascita oggi è stipendi non pagati, lavoro nero, licenziamenti ingiustificati. Per il ciclo: sputtanamenti dei precarizzatori, intervista ad un lavoratore, a cura dei Punti San Precario Roma.
VS.
1. Perché ti sei rivolto ai Punti San Precario?
Perché volevo capire come riuscire ad ottenere sei mesi di stipendio arretrati pur essendo un lavoratore in nero. Sono preoccupato perché in caso l’azienda dichiari fallimento rischio di perdere tutto quello che mi devono.
2. In che azienda lavori?
Lavoro in una delle tre sedi (Viale Agosta, Via Savoia e Via Prospero Alpino, ormai due, ndr) della Libreria Rinascita di Roma. L’amministratore della società, e mio datore di lavoro, ha acquistato lo storico marchio Rinascita e da circa 6 anni gestisce le librerie romane. Anche se si spaccia per uomo di sinistra, e sfrutta l’immaginario culturale legato alla storica libreria del PCI, in realtà impone condizioni di lavoro intollerabili ai suoi dipendenti.
3. Quante persone lavorano per la libreria?
Rinascita è una s.r.l. e ci lavorano una trentina di persone in tutto, compresi i librari e i baristi, visto che in ognuna delle librerie c’è un bar.
4. Quali sono le vostre condizioni di lavoro?
Io lavoro in nero. Ho iniziato a Settembre 2010 e mi è stato detto che m’avrebbero fatto il contratto subito, sto ancora aspettando. Inoltre – le poche volte che vengono effettuati – i pagamenti non sono mai puntuali. Fino ad adesso ho percepito una sola mensilità in sei mesi di lavoro.
5. Nella tua situazione ci sono anche altri lavoratori?
Si, la maggior parte dei lavoratori delle tre librerie vive la mia stessa condizione, non percepisce lo stipendio da mesi pur continuando a lavorare quotidianamente. Anche i lavoratori contrattualizzati non vengono pagati regolarmente, alcuni hanno arretrati di migliaia di euro. Una delle tre librerie, quella di via Prospero Alpino, è appena stata chiusa, con il conseguente licenziamento di librai e baristi, alcuni dei quali lavoravano per la libreria da moltissimi anni.
6. Quali sono le motivazioni del datore di lavoro?
Alle nostre legittime richieste si risponde con generici: “Non ci sono soldi, dovete essere comprensivi, gestire una libreria è difficile, non si possono pagare gli stipendi e i libri insieme.” Inoltre, i discorsi del datore di lavoro agiscono sul livello psicologico, innescando meccanismi di fidelizzazione: “Insieme dobbiamo fare in modo che la libreria vada meglio, il nostro è un progetto culturale, tutti dobbiamo impegnarci a vendere più libri, se la libreria va meglio ci saranno stipendi per tutti.” Alcuni lavoratori dopo mesi di attesa, sono stati addirittura pagati con assegni scoperti.
7. Avete mai fatto delle proteste?
Non molte. A parte alcune azioni individuali di lavoratori arrivati all’esasperazione che non riuscivano a pagare l’affitto e a fare la spesa. I lavoratori della neonata sede di via Savoia però, hanno scioperato per due settimane, tenendo la libreria chiusa.
8. Qual è l’età media dei lavoratori?
Tra i 20 e i 40 anni.
9. Come fai a sopravvivere se non ti pagano?
Molti lavoratori di Rinascita fanno altri lavori. Io per esempio ho fatto e faccio mille lavoretti precari: call center, promozioni, indagini di mercato, cameriere nei ristoranti.
10. Perché continuate a lavorare lì?
Perché questo lavoro ci piace, e ci piacerebbe farlo con professionalità. E anche perché non è facilissimo trovare un altro lavoro.
11. La CGIL ha proclamato per il 6 maggio uno sciopero generale di 4 ore, tra i punti della piattaforma ci sono: “ridare fiducia ai giovani”, secondo te è sufficiente?
Non è sufficiente, non posso scioperare perché lavoro in nero, c’è una grandissima parte dei giovani che non può scioperare perché lavora in nero, è disoccupata o ha contratti di lavoro intermittenti. Mi sembra un momento importante, ma non rappresentativo del mondo della precarietà che non potrà partecipare.
12. In molte città d’Italia si stanno creando dei laboratori per lo sciopero precario, una sperimentazione importante che dovrebbe creare le condizioni per far esplodere la rabbia delle Generazioni Precarie. Non parliamo solamente di sciopero dei precari, ma di sciopero tout court, uno sciopero sulla precarietà e nella precarietà. Aderiresti all’iniziativa e se si, quali rivendicazioni dovrebbero caratterizzare lo sciopero precario?
Certo aderisco, la condizione di precarietà è la vera centralità in questo momento storico. Io vorrei nuovi diritti sociali per i precari, la possibilità di progettare il proprio futuro, uscire dal ricatto del lavoro nero e precario, la possibilità di scegliere il proprio lavoro e non accettare qualsiasi prestazione lavorativa.
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L’intervista è una delle tante testimonianze della giungla che rappresenta la precarietà nella nostra città e nell’intero paese. Per ovvi motivi di ricattabilità sul posto di lavoro l’intervistato è rimasto anonimo. I punti San Precario sono parte di un network nazionale. Sono un innovativo spazio di relazione e conflitto contro la precarietà, una camera del lavoro e non lavoro di chi rivendica diritti sindacali e reclama un reddito di cittadinanza e nuovi ammortizzatori sociali per tutti i precari. Attraverso la consulenza del nostro team legale i PSP mettono in campo dispositivi di difesa, agitazione e cospirazione contro i precarizzatori. La cosa che ci riesce meglio è sputtanare l’immagine delle imprese che precarizzano. I PSP sono aperti il martedi all’ex cinema volturno (via volturno 37) dalle 17 alle 20, il mercoledi ad Acrobax Project (via della vasca navale 6) dalle 19 alle 21).
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