I ministeri non sono off limits!
Libertà di manifestare contro la crisi e la manovra finanziaria.
Sabato 5 giugno ore 14 Porta Pia
La pesante e iniqua manovra economica del governo arriva come un meteorite sulle nostre vite. L’enorme precarietà in cui versano milioni di uomini e di donne aumenterà ancora e getterà nel cratere della crisi fasce sempre più larghe della società. Non solo i disoccupati, le precarie, i pensionati al minimo, le studentesse, i migranti avranno il respiro corto, ma lavoratori e lavoratrici saranno sempre meno al sicuro di un reddito da lavoro a tempo indeterminato. La difficoltà di arrivare a fine mese, di pagare affitti e mutui, di essere puntuali con bollette e tariffe in genere sono problemi sempre più estesi.
Per questo è giusto manifestare il disagio nei confronti dei responsabili diretti della situazione e contro questa manovra finanziaria che toglierà molte risorse destinate a Regioni ed Enti locali, tagliando l’erogazione dei Servizi sociali essenziali come la sanità, le politiche per la casa, i trasporti e gli asili nido, prosciugando le risorse del welfare locale e dei servizi fondamentali. Dopo aver decurtato gli stipendi dei lavoratori del privato con oltre 1.5 ML di procedure in Cassa Integrazione si arriva ora al blocco degli aumenti (che corrisponde di fatto ad una decurtazione) per i dipendenti del Pubblico Impiego, lavoratori che da anni denunciano i salari i più bassi d’Europa. E’ senz’altro la peggiore finanziaria della storia repubblicana.
Le banche, i ministeri e il governo sono le sedi che stanno gestendo la crisi. Una gestione strabica, che anche con l’ultima manovra favorisce la rendita e il consumo di suolo, le imprese e gli evasori fiscali, la speculazione e il profitto. Nessuna attenzione per coloro che sopravvivono con redditi precari e intermittenti, che non hanno una casa o rischiano di perderla, che vedono il diritto alla salute e allo studio diventare sempre più inaccessibili, che subiscono il peggioramento delle condizioni ambientali.
Dentro questo quadro di distruzione complessiva delle misure di welfare necessarie, c’è una generazione a “rischio di estinzione”, una generazione precaria che per avere una percezione di futuro accettabile deve subire il ricatto quotidiano di un mercato del lavoro frammentato e senza diritti. Quei diritti che oggi vengono messi in discussione anche per il lavoro dipendente classicamente inteso.
Facciamo appello alla città precaria, a quella di città di sotto che non ha governi amici e che si autorganizza nei territori in difesa di una qualità della vita con al centro la casa, il reddito garantito e i diritti di cittadinanza. A quelle reti territoriali impegnate contro le nocività ambientali e urbanistiche, ai comitati di difesa dei migranti, agli studenti e alle studentesse che si battono per una scuola e un’università pubblica.
Lanciamo dal 5 giugno una mobilitazione permanente contro la crisi che dia voce e protagonismo alla rabbia dei precari. Per questo lanciamo l’appuntamento a Porta Pia alle ore 14 per dare vita ad un concentramento cittadino indipendente dei precari e delle precarie nel tempo della crisi. A Porta Pia c’è il Ministero delle Infrastrutture, uno dei ministeri che gestirà milioni di euro da utilizzare nelle cosiddette “Grandi Opere” osteggiate da tante comunità territoriali, dalla Val di Susa al Ponte sullo Stretto, dal Mose di Venezia alla variante di valico sull’appennino, dagli inceneritori alle centrali nucleari. Un ministero che dovrebbe elaborare un vero “piano casa” e che invece pensa alle banche e alle imprese.
Partire da qui, per attraversare la città dei ministeri, compreso quello delle Finanze, portare davanti a questi portoni la nostra rabbia e confluire nel corteo dei sindacati di base deve essere possibile. La corruzione e il malgoverno non possono essere lasciati indisturbati a confezionare provvedimenti che aumentano la nostra precarietà, le forme di controllo e di egoismo sociale, devastando l’ambiente e le città.
Invitiamo tutti a portare delle pentole per animare un caserolaso contro la crisi sotto i ministeri.