Occupazione del Dams di Roma Tre

Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza agli studenti e alle studentesse del Dams di Roma Tre che si sono ripresi la propria facoltà in contestazione a questa scellerata riforma Gelmini.
La giornata di ieri ha dimostrato un passaggio importante di generalizzazione nella lotta contro la riforma, unendo studenti, ricercatori e precari indignati per la condizione dell’istruzione pubblica nel nostro paese.
Partendo dalla nostra condizione di precari, intermittenti tra lavoro e non lavoro, supporteremo con ogni iniziativa necessaria gli studenti e le studentesse che mettono in campo iniziative per uscire dal ricatto della precarietà.
Come laboratorio del precariato, che da anni cerca di creare nel nostro territorio dispositivi di agitazione, cospirazione e conflitto contro i processi di precarizzazione delle nostre vite, auspichiamo dei momenti di dibattito, confronto e relazione per creare nuove sinergie e costruire delle battaglie comuni.
Un caloroso saluto agli studenti universitari, ai licei in lotta con i collettivi autonomi ed autorganizzati che stanno dando un segnale importante di conflitto e indipendenza nel nostro paese!

La neutralità fa parte del sistema o sei la soluzione o sei parte del problema!
Loa acrobax
Punti San Precario Roma

Virgilio Occupato: il comunicato degli studenti

VIRGILIO OCCUPATO 2010 – RIPRENDIAMOCI IL FUTURO

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Oggi 16/11/10 ci siamo riuniti in assemblea, e dopo aver analizzato tutti insieme la situazione nella quale siamo costretti a vivere tutti i giorni, abbiamo deciso con una netta maggioranza in una assemblea con oltre 700 studenti che il modo migliore per continuare la protesta fosse quello di occupare la nostra scuola.

Riteniamo evidente che tutte le misure prese dal governo, e non solo da questo, vanno verso la *distruzione del nostro futuro. Tagli alla scuola pubblica, alti costi della cultura, precarietà, repressione: questo è quello che sentiamo tutti i giorni sulla nostra pelle.

Abbiamo deciso di occupare la nostra scuola, proprio perché pensiamo che sia il metodo di protesta più incisivo che abbiamo a disposizione, che ci permette parallelamente di protestare e di dimostrare qual’è la scuola che vogliamo, una scuola che non si limita a istruire ma una scuola in cui lo studente è partecipe e protagonista.

Annunciamo che abbiamo intenzione di terminare la nostra occupazione il 27, giorno nel quale lasceremo la nostra occupazione per partecipare alla grande manifestazione contro la precarietà, a condizione che alcune questioni concrete che poniamo da mesi trovino soluzioni. In particolare,  *chiediamo che per questa data la nostra scuola si impegni a lasciarci una completa autonomia sull’aula autogestita e sulla sua gestione*, perché riteniamo che sia uno spazio indispensabile per la vita dell’istituto. Richiediamo inoltre che entro il 27 nel rispetto dell’accordo firmato dal Municipio I lo scorso anno, a seguito della sottrazione alla scuola del parcheggio, usato sia come palestra che come spazio di aggregazione, *ci sia affidato uno spazio aggregativo all’interno dello stesso municipio.

Solidarizziamo con tutti gli studenti che hanno deciso di mobilitarsi: con gli studenti del Manara che già da ieri hanno occupato la loro scuola; con gli studenti del Mamiani e del Visconti che oggi, come noi, hanno deciso di occupare le loro scuole; e con gli studenti del Gaio Lucilio, che ormai da una settimana proseguono l’occupazione della loro scuola.

Proprio perché riteniamo sia fondamentale non rinchiudere la protesta nelle nostre scuole ma farla esplodere a livello cittadino, lanciamo un’assemblea cittadina per le 15 all’interno della nostra scuola per coordinare insieme a tutti gli studenti le prossime mobilitazioni.

Esprimiamo al contempo una forte preoccupazione per le minacce di sgombero che hanno subito ieri gli studenti del Manara, e ribadiamo perciò la nostra volontà di avere un incontro con il prefetto di Roma per capire quale vuole essere la gestione a livello di ordine pubblico delle nostre proteste.

Gli studenti del liceo Virgilio Occupato

Fronte del Porto. Fluviale

manifesto_newLa città è un bene comune e non permetteremo che pezzo dopo pezzo venga privatizzata e svenduta ai palazzinari senza riguardo per i diritti di chi la abita. Da anni è in atto un processo di convincimento di massa che vuol farci credere nella bontà delle privatizzazioni e nella loro capacità di risolvere tutti i mali che affliggono le nostre vite. I servizi pubblici vengono smantellati pezzo dopo pezzo e le stesse amministrazioni pubbliche operano ormai più come broker in una borsa che come rappresentanti di interessi collettivi. Dai grandi eventi alle grandi opere le nostre città sono diventate merce di scambio per attirare i grandi capitali finanziari ritenuti indispensabili per far fronte alla crisi economica dentro un modello di sviluppo che invece non fa altro che aumentare le distanze tra i pochi superricchi e tanti che sempre più faticano ad arrivare alla fine del mese. E così questa ricetta ha portato Roma ad avere l’82% di contratti precari tra le nuove assunzioni, un aumento del 300% degli affitti negli ultimi 10 anni, l’esternalizzazione dei servizi sanitari e sociali con un aumento della spesa sociale che oggi ci porta a buchi di bilancio clamorosi tanto al Comune quanto alla Regione. E chi paga? A pagare sono sempre i cittadini, con redditi incerti ed insufficienti, sfrattati dalle loro case perché impossibilitati a pagare, costretti a pagare ogni servizio e diritto negato dagli asili ai doposcuola, dai trasporti alla sanità. Paghiamo inoltre ogni volta che perdiamo un pezzo di patrimonio pubblico in favore di privati che dopo aver speculato per anni oggi chiedono di poter continuare a fare affari su una città martoriata dal cemento, dal traffico, dall’insicurezza sociale diffusa. Imperterrite le amministrazioni vanno avanti nel loro progetto folle di una città vetrina capace di ospitare grandi eventi ma non i cittadini che la vivono quotidianamente.

case_casermeDa pochi giorni, e nonostante tre calorose manifestazioni di piazza, è stata approvata dal Consiglio comunale la delibera sulla vendita del patrimonio demaniale delle caserme. Ministero della difesa e Comune di Roma si divideranno il bottino di circa 3 miliardi di euro che dovrebbe derivare dalla vendita di 15 immobili di gran pregio e soprattutto dal cambio di destinazione d’uso che permetterà di trasformarli in alberghi e case di lusso, uffici e centri commerciali senza riguardo per le esigenze dei territori e dei loro abitanti. Alemanno potrà così avere quei 600 milioni di euro che non è riuscito a strappare al governo di Bossi e Tremonti come finanziamenti a Roma capitale ma in cambio Roma salderà i debiti del ministero della guerra che ingoia ogni anno decine di miliardi di euro e che neppure in tempi di crisi e di tagli indiscriminati rinuncia ad investimenti inutili come i 125 milioni di euro per il nuovo cacciabombardiere F35 cui hanno rinunciato.

Roma pagherà con l’apertura di nuovi inutili e dannosi centri commerciali (siamo la capitale europea con il numero più alto), con la costruzione di nuovi uffici dagli affitti improponibili per le piccole partite iva sempre più diffuse nel mercato del lavoro capitolino, con la creazione di nuove case dai prezzi inaccessibili laddove sono già 250.000 le case sfitte a Roma.

Vendendo le caserme rinunciamo ad un’opportunità storica di recupero del patrimonio esistente, rinunciamo alla possibilità di realizzare con poca spesa abitazioni a prezzi popolari nel cuore della città anziché nelle periferie dormitorio, rinunciamo alla possibilità di aprire nuovi asili nido e scuole materne in un momento in cui le donne si ritirano dal mondo del lavoro perché mal retribuite e prive di servizi di sostegno alla genitorialità laddove invece si parla tanto di famiglia.

La ex caserma di via del porto fluviale ospita inoltre da 7 anni oltre 100 nuclei familiari che negli anni l’hanno trasformata con grande fatica e impegno in quella che oggi possono chiamare casa. 7 anni di radicamento su un territorio, 7 anni e tante storie che si vorrebbero cancellare in un sol colpo in nome di un finto progresso.

Per tutto questo occupanti di casa, movimenti per il diritto all’abitare insieme a comitati di quartiere e associazioni invitano tutti i cittadini interessati ad aprire un percorso di confronto e mobilitazione per una città bene comune in cui siano centrali gli spazi e i servizi pubblici, il diritto alla casa e alla mobilità, la scuola e la sanità, il verde e l’agroromano tramite il riuso del patrimonio immobiliare esistente e lo stop al consumo di nuovo suolo.

Contrastare oggi la vendita delle caserme significa combattere la vecchia e logora logica del cemento con cui pretendono di risolvere la crisi per riaffermare la sovranità dei territori sull’arroganza della rendita, la centralità dei diritti su quella dei profitti.

GIOVEDI’ 11 NOVEMBRE 2010, Ore 17.00

Assemblea cittadina

Parteciperanno il Presidente del Municipio XI Andrea Catarci

Enzo Foschi (Cons. Reg. PD), Luigi Nieri (Cons. Reg. SEL), Fabio Nobile(Cons. Reg. Fed. Sin.), Gianluca Peciola (Cons. Prov. SEL) e Andrea Alzetta (Cons. Com. Roma in action)

presso la caserma di via del Porto Fluviale, 12

per il riuso del patrimonio immobiliare pubblico… a seguire cena e videoproiezioni

Coordinamento cittadino di lotta per la casa > Movimenti per il diritto all’abitare > Rete Roma città bene comune

Abitare nella crisi

ABITARE NELLA CRISI: TERRITORI E CONFLITTI

5-6-7 novembre incontro nazionale a Roma

fu-4b9bb103a8e5cIL CONFRONTO INIZIATO A MARZO in quel di Firenze e che ha dato vita alla rete nazionale di “Abitarenella crisi” ci ha consentito di approfondire molti aspetti legati alle battaglie che quotidianamente portiamo avanti sui territori e ai processi in atto in tema di politiche abitative, crisi e molto altro ancora.

CON LA CONSAPEVOLEZZA DELLA STRADA ANCORA DA PERCORRERE MA ANCHE DELLA GRANDE RICCHEZZA E POTENZIALITÀ DI QUESTO SPAZIO CI PREPARIAMO AD AFFRONTARE LA TRE GIORNI DI ROMA CHE SI SVOLGERÀ DAL 5 AL 7 NOVEMBRE 2010 in tre diversi luoghi simbolo delle lotte attive nella metropoli.

PROPRIO LA PREZIOSA SCORTA di ciò che abbiamo ricavato dagli incontri precedenti ci consente di non partire da zero ma da alcuni concetti portanti: le lotte per il diritto alla casa sono sempre più declinate come lotte per il diritto all’abitare; le lotte per il diritto all’abitare rappresentano uno territori centrali del conflitto, della riappropriazione di reddito e di vita che tutti in settori sociali colpiti della crisi sono chiamati oggi ad affrontare e ad agire, contro ed “oltre” la condizione di precarietà che pervade in maniera sempre più brutale ed aggressiva ogni aspetto delle nostre esistenze.

I CONFLITTI DAL BASSO DEL RESTO SONO MOLTI e ognuno di questi attraversa contesti urbani e territoriali diversi. RICERCARE FILI, OPERATIVI E CONCETTUALI, COMUNI E RICOMPOSITIVI,rappresenta un passaggio fondamentale per dare maggiore qualità e forza all’azione e ai conflitti stessi. Proprio per questo è urgente e necessario costruire una piattaforma ed una cassetta degli attrezzi condivisa e comune da spendere sui rispettivi territori.

I TAVOLI DI LAVORO PROPOSTI ALLA DISCUSSIONE GENERALE Spaziano dai grandi eventi, le grandi opere e i grandi piani, al concetto di comunità sovrana che disegna dal basso la città meticcia, esercitando un diritto di suolo che sottrae spazi al mattone ed alla rendita, alle nocività ed alle mafie, che ragiona nei termini della riappropriazione diretta di reddito, socialità, saperi, qualità della vita.

L’approfondimento necessario ci potrà anche dare la spinta in più per l’affermazione di una moratoria generalizzata degli sfratti e degli sgomberi, per una nuova e diversa stagione di lotta contro la rendita la speculazione privata che passa inevitabilmente per il rifiuto del libero mercato degli affitti e della corsa alla casa di proprietà, ma soprattutto per una stagione nuova e diversa di investimento sull’edilizia residenziale pubblica, sulla casa come bene comune.

Questa battaglia che accomuna centinaia di migliaia di persone deve essere assunta come obiettivo di fondo sul quale realizzare in ogni angolo del paese una nuova stagione di lotte e di protagonismo sociale.

Garantire un tetto a tutte/i del resto non ci basta e per questo ci opponiamo all’idea che siano il cemento e l’indotto economico che ne deriva a tracciare la strada maestra per uscire dalla crisi con continuo consumo di suolo, svendita del patrimonio pubblico e demaniale, semplificazione/facilitazione delle procedure edilizie, rafforzamento della rendita fondiaria, l’accentuazione dai dispositivi che producono controllo sociale e precarietà diffusa.

A QUESTO DISEGNO DI GOVERNO CONTRAPPONIAMO L’IDEA DELL’UTILIZZO DEL PATRIMONIO ESISTENTE E IL RECUPERO DI AREE DISMESSE, come le caserme o gli insediamenti industriali abbandonati da trasformare e valorizzare solo in termini sociali, di produzione di risposte e diritti. La testardaggine con la quale abbiamo proceduto, procedendo dal basso senza facili scorciatoie, sempre partendo dalla realtà concreta, mai dal cielo della politica, ci consente oggi di immaginare lo spazio pubblico di abitare nella crisi come luogo aperto in grado di narrare la nostra idea di abitare.

UN’ALTRA IDEA IDEA DI ABITARE, DI CITTÀ E DI TERRITORIO, che vogliamo contrapporre con sempre maggiori capacità di autorganizzazione minuto dopo minuto, metro dopo metro, all’arroganza “dei poteri forti” e di una “politica” sempre più lontana ed estranea ai nostri bisogni e ai nostri desideri. Gli esempi in campo sono già molti

dalle lotte contro discariche ed inceneritori, contro il nucleare e le grandi opere dalla TAV fino al ponte sullo stretto, dalle occupazioni di case e di aree abbandonate fino ai mille rivoli delle lotte dei precari dentro e fuori i posti di lavoro, le scuole e le università.

Mille rivoli, mille storie che dalla Nord al Sud, passando per certamente per Terzigno e Boscoreale, dovranno attraversare città e territori per diventare fiume in piena in grado di spazzare via i ladri del nostro presente e del nostro futuro.

PROGRAMMA:

VENERDÌ 5 NOVEMBRE 2010 PRESSO _L.O.A. ACROBAX_ – EX CINODROMO (PONTE MARCONI)

ORE 19.30: APERITIVO, DIBATTITO E PROIEZIONI

_L’ALTRA CITTÀ – SUGGESTIONI DAL MONDO_

Attraverseremo il racconto di città lontane che si confrontano con diverse dimensioni del potere, tutte però attaccate con l’espropriazione del territorio, il saccheggio dei beni comuni il depauperamento delle forme di vita urbana in generale. Dalla Colombia alla Palestina processi violenti di espropriazione totale, quali quelli che producono desplazados, terre sottratte, colonie e deportazioni. Fino alla doppia lezione del Venezuela, tra il conflitto delle comunità sovrane che abitano la città e una legiferazione alternativa emanata da un governo “anomalo” anche in supplenza dei movimenti.

Arriveremo al confronto con le trasformazioni più prossime, quelle di altre metropoli europee, come nella permanente “_crisis de la vivienda_” dello stato spagnolo, frutto di un modello socio-economico che espelle ed esclude sempre più persone dal diritto alla città.

Un viaggio con video e racconti per illuminare quei tessuti sociali che si autorganizzano dal basso e mostrare quegli incroci/angoli che si danno nelle strade dell’altra città, condividere le esperienze di legiferazione imposte dal basso o permeando nuovi spazi di governance indipendente.

Per arrivare ad afferrare che abitare non significa solo avere un tetto sulla testa ma vivere e difendere un territorio in ogni strada, in ogni mondo.

ORE 21: CENA SOCIALE

a seguire dj-set e video

SABATO 6 NOVEMBRE 2010 PRESSO _METROPOLIZ _(VIA PRENESTINA 913)

ORE 10: TAVOLI TEMATICI

*

1) GRANDI OPERE, GRANDI EVENTI: LA CRISI COME OCCASIONE PER LA RENDITA TRA EMERGENZA PERMANENTE E CONTROLLO.

_Olimpiadi, Expo, il ponte sullo stretto e altre grandi infrastrutture intrecciano grandi eventi e grandi opere con un’idea di città immaginata come nuova occasione di sviluppo urbano e di profitto. Dentro questa ipotesi di governo del territorio si disegna da un lato la new town, questa volta non generata da un disastro naturale come a L’Aquila ma pensata come soluzione alla crisi, e dall’altro il centro storico vetrina, securizzato e anestetizzato, pronto per essere venduto a chi offre di più. Nuove colate di cemento intorno alla città vecchia e nuove esclusioni dalla città esistente come opportunità da cogliere. Una sorta di emergenza generale, di catastrofe senza responsabilità definite, nella quale ognuno è chiamato a fare la sua parte. In questo senso la gestione del dopo sisma abruzzese, come l’attacco ai territori messi sotto scacco dalle nocività e colpiti dai grandi imbrogli ecoenergetici di inceneritori e discariche, vorrebbe essere un paradigma convincente che nasconde solo le bugie di una classe politica corrotta e incapace che utilizza forme di gestione della sicurezza e del controllo sociale negando diritti e militarizzando i territori._

Questo focus è chiamato ad approfondire la riflessione sulla trasformazione dei processi produttivi nelle città, di un’economia sempre più urbana e di una crescita dei valori immobiliari senza precedenti, con un nuovo orizzonte che passa dalle delocalizzazioni ai cambi di destinazione d’uso, fino al piano di “housing sociale” nuova fonte di incredibili guadagni per i soliti noti col pretesto di un intervento giustificato dall’ormai ineludibile sofferenza abitativa, dentro una cornice patinata fatta di grandi eventi e archistar._

_La sovranità sul suolo da parte dei cittadini diventa dirimente e l’esercizio di questa, si manifesta attraverso la sottrazione di aree e manufatti alla rendita e alle speculazioni, così come con i progetti di autorecupero e autocostruzione per contrastare dal basso nuovo consumo di suolo e di cielo. Allo stesso tempo l’autodeterminazione delle comunità territoriali che respingono l’arbitrio di un potere repressivo e oppressivo appaiono come l’unica soluzione di una gestione dei rifiuti che ha compromesso la vivibilità dei territori e il diritto alla salute di chi li abita. _

_2)_PRATICHE, STRUMENTI DI AUTORGANIZZAZIONE, TUTELA E IN/FORMAZIONE. SPORTELLI, SPAZI E TERRITORI.

_Le relazioni che si formano dentro i territori sono molteplici nella declinazione del diritto all’abitare. Si incontrano lo sfrattato e l’inquilina cartolarizzata, il migrante e la studentessa fuori sede senza casa, i comitati per la difesa del parco e quelli contro un’installazione nociva, le precarie di un call center e quelli dell’Ikea. Quelli che vogliono la fontanella funzionante e quelli che non vogliono l’antenna sul tetto. Una realtà che necessita di nuovi strumenti di comprensione, di nuove pratiche di conflitto, di informazioni aggiornate e consapevoli._

_Questo gruppo di lavoro vorrebbe definire la nuova cassetta degli attrezzi per affrontare la realtà ed essere capaci di produrre autorganizzazione e di formare nuovo attivismo metropolitano. La comune necessità di conoscere tanto le normative nazionali (vedi la 431/98 o quelle contenute nel Pacchetto Sicurezza) quanto quelle che definiscono quel poco di welfare locale che ancora esiste (dai bandi per le case popolari agli assegni del bonus casa) deve trovare in questo momento di riflessione e scambio di pratiche la forza di costruire nuove rivendicazioni sui territori e allo stesso tempo la capacità di superare il mero vertenzialismo. _

_3)_ DIRITTI DI CITTADINANZA E FORME DI WELFARE METROPOLITANO: LA CITTÀ METICCIA SI DISEGNA DAL BASSO.

_Esperienze comunitarie che si sviluppano nei luoghi occupati, comitati e reti in difesa dei beni comuni, spazi sociali, produzioni culturali indipendenti: l’incontro tra diversità non mercificato e mercificante produce spazio urbano alternativo? Le lotte per i nuovi e vecchi diritti di cittadinanza sono in grado di tracciare un welfare metropolitano?_

_Di questa scommessa sull’uso pubblico della città e del territorio occorre approfondire il senso, confrontare le esperienze, verificare i limiti. La soluzione abitativa dentro uno spazio urbano accogliente e solidale, prodotto dalle pratiche, dall’interazione, dalle relazioni tra chi lo vive, può e deve divenire la forma di riappropriazione del diritto alla città dentro la crisi, fondato sul rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione, sulla libertà di sperimentare nuove forme di economia e di socialità, sulla cura dell’ambiente e il risparmio di risorse naturali._

ORE 16: TAVOLI TEMATICI A CONFRONTO.

Proponiamo un metodo di confronto che valorizzi le discussioni dei tavoli della mattina e lasci spazio alle esperienze e ai percorsi attivi nelle diverse città che parteciperanno senza però trascurare la necessità di giungere non già ad una sintesi bensì alla definizione di uno spazio d’iniziativa comune che sappia contrapporsi con forza all’entità dell’attacco che subiscono i diritti in questo paese. Il percorso sin qui maturato da Abitare nella crisi ha già posto come questione dirimente il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, i cui finanziamenti sono fermi da anni con il conseguente blocco delle graduatorie e delle assegnazioni in molte città italiane, e l’opposizione all’housing sociale che non rappresenta una risposta in termini di diritto all’abitare ma solo un goffo tentativo di rispondere alla crisi globale con nuove colate di cemento per di più su aree e con finanziamenti pubblici. Accanto a questo sarà necessario confrontarsi sulla costante emergenza sfratti molti dei quali dovuti a quella che abbiamo cominciato a definire morosità incolpevole dovuta dal micidiale mix di un caro affitti senza precedenti e di una precarietà di vita che comporta discontinuità di reddito e retribuzioni sempre più basse come quelle di coloro che la sociologia ufficiale definisce _working poors_.

_ORE 22.30: CONTRO LA CRISI ACCENDI LA NOTTE_

Indo e dj Jack (from Junglabeat) presentano il video “Stato di minaccia”

a seguire contributi di:

Assalti frontali  Ill Nano

dj/vj set:

dj Toto | dj Hagga | Gigi&friends

DOMENICA 7 NOVEMBRE 2010 PRESSO OCCUPAZIONE _VIA DEL PORTO FLUVIALE_, 12

ORE 10: ASSEMBLEA PLENARIA CONCLUSIVA

TERRITORI E MOVIMENTI A CONFRONTO SU CONFLITTI, INDIPENDENZA, PROSPETTIVE DI ATTIVAZIONE COMUNE DENTRO E CONTRO LA CRISI

Rifiuti in Campania

2Comunicazione sull’azione di protesta di oggi pomeriggio alla sede della Regione Campania a Roma, in solidarietà alla resistenza delle comunità di Terzigno, vesuviane e del napoletano

Oggi 29 ottobre 2010 alle ore 17 circa decine di attiviste ed attivisti della Roma indipendente hanno segnalato all’indignazione comune e alla protesta solidale la sede della Regione Campania nella capitale della Repubblica, in via Poli, traversa di via del Tritone.
Rifiuti sono stati scaricati nell’androne di una sede che rappresenta presso lo Stato centrale il governo e l’istituzione della Campania che si rendono responsabili dell’intossicazione di un territorio già ferito socialmente e delle sue popolazioni, in nome degli interessi speculativi delle camorre istituzionali e non che si arricchiscono sul ciclo degli inceneritori e delle discariche buone per tutti i veleni nazionali.
Fuochi d’artificio sono stati accessi fuori della sede della Regione Campana in via Poli, in omaggio alla resistenza di Terzigno, di Boscoreale e di tutte le comunità ribelli vesuviane e napoletane, e contro la repressione minacciata e perpetrata da un potere che, avendo paura di qualsiasi presa di coscienza e per prevenirla, non sa far altro che cercare di imporre paura a tutte e tutti.
L’iniziativa sulla sede romana della Regione Campania si è svolta in coincidenza e in cooperazione con quella di attiviste e attivisti napoletani contro la gestione Bertolaso, con l’azione di protesta davanti alla sede della Protezione Civile a Napoli.
Si tratta solo d’un primo esempio e d’una segnalazione, appunto, delle possibilità di legame solidale fra le resistenze al governo della crisi economica, sociale e ambientale, fra le comunità e i corpi che scelgono di muoversi al ritmo della condivisione di consapevolezza e di degna rabbia, in ogni territorio metropolitano, per affermare nell’indipendenza libere e salubri forme di vita contro il potere della paura, dei veleni e della morte.

Roma, 29 ottobre 2010

Roma Indipendente
solidale con le comunità resistenti
di Terzigno, del Vesuvio e di Napoli

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Alcuni link sulla stampa:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/10/29/news/rifiuti_contro_sede_regione_campania_a_roma-8561520/

http://www.apcom.net/newscronaca/20101029_200235_11aab91_101460.html

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/29/rifiuti-la-protesta-di-terzigno-arriva-nel-centro-di-roma/74297/

Un tuffo nel vuoto. Dossier Mondiali Roma 2009

04

Cosa accade quando i territori vengono sfruttati.

MONDIALI DI NUOTO ROMA 2009. CRONACA DI UNA SPECULAZIONE ANNUNCIATA. UN PROGETTO CALATO DALL’ALTO, NESSUNA PARTECIPAZIONE DA PARTE DEI CITTADINI. EPPURE QUALCUNO L’AVEVA DETTO. ECCO COSA SUCCEDE QUANDO I TERRITORI SONO TERRA DI CONQUISTA E NON PROGETTO CONDIVISO.

Qui sotto trovate l’anteprima del pdf per sfogliare il dossier e scaricarlo. Di seguito invece trovate l’introduzione testuale del dossier.

Guarda il servizio del TG3 del 5/8/10

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Intro.

Cosa accade quando i territori vengono sfruttati, saccheggiati, strumentalizzati ?

Cosa accade quando si costruiscono cattedrali nel deserto promettendo ristrutturazioni e migliorie per la cittadinanza?

Cosa accade quando i promotori, i costruttori, che ne hanno tratto vantaggio, e chi dovrebbe gestire finisce sotto inchiesta per tangenti; se poi tutte queste persone, nella città di Roma, appartengono tutti ad una rete che unisce rappresentanti politici, imprenditori, malavita organizzata e settori dell’estrema destra, che cosa accade?

Molto spesso nulla.

Ma , in alcuni casi, un tessuto sociale multiforme, eterogeneo ed attivo si mobilita, si informa ed informa il resto dei cittadini e delle cittadine; in poche parole si indigna e richiede i propri diritti, si riappropria del suo territorio.

Noi siamo donne e uomini, , precari, studenti attivisti che vivono nell’XI municipio e, nello specifico, guardano con attenzione quello che succede nella zona di Valco S.Paolo, dove più di un anno fa iniziavano i lavori di una piscina per i mondiali di nuoto, svolti a Roma a Luglio 2009.

Quell’opera ha trasformato la fisionomia dell’ansa del Tevere, con una vocazione naturale al verde. Ha costruito cemento su cemento. Noi, riuniti in un comitato territoriale insieme ad altre associazioni e cittadini, 2 anni fa, abbiamo impedito che lo scempio fosse ancora più grande; ci siamo mobilitati e ci siamo battuti perché in quell’area fossero costruiti anche delle aree verdi, dei giochi per bambini, che uno spazio fosse riqualificato per gli abitanti del territorio. Ma soprattutto avevamo chiesto ed ottenuto che non fosse distrutta la possibilità di costruire un possibile parco del Tevere.

Inoltre avevamo avuto garanzie che la piscina sarebbe stata impostata nella sua gestione per il soddisfacimento dei bisogni del territorio.

A distanza di 8 mesi dal mondiale dobbiamo tristemente prendere atto dello stato dei fatti.

Ad oggi i lavori per l’area verde non sono stati minimamente attivati e, probabilmente, non lo saranno.

La strada che hanno costruito è un piccolo circuito automobilistico che non ha certo l’accoglienza per le passeggiate dei cittadini, che siano piccoli o grandi.

Ma, soprattutto, la piscina è stata usata 20 giorni a Luglio e, da allora, è stata chiusa ed abbandonata.

Uno spazio vuoto, in parte incompleto, che rimane a simbolo di uno spreco di soldi pubblici, dei nostri soldi. Come in passato (ricordate Italia’90?) nuove cubature di cemento vengono costruite e i soliti noti ci si arricchiscono.

Quello che segue è una raccolta di documenti ed articoli di giornale che provano a raccontare una storia lunga un anno e mezzo, con un triste epilogo, di cui avevamo avuto sentore sin dall’inizio.

Un tempo strettissimo e striminzito in cui la giunta di centro sinistra ha deciso di fare i lavori e la giunta del centro destra li ha attivati con modalità decisamente discutibili. Quindi, tutti hanno le proprie responsabilità.

Ma questo piccolo dossier non serve solo a denunciare lo stato attuale ma, bensì, a rilanciare e a rivendicare!

Vogliamo infatti che la piscina sia completata e messa in funzione come spazio popolare e dunque ai prezzi delle piscine comunali. Ovvero che sia data la possibilità a chi vive questo territorio, chi lo attraversa quotidianamente per lavoro o per studio, di usufruire di uno spazio affinché possa vivere uno sport per tutti/e che significa avere prezzi popolari, fuori dalle logiche della speculazione e libero dai diktat dello sport per soli professionisti.

Inoltre vogliamo che vengano ultimati i lavori dell’area verde in carico al Comune, per garantire uno spazio di socialità e possibilità di accedere ad una area verde, a partire dai bambini.

Vogliamo che ci venga restituito il nostro territorio e che vengano garantiti i nostri diritti.

Quando i diritti volano più alti dei grattacieli

DSCN7858Roma, 11 giugno. Questa mattina movimenti e comitati si sono rimessi in cammino intervenendo con una colorita manifestazione ad un convegno della Festa dell’Architettura in corso al MACRO. L’ennesimo convegno, per discutere il futuro di Roma. Per dare logica e lustro alle mirabilianti uscite del Sindaco di Roma (“Basta con il tabu dei grattacieli”) e soprattutto ai suoi desideri ormai non più tanto nascosti: servire ancora una volta Roma su un piatto d’argento al gran banchetto della rendita e della speculazione; s-vendere la città e le sue risorse nel grande circo globale: la Fiera del cemento è ripartita. Dove sono finiti i reali problemi della città e delle periferie? Come decidere come e cosa realizzare? Ma soprattutto: per chi?
Per questo comitati e movimenti questa mattina si sono rimessi in cammino per dire ad architetti ed urbanisti che non si può essere complici di nuovi scempi, né nascondersi dietro dorate conferenze.

Per ulteriori informazioni: coordinamento.info | abitarenellacrisi.noblogs.org

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Roma, 11 giugno. Questa mattina movimenti e comitati si sono rimessi in cammino intervenendo con una colorita manifestazione ad un convegno della Festa dell’Architettura in corso al MACRO. L’ennesimo convegno, per discutere il futuro di Roma. Per dare logica e lustro alle mirabilianti uscite del Sindaco di Roma (“Basta con il tabu dei grattacieli”) e soprattutto ai suoi desideri ormai non più tanto nascosti: servire ancora una volta Roma su un piatto d’argento al gran banchetto della rendita e della speculazione; s-vendere la città e le sue risorse nel grande circo globale: la Fiera del cemento è ripartita. Dove sono finiti i reali problemi della città e delle periferie? Come decidere come e cosa realizzare? Ma soprattutto: per chi?
Per questo comitati e movimenti questa mattina si sono rimessi in cammino per dire ad architetti ed urbanisti che non si può essere complici di nuovi scempi, né nascondersi dietro dorate conferenze.DSCN7858

Roma, 11 giugno. Questa mattina movimenti e comitati si sono rimessi in cammino intervenendo con una colorita manifestazione ad un convegno della Festa dell’Architettura in corso al MACRO. L’ennesimo convegno, per discutere il futuro di Roma. Per dare logica e lustro alle mirabilianti uscite del Sindaco di Roma (“Basta con il tabu dei grattacieli”) e soprattutto ai suoi desideri ormai non più tanto nascosti: servire ancora una volta Roma su un piatto d’argento al gran banchetto della rendita e della speculazione; s-vendere la città e le sue risorse nel grande circo globale: la Fiera del cemento è ripartita. Dove sono finiti i reali problemi della città e delle periferie? Come decidere come e cosa realizzare? Ma soprattutto: per chi?
Per questo comitati e movimenti questa mattina si sono rimessi in cammino per dire ad architetti ed urbanisti che non si può essere complici di nuovi scempi, né nascondersi dietro dorate conferenze.DSCN7858

Roma, 11 giugno. Questa mattina movimenti e comitati si sono rimessi in cammino intervenendo con una colorita manifestazione ad un convegno della Festa dell’Architettura in corso al MACRO. L’ennesimo convegno, per discutere il futuro di Roma. Per dare logica e lustro alle mirabilianti uscite del Sindaco di Roma (“Basta con il tabu dei grattacieli”) e soprattutto ai suoi desideri ormai non più tanto nascosti: servire ancora una volta Roma su un piatto d’argento al gran banchetto della rendita e della speculazione; s-vendere la città e le sue risorse nel grande circo globale: la Fiera del cemento è ripartita. Dove sono finiti i reali problemi della città e delle periferie? Come decidere come e cosa realizzare? Ma soprattutto: per chi?
Per questo comitati e movimenti questa mattina si sono rimessi in cammino per dire ad architetti ed urbanisti che non si può essere complici di nuovi scempi, né nascondersi dietro dorate conferenze.

Multivercity: multiversità degli studi a Testaccio

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Multivercity nasce lunedi’ 17 maggio 2010 da un percorso di rivendicazione degli spazi all’interno della facolta’ di architettura roma 3. Il padiglione 14 e’ stato rifunzionalizzato dagli studenti per sopperire a carenze di spazio, luoghi ed occasioni di confronto e servizi a danno degli studenti.

“Se abitare vuol dire dar forma agli spazi e alle cose, nella misura in cui noi stessi prendiamo forma dagli spazi e dalle cose, l’ artificio che segna la prassi abitativa identificandola nel costruire, e che si incarna in architetture, in oggetti, in rappresentazioni, si fa luogo di incontro tra la dura pienezza del mondo e la sensibilità di un corpo che l’ organizza in percezioni, desideri, comportamenti elementari”.

Siamo qui come rete sociale, come esperienza d’incontro tra chi tutti i giorni lotta per far vivere i territori della sua città, tra chi lotta per affermare il diritto all’abitare come pratica costitutiva del vivere urbano, tra chi ogni giorno ridà vita, valorizzando e riempiendo di contenuti e socialità gli spazi abbandonati nella nostra città, liberandoli dalle logiche della speculazione e della rendita. Una rete indipendente che mette a valore le esperienze di chi ogni giorno lotta per un’architettura dal basso che attraverso la partecipazione e la consapevolezza, ipotizza trasformazioni sociali e urbane sostenibili. Come chi nell’ università lotta per non essere costretto a diventare un tecnico incompetente e ultra-specializzato, ma un abitante che possa vivere nella e della linfa della città come bene comune, sentire e partecipare delle sue aspirazioni e necessità.

Siamo qui per comunicare con la città e portarla in questo luogo chiuso in se stesso, strutturato in piccole aule dedicate all’esposizione di pochi addetti ai lavori autorizzati a prendere parte ai ragionamenti, alle discussioni ed alle decisioni sulle sorti e sullo svolgimento della vita delle città.

Siamo qui oggi per denunciare le manovre legislative, mediatiche ed economiche che i vari governi, sia locali che nazionali, hanno messo in atto distruggendo, non solo le nostre città, ma l’idea stessa che i territori siano di chi li abita e di chi legge l’insieme delle relazioni materiali ed immateriali che in essi si sviluppano come bene comune e non come proprietà di chi governa attraverso le regole del mercato e del profitto.

Vogliamo denunciare in questa giornata la figura dell’architetto e dell’urbanista servo delle speculazioni economiche, sordo alla complessità dei bi/sogni sociali, sordo alle nostre aspirazioni e alla nostra creatività e muto perché complice dell’incomunicabilità.

Lavoriamo ogni giorno per costruire una pratica dell’abitare basata sulla visione comune del territorio per costruire nella nostra alterità un modello indipendente dell’economia e delle relazioni sociali, perché non è possibile dividere il territorio da chi lo abita, e abitare un territorio non è solo disporre di una casa, ma muoversi, scambiare, produrre saperi ed avere delle garanzie sociali. Crediamo che il disastro dei nostri territori non dipenda solo dall’assenza di una legislazione adeguata, quanto piuttosto dalla progressiva trasformazione culturale che ha relegato in fondo alla scala dei valori la qualità della vita dei cittadini e ha assunto il valore di mercato quale unico metro per l’idea di città che hanno in mente questi signori.

Siamo qui per palesare la dicotomia tra la vitalità spontanea e autonoma dei percorsi individuali e collettivi che attraversano la città, rappresentata dalle ipotesi in parte raccontate dai progetti sociali ed urbani che stiamo presentando e la fredda rigidezza e candida lontananza dei discorsi tecnici-accademici-istituzionali che guidano la “pianificazione” urbana e sociale delle speculazioni e delle rendite.

“Abitare è come venire al mondo e venire al mondo è già abitare”.

COSA E’ MULTIVERCITY. Multivercity nasce lunedi’ 17 maggio 2010 da un percorso di rivendicazione degli spazi all’interno della facolta’ di architettura roma 3. Il padiglione 14 e’ stato rifunzionalizzato dagli studenti per sopperire a carenze di spazio, luoghi ed occasioni di confronto e servizi a danno degli studenti.

All’interno si e’ subito iniziato a configurare lo spazio secondo i propri bisogni e le proprie esigenze. Non a caso al centro delle 3 campate dello stabile e’ nato uno spazio assembleare, ma anche uno spazio studio, un cineforum, un spazio libero di esposizione artistica, fotografica e dei lavori degli studenti.

Le attività’ all’interno si sono divise in due filoni:

  • Laboratorio Autonomo di Progettazione sociale e Autorecupero
  • Teoria e pratica dialogano in dicotomia per una riqualifica dello stabile
  • Laboratorio di Autoformazione

Sapere è potere, creare degli spazi all’interno della facolta’ per affrontare tematiche che arricchiscano realmente il proprio bagaglio personale e vengano riconosciute come valore dal’ Universita’.

Nonostante l’ampia partecipazione di studenti, la solidarietà’ di ricercatori e docenti, dopo una settimana e mezza di occupazione in cui i Laboratori stavano raggiungendo i primi risultati, l’Ateneo di Roma 3 il 27 maggio regala una gratuita saldatura dei cancelli a Multivercity, accompagnata da una preventiva lettera del preside pubblicata tra gli avvisi per gli studenti sul sito della facoltà’. La lettera e’ stata accolta dagli studenti con stupore e meraviglia in quanto la rifunzionalizzazione di un capannone abbandonato, ma agibile, e’ stata definita “una manifestazione di arroganza, di inciviltà e di prepotenza che non può essere accettata da un’istituzione che ha il suo fondamento nei principi di uguaglianza, tolleranza e rispetto reciproco” secondo le parole di F. Cellini preside della facoltà’. La risposta degli studenti a questo atteggiamento di totale chiusura al dialogo è la convocazione di un appuntamento cittadino

a Multivercity/padiglione 14 (via Aldo Manuzio 72) lunedì’ 31 dalle 10 e 30 in poi per presentare i laboratori e il percorso di autoformazione che sta’ nascendo all’interno dello spazio e condividere il percorso con le realtà’ che operano nel quartiere di Testaccio e nella città’.

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