Anonymous, l’ora della guerra lampo

Il collettivo di cyberattivisti ha sferrato un attacco ai siti delle organizzazioni neonaziste. Portatori di odio, si legge nel comunicato. E un’altra operazione arriva in favore dei dissidenti iraniani

Questa volta gli attivisti di Anonymous se la prendono con i neonazisti attivi in Rete. È stato ribattezzato “Operazione Blitzkrieg” il cyberattacco condotto contro l’ideologia nazista che ha generato e continua a generare odio e tragedie nel mondo.

“Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la vostra ideologia ha affondato il mondo nel caos. Avete provocato una piaga conosciuta come antisemitismo e inculcato il razzismo nelle vostre coscienze allo scopo di far accettare al mondo queste idee come assodate, la maggior parte delle quali senza essere discusse” si legge nel comunicato redatto dal collettivo di attivisti. Gli Anonymous sostengono, inoltre, che il nazismo e la politica da esso ispirata siano stati causa della Guerra Fredda. La colpa più grave addebitata al nazismo è il pensiero fondato sull’abbinamento tra il mito dell’industrializzazione e il massacro di massa, costato la vita a 6 milioni di persone.

Per questi motivi e per le ingiurie che ancora oggi gruppi di neonazisti muovono contro i disabili e persone che non hanno colpe, il gruppo ha già lanciato attacchi contro l’ala più estremista della destra tedesca e alcuni siti neonazi tra cui Rocknord.net, Thiazi.com, Wolfsfront.com e 01mai2011.de.I cyberattivisti hanno anche chiesto aiuto ai propri sostenitori nell’identificare altri siti di ritrovo di neonazisti allo scopo di raccogliere altre informazioni e coordinare futuri attacchi.

E l’impegno del collettivo arriva fino in Iran con l’appoggio alla guerra online condotta dai dissidenti al regime.

Con “Operation Iran”, gli Anonymous hanno lanciato una serie di attacchi DDoS e lasciato messaggi su alcuni siti precedentemente caduti sotto scacco dell’Iran Cyber Army nel giorno della festa internazionale del lavoro, il primo maggio.

Il comunicato di appoggio ai dissidenti iraniani recita: “La gente dell’Iran ha la stima degli Anonymous e del resto del mondo. Vediamo che l’Iran soffre ancora nelle mani di coloro che detengono il potere. Il vostro governo detiene il controllo e cerca di reprimervi. Gente dell’Iran, i vostri diritti appartengono a voi”.

segue comunicato di Anonymous:

Cyber activists associated with Anonymous have kicked off a digital campaign against neo-Nazis on the Internet.

“Your incomprehensible actions, and your reluctance to accept the freedom and equality that every single human being possesses by right from birth, causes the birth to hatred and worldwide racism,” the group explained in an online communiqué.

“After the first World War, your ideology plunged the world into chaos. You took over a plague, known as anti-Semitism, and made sure that racism was drilled into our collective consciousness, in order for humanity to accept this crude ideas as given, mostly without ever questioning them.”

Anonymous also emphasized that Nazi ideology and politics have not only blurred individual perception, but prompted a bloody Cold War which lasted decades.

“The Holocaust against the Jews, the Sinti and the Roma, your so called ‘euthanasia’ imposed on disabled people, all of them are considered the cruel climax of the Second World War, to a cost of 6.000.000 innocent people’s lives. You have combined the ideals of industrialization with the abomination of mass murder, a circumstance that led to destruction of human life, in a scale never seen before.

“All this are known facts and yet you are still following and spreading such ideals, in order to enhance the symbolism of this despicable hate further. You are still causing injuries and killing people, people who have that done nothing against you, and yet you do it partly out of disgust or simply for your own personal pleasure.”

According to Anonymous, such behavior – including attacks against helpless refugees and immigrants – has prompted the group to take “crucial actions” against neo-Nazi activity online.

“This behavior can no longer be tolerated. You have convicted yourself to many crimes against humanity… With this hypocritical attitude and your drive to become a mirror of your inspirational criminals, you have brought the attention of the collective known as Anonymous upon yourself.”

Indeed, the group has already launched attacks against a number of (German) extremist right-wing and neo-Nazi sites, including Rocknord.net, Thiazi.com, Wolfsfront.com and 01ma12011.de.

Anonymous is currently asking its supporters to help identify additional sites “where Nazis gather,” collect relevant data and coordinate future attacks.

“Can you accept an uprising of fascist hate and violence spreading propaganda through your Internet? [So] get in Operation Blitzkrieg and fire your LAZOR!!11!

Fonte: http://punto-informatico.it/3149823/PI/News/anonymous-ora-della-guerra-lampo.aspx

La casa è un diritto: la lotta dei movimenti non si ferma

Comunicato dei Movimenti per il Diritto all’Abitare. Si è tenuto oggi a partire dalle ore 10.00 presso il Ministero delle Infrastrutture a Porta Pia un importante tavolo interistituzionale, da tempo richiesto a gran voce dai movimenti, che ha visto la partecipazione del Ministro Matteoli, del Sindaco di Roma Alemanno e dell’ Assessore alla Casa Antoniozzi; non della governatrice del Lazio Polverini, ci è stato detto per seri impegni di carattere personale. Nel tavolo, articolato in una prima parte esclusivamente istituzionale ed in una seconda allargata alla partecipazione dei rappresentanti dei movimenti, si sono affrontate in particolare le questioni legate alla dismissione del patrimonio degli enti previdenziali, degli sfratti, della necessità di realizzare un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica. Nell’incontro, che fra luci ed ombre, giudichiamo complessivamente come un passo avanti, ci è stata comunicata la volontà di affrontare in uno specifico incontro congiunto con i Ministeri dell’Economia e degli Affari sociali la drammatica situazione in cui versano gli inquilini degli enti previdenziali; la volontà di studiare provvedimenti che offrano maggiori tutele alle persone e alle famiglie sotto sfratto, considerando quindi, anche le numerosissime situazioni di morosità cosiddetta “incolpevole”. Si è messa a fuoco, soprattutto, la necessità di realizzare con urgenza un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica che, anche a fronte dei provvedimenti predisposti in merito dal Comune di Roma, dia una risposta solida e strutturale al disagio e all’emergenza con cui sempre più persone nella capitale sono quotidianamente costrette a fare i conti. L’obiettivo è quello di definire, entro un periodo di massimo due mesi, un protocollo sull’emergenza abitativa in cui vengano fissate le responsabilità ed i compiti di ciascuna istituzione e soprattutto garantiti tempi e risorse certe per la realizzazione delle case popolari. Il Comune di Roma ha già annunciato in questo senso, la prossima adozione di un provvedimento che individuerà le aree da destinare al piano casa. Il problema centrale, dunque, appare soprattutto quello delle risorse. Non sono infatti sufficienti i finanziamenti relativi ai fondi ex GESCAL – fra i 100 ed i 200 mln di euro – ancora colpevolmente non spesi. Occorre su questo terreno, acquisire la disponibilità della Regione Lazio ad investire i fondi stanziati per l’edilizia sovvenzionata, e soprattutto uno sforzo immediato e consistente da parte del governo. La disponibilità sembra esserci, ma, come abbiamo sottolineato già troppe volte, questa non è l’ora delle chiacchiere ma quella dei fatti. La situazione esplosiva in cui sono costretti a vivere tanti “precari della casa” a Roma come in altre città è oramai insostenibile e non permette di attendere oltre. Per questa ragioni deve essere mantenuto l’impegno a riconvocare entro 15 giorni il tavolo interisituzionale. Come movimenti per il diritto all’abitare proseguiremo, con sempre maggiore forza e determinazione la mobilitazione e la lotta. Molte saranno infatti le manifestazioni che avranno luogo nella giornata di domani in molte città d’Italia (Milano, Firenze, Bologna etc. ), promosse dalla rete “Abitare nella Crisi”.

Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa
Blocchi Precari Metropolitani
Comitato Obiettivo Casa

Precarietà e territori

Tavolo di discussione su precarietà e territori

I territori, che vogliamo considerare sin da subito tra i beni comuni da difendere e su cui organizzarsi, subiscono l’attacco speculativo della rendita, dei capitali finanziari e delle cricche d’affari. La mano della speculazione che non subisce momenti di crisi si allunga sul ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti, sulle grandi opere costose inutili e dannose, sui grandi eventi dall’expo 2015 alle Olimpiadi di Roma 2020 e persino sulle catastrofi di terremoti, alluvioni e smottamenti. Ogni giorno in Italia, spesso in deroga ai piani urbanistici che si vanno via via deregolamentando, si consumano 100 ettari di suolo (come 100 campi da calcio) per farne centri commerciali e case che non verranno vendute eppure oggi i piani casa del governo e delle regioni continuano ad agevolare il settore delle costruzioni che lamenta crisi concedendo ricchi premi di cubatura e facili condoni. Paghiamo dunque la crisi anche attraverso la nuova corsa al cemento, il caroaffitti, l’invivibilità delle nostre città. La precarietà investe tutti gli ambiti della nostra vita, abitiamo nella crisi.

Sottrarre terreno metro dopo metro alla rendita, significa difendere i territori dalla devastazione ambientale, dalla loro messa a valore dentro progetti che producono solo nuova precarietà. Significa conquistare dal basso il diritto all’abitare per tutti, il diritto alla salute e ad un ambiente sano, a spazi pubblici e sociali fuori dalla logica del profitto.

Dentro questa terza edizione degli stati generali della precarietà, con i movimenti e le soggettività che li attraverseranno, vorremmo consolidare alcuni elementi di riflessione collettiva e di rivendicazione.

Ragionare inoltre le pratiche, nella continua sperimentazione anche intorno alla proposta dello sciopero precario intendendo la vita sociale e la produzione di valore dei territori al centro dei processi di precarizzazione e lo sciopero come pratica comune per contrastare i profitti e affermare un punto di vista precario contro la precarietà che ci impongono.

12 e 13 Giugno, Referendum per l’Acqua Bene Comune

Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini hanno sottoscritto i referendum per togliere la gestione del servizio idrico dal mercato e i profitti dall’acqua.

Lo hanno fatto attraverso una straordinaria esperienza di partecipazione dal basso, senza sponsorizzazioni politiche e grandi finanziatori, nel quasi totale silenzio dei principali mass-media.

Grazie a queste donne e questi uomini, nella prossima primavera l’intero popolo italiano sarà chiamato a pronunciarsi su una grande battaglia di civiltà: decidere se l’acqua debba essere un bene comune, un diritto umano universale e quindi gestita in forma pubblica e partecipativa o una merce da mettere a disposizione del mercato e dei grandi capitali finanziari, anche stranieri.

Noi che ci siamo impegnati nelle mobilitazioni del popolo dell’acqua, nelle battaglie per la riappropriazione sociale dei beni comuni e per la difesa dei diritti pensiamo che i referendum siano un’espressione sostanziale della democrazia attraverso la quale i cittadini esercitano la sovranità popolare su scelte essenziali della politica che riguardano l’esistenza collettiva.

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Per consentire la massima partecipazione, chiediamo che il voto referendario sia accorpato alle prossime elezioni amministrative e che prima della celebrazione dei referendum si imponga la moratoria ai processi di privatizzazione.

Crediamo anche che il ricorso all’energia nucleare sia una una scelta sbagliata perché è una fonte rischiosa, costosa, non sicura e nei fatti alternativa al risparmio energetico e all’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Siamo convinti che una vittoria dei SI ai referendum della prossima primavera possa costituire una prima e fondamentale tappa, non solo per riconsegnare il bene comune acqua alla gestione partecipativa delle comunità locali, bensì per invertire la rotta e sconfiggere le politiche liberiste e le privatizzazioni dei beni comuni che negli ultimi trent’anni hanno prodotto solo l’impoverimento di larga parte delle popolazioni e dei territori e arricchito pochi gruppi finanziari con una drastica riduzione dei diritti conquistati, determinando la drammatica crisi economica, sociale, ecologica e di democrazia nella quale siamo tuttora immersi.

Cambiare si può e possiamo farlo tutte e tutti assieme.

VOTA SI’ AI REFERENDUM PER L’ACQUA BENE COMUNE!

SI’ per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni,

dei diritti, della democrazia

Referendum Acqua

Più case nelle caserme. Incontro pubblico a Porto Fluviale

18 febbraio ore 17,30
presso la ex caserma di via del Porto Fluviale, 12

La delibera 8/2010 del Comune di Roma da il via ad un’operazione di vendita su larga scala di un patrimonio pubblico immenso e di grande valore come le 15 caserme presenti nel cuore del territorio metropolitano e dismesse dal ministero della difesa.
La scelta della privatizzazione che il Comune di Roma ha preso indica ancora una volta la volontà di questa amministrazione di abdicare al proprio ruolo di pianificazione, progettazione e decisione, possibilmente in accordo con i territori interessati, sulle trasformazioni urbane e il miglioramento della qualità della vita attraverso la creazione di nuovi servizi sempre troppo carenti. Il riutilizzo pubblico delle caserme permetterebbe di risparmiare soldi e tempo sulla realizzazione di servizi che altrimenti vedremmo solo con il cannocchiale e, rimanendo all’interno di territori già strutturati, ridurrebbe la necessità di nuove cementificazioni che ci sottraggono verde ed estendono a dismisura i confini di una città in cui diventa sempre più difficile muoversi da una parte all’altra.
Spetta ancora una volta a noi cittadini, alle associazioni attive nei quartieri, ai movimenti per i diritti sociali come quello ad un abitare dignitoso e accessibile mobilitarci per impedire che nei nostri quartieri si verifichino operazioni dal sapore meramente speculativo privandoci per sempre della possibilità di utilizzare questa immensa risorsa, di aree ed edifici già pubblici, che con pochissimi investimenti potrebbero essere recuperati per le esigenze sociali, in alcuni casi drammatiche, che attraversano questa città. Soluzioni in termini di accoglienza e assistenza alloggiativa da approntare in tempi brevi per rispondere alla grande richiesta abitativa che non trova risposte, ma anche nuovi spazi per le biblioteche comunali che non sono un lusso ma un servizio assolutamente indispensabile nei tanti quartieri dormitorio di questa città così come gli asili nido che non bastano mai e quant’altro. Dopo aver contestato duramente la delibera sulle caserme, strappando qualche lieve miglioramento che ancora non ci soddifa, siamo oggi pronti a rilanciare una battaglia sulla riqualificazione urbana basata sul recupero per fini pubblici del patrimonio in disuso all’interno di una contestazione più ampia contro i processi di privatizzazione e precarizzazione con cui il Sindaco sta governando la città di Roma al tempo della crisi.
Per questo parteciperemo alla mobilitazione del 19 febbraio prossimo contro gli Stati generali di Alemanno per una Roma bene comune.
L’assemblea sarà inoltre l’occasione per la presentazione delle iniziative che il neonato comitato cittadino per l’uso pubblico delle caserme intende portare avanti per far sì che in questa città non regni la speculazione e la logica dei profitti ma quella dell’attivazione dal basso e della partecipazione dei territori alle trasformazioni che li riguardano.

Comitato cittadino per l’uso pubblico delle caserme e Movimenti per il diritto all’Abitare

Contro gli Stati Generali di Alemanno e Berlusconi

Cosa sono questi Stati Generali?
La vetrina che il sindaco Alemanno sta allestendo  per presentare in pompa magna alla presenza di Giulio Tremonti e  del sultano Berlusconi,  progetti improbabili e devastanti che nulla hanno a che fare con le reali necessità della nostra città. Nono sono idee sue ma dei costruttori e dei potenti che vogliono ancora una volta saccheggiare le risorse della città, facendo di Roma LA CAPITALE DEL CEMENTO, DELLA CRISI E DELLA PRECARIETA’.Si parlerà di radere al suolo Torbellamonaca invece che di riqualificarla; di realizzare “isole artificiali” e di altro cemento da rovesciare sul “Mare di Roma” per fare case ed alberghi di lusso; si parlerà delle speculazioni che già coinvolgono l’EUR come tanti altri quartieri della città; di come regalare le caserme ai privati; di come privatizzare ulteriormente servizi pubblici fondamentali come Acqua, Luce, Rifiuti, Asili e Scuole. Di come spacciare  il cosiddetto  housing sociale per una soluzione al problema della casa. Di come disegnare a colpi di razzismo una città ancora più fragile ed escludente. Si parlerà di come S/VENDERE ROMA e i suoi abitanti.
Facciamo i seri! Roviniamo la Vetrina di Alemanno e Berlusconi!
Siamo quelli in difesa dei territori e del verde dall’aggressione del cemento. Siamo quelli per l’acqua e per i servizi pubblici contro la privatizzazione di Acea, Ama, Atac, degli Asili.Siamo lavoratori ed utenti scontenti del trasporto pubblico sempre più insufficiente, sempre  meno pubblico. Siamo quelli che si sono veramente stancati di vedere quanti bambini/e rimangono fuori dagli asili pubblici.Siamo il mondo della cultura a cui si continuano a tagliare fondi e a chiudere spazi.Siamo quelli che non riescono a pagare affitti e mutui e reclamano case popolari.

Siamo precari e precarie che reclamano tariffe sociali e reddito garantito per tutti e tutte.

I “Magnifici 7″ ce l’hanno fatta dopo undici giorni sul tetto della Regione Lazio

Ventidue giorni dopo la grande manifestazione del 25 novembre, in cui i movimenti contro la crisi, contro ogni forma di precarietà (abitativa, lavorativa, ambientale, sanitaria) e contro le politiche e le scelte della Regione Lazio; dopo l’arrampicata di 7 precari che hanno passato undici giorni e notti al gelo sulle impalcature del palazzo della regione alla Garbatella, finalmente Renata Polverini si è degnata di concedere un incontro politico sulle questioni sollevate dai movimenti.

Una serie di quattro incontri: i primi due saranno lunedi 20 dicembre  incontro sulle politiche sulla casa, mentre il 23 sullo sblocco dei fondi per il Reddito Garantito che i beneficiari attendono da più di un anno.

La scorsa è stata dunque l’ultima notte sulle impalcature della Regione Lazio per i “Magnifici 7” dei Movimenti uniti contro la crisi che si sono arrampicati lo scorso 6 dicembre per ottenere un incontro con la presidente della Regione Lazio Renata Polverini che ha chiuso per settimane ogni spiraglio di dialogo, permettendo addirittura alla celere di caricare il presidio di sostegno ai 7 sul tetto.

Venerdì 10 dicembre, un secondo corteo molto partecipato ha continuato a chiedere un incontro politico agli assessori della Regione. La data per un tavolo tra movimenti e istituzioni sembrava vicina. Ma dopo il rifiuto della Polverini ad ogni incontro, offesa da una contestazione in contemporanea ad Ostia, i movimenti hanno occupato simbolicamente la Cristoforo Colombo.

Alcuni dei 7 precari arrampicati da 11 giorni sulle impalcature della regione lazio oggi hanno accusato principi di congelamento. Dal presidio sottostante si è avanzata la richiesta di far salire un medico che potesse valutarne le condizioni fisiche ma la Polverini aveva negato l’autorizzazione.
Intanto la prossima settimana ulteriore manifestazione unitaria dei movimenti uniti contro la crisi per lunedì 20 dicembre presso la sede del consiglio regionale della pisana in occasione della discussione del bilancio “lacrime e sangue”.

17 dicembre. Comunicato dei “Movimenti uniti contro la crisi, le nocività e le devastazioni ambientali”

Dai Ponteggi alla Pisana. La lotta continua nelle strade, nelle piazze, nei territori.

Dopo quasi un mese di mobilitazioni continue e undici giorni trascorsi da sette precari sui ponteggi della sede della Giunta regionale, ieri pomeriggio intorno alle 16.30 si è svolto un incontro tra una delegazione dei movimenti e dei sindacati di base con l’assessore al Bilancio Cetica, con il dott. Ronghi e il dott. Zoroddu.

In questa prima interlocuzione si sono affrontati i temi dei quattro tavoli tematici sulle questioni sollevate con la manifestazione del 25 novembre e con le iniziative successive. La comunicazione ufficiale del primo di questi tavoli, sul lavoro, sul precariato, sul reddito e la formazione, è stata consegnata dall’assessore Cetica tramite una lettera firmata dalla governatrice Poverini. Il confronto è convocato per il 23 dicembre alle ore 15 e sarà coordinato dall’assessore Zezza.

Un tema ampiamente dibattuto ha riguardato l’emergenza abitativa. Il confronto su questo deve essere urgente e contestuale alla discussione del bilancio in consiglio regionale. Come movimenti abbiamo chiesto che il tavolo sulla casa venga fissato anch’esso per il 23 dicembre. L’assessore Cetica si è impegnato a comunicare data e ora lunedì prossimo.

Gli altri due momenti di confronto con data da stabilire riguarderanno uno, rifiuti, ambiente e territorio e l’altro sanità, consultori e diritto alla salute.

Sulla questione abitativa si è concordato sulla necessità di arrivare ad un protocollo regione-comune per definire con chiarezza risorse disponibili, aree e tipologia abitativa. Più volte i movimenti hanno ribadito la necessità che dal bilancio non vengano tolti i soldi destinati all’edilizia sovvenzionata, come invece adesso sta avvenendo.

Considerando l’incontro finalmente politicamente autorevole e i segnali indubbiamente importanti, pur sapendo che concretamente il confronto inizia adesso e che sui risultati bisognerà ancora battagliare, i movimenti e i sindacati di base decidono, condividendo il giudizio positivo con i/le sette arrampicati/e da undici notti sui ponteggi, di lasciare le impalcature e concentrarsi sulla mobilitazione di lunedì 20 dicembre alle ore 10 presso il consiglio regionale in via della Pisana.

Grazie alla resistenza e al coraggio di chi ha passato quasi trecento ore consecutive al freddo dei ponteggi, alla generosità di chi si è dato il cambio giorno e notte nel presidio sotto la Regione, la manifestazione di lunedì 20 dicembre assume una valenza importantissima per tutti e tutte. Invitiamo coloro che si sono mobilitati in questi giorni a non far mancare la loro presenza e a non abbassare l’incredibile livello tenuto finora sia qualitativamente che numericamente. Durante la giornata è previsto un confronto con la conferenza dei capigruppo e la delegazione dei movimenti e dei sindacati dovrà rappresentare tutta la ricchezza fin qui mostrata.

Al freddo e al gelo

Non è l’inizio di una canzoncina natalizia, ma è la situazione in cui si trovano da undici giorni 7 tra precari
e lavoratori al tredicesimo piano della sede della Giunta regionale sopra un ponteggio e senza le minime
condizioni di sicurezza. Le condizioni fisiche degli occupanti peggiorano di ora in ora, ma dalla Regione
non arriva alcun segnale di disponibilità. Una sensibilità, quella della Polverini, pari allo zero come le
temperature che si stanno registrando a Roma in queste notti.

La tenacia con la quale si resiste sulle impalcature è eroica e non mostra cedimenti. Siamo molto
preoccupati per la salute dei nostri compagni e delle nostre compagne, che senza ottenere risultati tangibili
non vogliono mollare, per questo abbiamo deciso di chiedere che un medico di nostra fiducia possa salire
da loro per constatare la loro condizione fisica.

Alle ore 15 è convocata una conferenza stampa per dare le informazioni che ci fornirà il medico, sempre se
le forze dell’ordine consentiranno la sua salita dato che da ieri il controllo intorno al presidio sottostante
il ponteggio è notevolmente aumentato per impedire qualsiasi tentativo di dare il cambio a chi resiste da
dieci notti sulle impalcature.

Rimane inalterato il nostro convincimento. Il bilancio regionale deve essere messo in discussione perché
contiene una manovra finanziaria con tagli violenti sulle politiche abitative, con la cancellazione dei
finanziamenti per la legge sul reddito minimo garantito, l’azzeramento del sostegno ai consultori pubblici,
l’eliminazione di gran parte dei soldi per le borse di studio, l’abbassamento generalizzato delle misure di
welfare e degli ammortizzatori sociali. Per questo lunedì 20 dicembre ci mobiliteremo ancora, questa volta
presso la sede del Consiglio regionale in via della Pisana dalle ore 10 di mattina, durante la discussione del
Bilancio.

Roma, 16 dicembre 2010

Movimenti uniti contro la crisi, le nocività e le devastazioni ambientali

Articoli 10 dicembre [Repubblica Corriere Messaggero]

Video [manifestazione 10/121a notte2a notte3a nottecariche al presidio]

Le cariche del 6 dicembre.

[media id=1 width=400 height=300]

6 DICEMBRE 2010. Poco dopo le 16:00, i lavoratori e lavoratrici, i precari e le precarie, i senza casa, gli attivisti e cittadini contro le nocività e la distruzione ambientale, sono state caricate e malmenate dalle forze dell’ordine dopo l’ordine chiaro della fascista Polverini. La carica violenta, inspiegabile ed inaudita è partita e non ha risparmiato nessuno, uomini donne e bambini, malmenati e cacciati dalla Ragione Lazio, mentre 7 persone sono ancora sul tetto della regione.

E’ evidente che la paura di questi buffoni che governano il paese, la regione ed il comune li porta ad usare l’unica forma di politica che conoscono, il manganello. Al momento ci sono diverse persone ricoverate in ospedale, o in attesa di ambulanza sotto la Regione, nel mentre il resto del presidio non demorde e si è spostato a bloccare la Cristoforo Colombo, dove centinaia di persone sono sedute sulle strisce pedonali.

Oltre a ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma diamo appuntamento a tutti e tutte sotto la sede della giunta comunale del Lazio, in Via Cristoforo Colombo, per dare una solidarietà attiva alla lotta dei Movimenti Uniti contro la crisi, e per dire alla Polverini ed alla sua giunta di buffoni e palazzinari, che non ci fermeranno mai.

SENZA RISPOSTE DAL TETTO NON SCENDEREMO!

MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI

STAMPA

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_dicembre_6/regione-lazio-occupato-tetto-18120440359.shtml

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/12/06/news/emergenza_casa_blitz_regione-9879216/

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=129592&sez=HOME_ROMA

LEGGI ANCHE: I movimenti uniti contro la crisi e la Regione Lazio

CARICHE ALLA REGIONE LAZIO 6 DICEMBRE 2010

Da pochi minuti, erano passate da poche le 16:00, i lavoratori e
lavoratrici, i precari e le precarie, i senza casa, gli attivisti e
cittadini contro le nocività e la distruzione ambientale, sono state
caricate e malmenate dalle forze dell'ordine dopo l'ordine chiaro della
fascista Polverini. La carica violenta, inspiegabile ed inaudita è
partita e non ha risparmiato nessuno, uomini donne e bambini, malmenati
e cacciati dalla Ragione Lazio, mentre 7 persone sono ancora arrampicate
sul tetto della regione.
E' evidente che la paura di questi buffoni che governano il paese, la
regione ed il comune li porta ad usare l'unica forma di politica che
conoscono, il manganello.
Al momento ci sono diverse persone ricoverate in ospedale, o in attesa
di ambulanza sotto la Regione, nel mentre il resto del presidio non
demorde e si è spostato a bloccare la Cristoforo Colombo, dove centinaia
di persone sono sedute sulle strisce pedonali.
Oltre a ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma diamo
appuntamento a tutti e tutte sotto la sede della giunta comunale del
Lazio, in Via Cristoforo Colombo, per dare una solidarietà attiva alla
lotta dei Movimenti Uniti contro la crisi, e per dire alla Polverini ed
alla sua giunta di buffoni e palazzinari, che non ci fermeranno mai.
SENZA RISPOSTE DAL TETTO NON SCENDEREMO!
CARICHE ALLA REGIONE LAZIO 6 DICEMBRE 2010

Da pochi minuti, erano passate da poche le 16:00, i lavoratori e

lavoratrici, i precari e le precarie, i senza casa, gli attivisti e

cittadini contro le nocività e la distruzione ambientale, sono state

caricate e malmenate dalle forze dell'ordine dopo l'ordine chiaro della

fascista Polverini. La carica violenta, inspiegabile ed inaudita è

partita e non ha risparmiato nessuno, uomini donne e bambini, malmenati

e cacciati dalla Ragione Lazio, mentre 7 persone sono ancora arrampicate

sul tetto della regione.

E' evidente che la paura di questi buffoni che governano il paese, la

regione ed il comune li porta ad usare l'unica forma di politica che

conoscono, il manganello.

Al momento ci sono diverse persone ricoverate in ospedale, o in attesa

di ambulanza sotto la Regione, nel mentre il resto del presidio non

demorde e si è spostato a bloccare la Cristoforo Colombo, dove centinaia

di persone sono sedute sulle strisce pedonali.

Oltre a ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma diamo

appuntamento a tutti e tutte sotto la sede della giunta comunale del

Lazio, in Via Cristoforo Colombo, per dare una solidarietà attiva alla

lotta dei Movimenti Uniti contro la crisi, e per dire alla Polverini ed

alla sua giunta di buffoni e palazzinari, che non ci fermeranno mai.

SENZA RISPOSTE DAL TETTO NON SCENDEREMO!

MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI.

MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI.

Roma Tre, continua l’occupazione del Dams

Comunicato Dams Occupato a Roma Tre

Roma, 16 dicembre 2010

Il 14 dicembre gli studenti e le studentesse di Roma Tre hanno sfilato numerosissimi in corteo partendo da via Ostiense; arrivati davanti il Rettorato hanno sottolineato che, nonostante il rinvio della seduta del Senato Accademico in seguito alla mobilitazione degli studenti, la loro attenzione rimane alta nei confronti del progetto di creazione di una Fondazione di diritto privato nell’Ateneo, di una scuola di eccellenza e di una Agenzia di ricerca.

Il corteo ha poi proseguito, unendosi a Piramide con gli studenti dei Licei e con altre realtà sociali territoriali. La manifestazione ha avuto il suo culmine nel concentramento generale a Piazza del Popolo, che è stata teatro di scontri violenti tra l’esasperazione dei manifestanti e le azioni di stampo fortemente repressivo delle Forze dell’Ordine, che sin dalle prime ore della mattina hanno tentato di disperdere e dividere con la forza il corteo, mettendo in molti casi in pericolo l’incolumità della gente che sfilava per le strade. In particolare, duranti gli scontri in via del Corso, la folla presente a Piazza del Popolo ha subito una carica da parte delle camionette della Guardia di Finanza che hanno schiacciato la folla verso gli archi di Piazzale Flaminio, senza valutare la possibilità di vie di fuga per i manifestanti. La strada non era stata, infatti, chiusa al traffico.

Già dalla serata del 14, sono stati messi in atto tentativi di isolamento delle azioni violente rispetto alla totalità del corteo; si è cercato di manipolare la realtà emersa dalla piazza distinguendo tra buoni e cattivi. Noi ci teniamo a sottolineare come gli scontri nascano da una esasperazione e da una volontà di cambiamento condivisa da tutta la piazza. Il corteo non si è infatti disperso al momento degli scontri, la gente è rimasta a sostegno dei ragazzi che tentavano di oltrepassare i blocchi delle Forze dell’Ordine. Questo è un dato di analisi importantissimo per comprendere il livello di malcontento diffuso nel nostro Paese, siamo stanchi di subire inermi i giochi di potere che si svolgono nei corridoi dei palazzi istituzionali. Eravamo in piazza per sfiduciare dal basso questo governo e in generale tutta la classe politica di questo Paese.

Il Dams di Roma Tre è solidale con i giovani fermati durante gli scontri e ne chiede la LIBERAZIONE IMMEDIATA.

Il Dams di Roma Tre dichiara il proprio stato di OCCUPAZIONE a oltranza fino a:

· La liberazione dei ragazzi arrestati il 14 dicembre

· Il ritiro del DDL Gelmini

· Il ritiro del progetto di Fondazione, scuola di eccellenza e agenzia di ricerca a Roma Tre

· Avvio del processo di concertazione con i movimenti che partono dal basso in merito alle politiche sociali, formative e culturali del Paese

Studenti e studentesse del Dams occupato di Roma Tre

Roma Tre. Occupata facoltà architettura

Oggi, 9 dicembre 2010, l’Assemblea della Facoltà di Architettura Roma Tre, ex Mattatoio, Testaccio, ha occupato i locali dell’Università, a seguito di un partecipato momento di confronto.

All’ interno delle mobilitazioni degli ultimi mesi contro il ddl Gelmini, gli studenti e le studentesse di Architettura hanno deciso di utilizzare lo strumento dell’ occupazione come atto di forza per lanciare un messaggio chiaro e visibile alla città. La ripresa degli spazi dell’ ateneo significa riconquistare tempi e modalità di gestione del proprio presente e futuro, proponendo tale atto come strumento per portare avanti percorsi di opposizione e proposizione sempre presenti all’ interno della facoltà. La crisi dell’ università si inserisce all’ interno del sistema italiano che oggi dimostra palesemente il suo collasso. In quest’ ottica proponiamo un’ università altra, una rivoluzione di contenuti, modalità e tempestiche. Contro un sistema generalizzato che fa della democrazia la sua bandiera nascondendo dietro a tale sipario pratiche di repressione, controllo, autoritarismo, urliamo il nostro dissenso contro tali pratiche e rilanciamo l’autogestione del sapere e delle nostre vite, un’ università reale incontro di persone, teste e cuori che possano utilizzare le loro pratiche per una condivisione del sapere partecipata.

Contro uno stato che ci reprime, contro l’ università dall’ lato, contro una città militarizzata in tutte le sue accezioni, gli studenti e le studentesse di Architettura portano avanti i loro progetti, ribadendo la formazione di Multiversity come multiversità, e occupano i loro spazi per organizzarsi per la data del 14 Dicembre in cui in piazza scenderanno studenti, precari, lavoratori e migranti che finalmente alzeranno la testa per reclamare i loro diritti. Gli studenti e le studentesse di Architettura parteciperanno alla mobilitazione del 14 su più fronti, sia come cittadini, sia come studenti di Roma Tre teatro di una manovra che determineranno i tempi e i modi del sapere. L’ ateneo di Roma Tre, tramite i progetti Astre e Cestia, porta avanti questo intento. Gli studenti fin da subito non sono stati a guardare e hanno contestato questo tipo di processo di privatizzazione e si opporranno in ogni modo all’ approvazione di tali progetti. All’ interno dello scenario internazionale, che vede gli studenti e i movimenti protagonisti in Grecia e a Londra, anche in tutta Italia i movimenti sociali hanno dimostrato di saper ancora esprimere una conflittualità diffusa. A Roma il 14 dicembre ribadiremo la volontà di pretendere un sapere libero e indipendente dalle logiche di profitto attraverso la partecipazione determinata al corteo che assedierà Monte Citorio con la parola d’ ordine “Que se vayan todos”.

“Crediamo che sia utile provare a dire quello che c’ è da dire su la nostra lotta, la battaglia che portiamo avanti ogni giorno, sull’ università per cui stiamo combattendo.

Che è un inizio.

Che sta arrivando.

Non se ne può parlare come di una cosa conclusa, definitiva, ma piuttosto come di un tentativo, una direzione, un sintomo.

E’ un frammento, è un’ architettura inquieta.

E’ uno schizzo materializzato, un abbozzo di architettura. Molto difficile definirlo con precisione. E’ allusivo come la parola detta: utile se se ne può intuire il significato. Prima dell’ idea è importante la posizione di partenza: l’ atteggiamento.

La lotta che portiamo avanti oggi è un esperimento di atteggiamento,è contro il buon gusto preconcetto; manca dello stile, in quanto lo stile è la sostanza del convenzionale, è rivoluzionario, forte, incisivo, diretto.

Quello che vogliamo costruire, il nostro campo di vita e sperimentazione, la nostra università è un edificio che non si può identificare a prima vista. E’ inelegante. E’ schiettamente anti-dottrinario. E’ un criterio di coerenza. Dimostra la continuità della teoria.

Ignora i confini.

Crea un campo di possibilità e esplorazione con curiosità.

E’ locale, nasce da stimoli locali. E’ scomodo: ha una sua personalità precisa.

A tratti è del tutto sperimentale: strutture e uno sviluppo di controstrutture che produce forma..

Qui oggi non stiamo proponendo nessuna generalizzazione, nessun tipo.

Quello che vogliamo costruire è un esperimento sul tema. Non ci si chiede perchè capitino i temi prima di aver visto che cosa comincia a nascere.

Noi qui oggi siamo un esempio di occupazione di spazio.

Proprio per la natura della forma di lotta non c’ è nessuna pretesa di tendere a qualche forma definitiva , non c’è un modo giusto per arrivarvi

Stiamo attuando un esperimento di annullamento dei limiti. La forma che continua a svolgersi da un tema; è una sequenza. La sequenzialità nasce quando finisce un tema e ne inizia un altro.

Le radici delle nostre pratiche affondano spontaneamente, in autonomia, in uno spirito di comunità, costruendo noi stessi.

L università che vogliamo è un centro di culto e di cultura,di politica e di socialità, di ribellione e rivoluzione, un forte contrappeso alle informazioni specializzate che caratterizzano l’ università che ci hanno propinato.

E’ un nuovo esperimento di servizio, di materiali; la forma strutturale deve essere giusta psicologicamente.

Le irregolarità si moltiplicano e riguadagnano terreno.

Esistono luoghi di consonanza matematica,luoghi in cui le cose diventano decisive; quest’ occupazione è uno di quelli”

Studenti e studentesse di Architettura

Roma Tre, Scienze Politiche occupata: comunicato

Comunicato da Scienze Politiche Occupata.

Dopo un’assemblea partecipata, è stato deciso che la didattica nella facoltà di scienze politiche proseguirà normalmente nei prossimi giorni.

Allo stesso tempo l’assemblea ha manifestato l’esigenza di ottenere uno spazio fisso all’interno della facoltà per continuare la mobilitazione contro i progetti “Astre” e “Cestia” del rettore Fabiani. Per questo abbiamo deciso di prenderci l’aula A sita al piano terra della facoltà. Questo sarà uno spazio autogestito, giorno e notte, dagli studenti e dalle studentesse che lo attraverseranno.

Contro il governo, la Gelmini e il rettore Fabiani. DIMISSIONI SUBITO.

Verso il 14 dicembre e oltre.

Assemblea di Scienze Politiche Occupata