Genova - Ma che bello l'agosto in città

riceviamo e diffondiamo:

MA CHE BELLO L’AGOSTO IN CITTA’


“Che bell’estate che sarà, sarà l’estate dei NoTav.. In Valpolcevera si bloccherà e in centro storico si occuperà! “


Fino a pochi anni fa, ad agosto, le città si svuotavano; era il tempo delle ferie, della vacanza, quando la produzione si fermava per un attimo e la “vita” si trasferiva altrove. Sarà pensando a questo scenario, oggi superato dalla “crisi”, che gli aguzzini del COCIV hanno tentato gli espropri delle case e delle terre in Val Polcevera per la realizzazione del Terzo Valico nei primi dieci giorni di agosto; e lo stesso pensiero avrà fatto la Questura di Genova nel decidere di sgomberare la casa occupata di via Giustiniani 19 il 7 di agosto. Questi miseri figuri pensavano che non avrebbero incontrato ostacoli e resistenza, ma hanno fatto male i loro conti. In Val Polcevera sono stati sempre respinti da presidi vissuti da decine di persone, ogni giorno, dalle otto del mattino alla mezzanotte. E in via dei Giustiniani, nell'arco della giornata dello sgombero, hanno visto montare la solidarietà di tanti, trasformatasi in un corteo, in una nuova occupazione in piazza delle Vigne (a cui ne è seguita un'altra pochi giorni dopo in vico Untoria) e in un’assemblea serale molto partecipata. E soprattutto, ciò che gli brucerà e costerà di più, questa duplice resistenza si è saldata in un'unica volontà: sputtanare e creare conflitto, contro chi ci vuole docili e rassegnati.

Occupare case non risponde solo al bisogno di avere un tetto sopra la testa; significa mettere in discussione il senso della nostra vita nella metropoli, scompigliare l'organizzazione totalitaria dello spazio-tempo collettivo, suscitare in noi desideri e un immaginario irriducibilmente altri e conflittuali. Fare un'esperienza di vita in comune, mettere in gioco i rapporti tra le persone, inventare un altro uso della quotidianità; tutto questo implica creare un'amicizia politica che non serve a costruire “l'alternativa alla crisi” o ad unirsi contro di essa, ma a costruire la possibilità di un'altra forma di esistenza. Una casa non sono quattro mura e un tetto; “abitare” vuol dire scegliere un rapporto con il mondo, ed il nostro è incompatibile con quello preconfezionato che ci vogliono imporre. Ogni occupazione è una crepa nella metropoli, un atto di sabotaggio, uno sciopero della normalità. E’ questo spirito a tracimare fuori le mura di un edificio quando avviene uno sgombero, a coinvolgere tanti nell'opporsi alle divise che ci cacciano manganello alla mano e all'infame collaborazione di operai e pompieri. Un'occupazione e uno sgombero segnano materialmente uno dei tanti confini tra la libertà e la schiavitù, tra il piacere inebriante della ribellione e l'ordine opprimente dell'obbedienza. Accettare passivamente tutto o mettersi in gioco. Eseguire ordini o rischiare la libertà.

La stessa energia e passione le abbiamo respirate nei presidi permanenti in attesa di sbirri e COCIV in Val Polcevera. Infinite giornate di chiacchere, bevute e mangiate, a volte faticose ma sempre appaganti, ci hanno permesso di conoscerci a discapito delle identità costruite ad arte dai giornali per creare divisioni. Dalla convivialità è derivata complicità; e dalla complicità la determinazione collettiva con cui gli aguzzini espropriatori sono stati respinti. La solidarietà intesa come sacrificio di sé per gli altri non può spiegare il senso di quanto si è vissuto in queste giornate. Non abbiamo fatto qualcosa per gli altri, lo abbiamo fatto per noi stessi. Non difendiamo la casa di qualcun altro per spirito caritatevole, e in fin dei conti il problema non è solo un treno e un po' di cemento in più (quante brutture ci sono già in Val Polcevera?); ci siamo messi in gioco e abbiamo incontrato tanti altri nel desiderio di non farci calpestare una volta di più, di sentirci vivi e combattivi. Con passione. E il potere s’inquieta: se l'egoismo che sottende le lotte per il lavoro ha mostrato ormai a tutti la sua debolezza (vedi il caso Ilva), la sensibilità per ciò che accomuna tutti – il territorio, lo spazio in cui viviamo – sta dimostrando che si può resistere al sopruso e all'addomesticamento: dalla Val Susa alla Val Polcevera.

In questi giorni abbiamo fatto esperienza della nostra capacità di lottare fuori dagli schemi e in modo efficace. Abbiamo fatto tesoro del fatto che incontrarsi, ribaltare ruoli e identità, autorganizzarsi, è possibile e divertente; ed il piacere, la convinzione e l'entusiasmo sono l'ago della bilancia di ogni lotta, ciò che rende affrontabile ogni rischio, ogni fatica, ogni forma di repressione. Le esperienze e le emozioni accumulate in queste calde giornate di agosto hanno radicalmente influenzato la nostra determinazione; hanno socchiuso la porta del nostro immaginario, quello che per il potere deve rimanere saldamente sigillato, quello che rende concreti, nitidi, i contorni della possibilità di cambiare tutto. Non è militanza, è passione di vivere. E non c'è nulla di più temibile per coloro che vorrebbero che tutto rimanesse così com'è. Loro volevano che questo agosto ci affossasse definitivamente, ed invece ci hanno fatto solo venire più voglia.

Mer, 22/08/2012 – 23:42
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