Marcello Lonzi - Aggiornamenti sull'inchiesta e lettera della madre

fonte: Corriere di Livorno

LIVORNO - C'era chi picchiava all'interno del carcere delle Sughere nel 2003, l'anno in cui Marcello Lonzi morì all'interno della sua cella in quel maledetto 11 luglio. E' questo quanto la magistratura al momento suppone, ripercorrendo le tappe e facendo luce su quella misteriosa morte tramite interrogatori e indagini. L'inchiesta sulla morte di "Marcellino", come era
da tutti conosciuto, è stata riaperta dal sostituto procuratore Antonio Giaconi a tre anni dalla morte del detenuto. Era il 2006 quando il pm decise di riportare alla luce dall'archiviazione (per morte naturale ndr) il caso "Lonzi" con l'inchiesta "bis". Adesso le indagini stanno volgendo al termine e dopo un lungo periodo di investigazioni gli inquirenti hanno stretto il cerchio
individuando chi all'interno del corpo di polizia penitenziaria, con mezzi un po' troppo pesanti avrebbe punito nei giorni precedenti alla sua morte Marcello Lonzi. In sostanza "Marcellino", era stato preso a botte prima di quell'11 luglio del 2003 a causa dei suoi atteggiamenti poco in linea con le regole del carcere. Lonzi era un tossicodipendente che utilizzava spesso e volentieri i fornellini da campeggio per "sniffare" gas. Pratica che non veniva tollerata di certo da chi era addetto alla  sorveglianza delle celle. E' quindi certo che nei giorni precedenti a quel tragico 11 luglio Marcello Lonzi avesse già passato alcuni giorni in isolamento e lì avrebbe subito percosse. La magistratura sarebbe riuscita a ricostruire tutto questo dando
quindi un'altra chiave di lettura alle indagini in corso in via di conclusione. Il pm Antonio Giaconi sta ancora attendendo la terza perizia medico legale che dovrà arrivare sulla sua scrivania direttamente da Siena entro la fine del mese di settembre. Poi ancora qualche ultimo interrogatorio e infine la conclusione delle indagini prevista entro la fine dell'anno.
Adesso dunque mancherebbe soltanto da ricostruire per filo e per segno cosa accadde quel giorno per poter dimostrare che Marcello Lonzi subì delle percosse che lo portarono alla morte. Le perizie medico legali fino ad oggi analizzate
dalla Procura hanno sempre dimostrato come Lonzi sia morto per un arresto cardiaco. Adesso c'è
da capire se qualche elemento esterno stressante (come ad esempio le percosse) abbia potuto determinare l'arresto del cuore del detenuto. Venerdì la madre di Lonzi, Maria Ciuffi, è stata ricevuta dal Procuratore della Repubblica Francesco De Leo, con il quale ha parlato dello stato delle indagini per circa un'ora. A dimostrazione del fatto di come la giustizia voglia
dire ancora la sua in questa storia.


Sono trascorsi sei anni dalla morte di mio figlio Marcello, sono stata interrogata dalla Procura, ci sono stati dei confronti faccia a faccia, ho pianto, mi sono arrabbiata, so a memoria ogni pagina che riguarda quel maledetto 11 luglio. Se quel corridoio potesse parlare, direbbe quanto dolore mi porto dentro ogni qual volta salgo le scale della Procura aspettando un sì. In tutti questi anni, ho capito una cosa: se il caso sulla morte di mio figlio è stato riaperto, è solo grazie a me, e non alla giustizia. Perché io sono andata a Genova, io ho bussato a tante porte che per fortuna si sono aperte, dopo aver
visto le foto di Marcello. Ci sono tre perizie, ma a quanto pare la Procura non è ancora soddisfatta. Mi chiedo: che altro c'è da capire? Quando il viso di mio figlio è irriconoscibile dalle botte che ha preso? Sono solo una mamma che come ogni mamma vorrebbe sapere perchè il proprio figlio è morto! Vorrei credere tanto nella Giustizia, ma già mi ha fregato una volta. Vorrei poter andare in pace al cimitero, ma non riesco, perché ancora non ho finito di mantenere la promessa fatta sopra quella bara chiusa. Vorrei avere giustizia, quella che ancora non ho avuto. Davanti al dottor Giaconi tante volte ho ripetuto
la stessa frase: «non ho più niente da perdere sono sola». Oggi a distanza di sei anni sento che la pazienza si è esaurita.
Voglio e pretendo la giustizia sulla morte di mio figlio! Perché è un mio diritto.

Maria Ciuffi, mamma
di Marcello Lonzi

 

 

 

Dom, 30/08/2009 – 21:15
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