Cagliari - Metodi nazisti all'ospedale

Venerdì notte verso le 23, a Cagliari, una donna viene caricata su un'ambulanza per intossicazione da farmaci e alcol. Codice rosso. Con lei, fortunatamente, sono alcuni suoi amici.
All'arrivo al San Giovannni di dio dicono che devono chiamare un rianimatore da casa perchè non c'è.
Nel frattempo, siccome non sono sicuri di quello che ha preso, nonostante gli venga ripetutamente spiegato, non le fanno narcan nè lavanda gastrica.
Il medico di turno sostiene che abbia assunto stupefacenti perchè ha le pupille dilatate, effetto tipico anche di certi farmaci, come il neurolettico preso dalla donna.
La donna si riprende un poco, almeno riesce di nuovo a respirare, gli amici vengono allontanati e rimane chiusa in una stanza con un gruppo di infermieri che si fanno via via più aggressivi man mano che la donna chiede di andar via, visto che l'unica cura che vogliono farle è una flebo.
Cominciano le urla "No, tu non te ne vai" "Non è la prima volta vero? Eh? Rispondi, non è la prima volta?!"
Ogni volta che crolla la risvegliano con "schiaffetti" e altre urla.
Uno in particolare, un infermiere grande e grosso le si mette dietro e ogni volta che tenta di alzarsi dalla lettiga, chiedendo di poter andare a casa le da' dei colpi sulla nuca, sempre gridando come un ossesso.
A un certo punto afferra la donna ai lati del collo e stringe molto forte. La donna urla di dolore.
Gli amici sentono ma attribuiscono le urla allo stato confusionale dell'amica, certo non pensano che le stiano mettendo le mani addosso...
A questo punto lei deve arrendersi, non è in grado di opporsi oltre e, pur nella sua confusione teme di essere portata in psichiatria.
(Non dimentichiamo che due anni fa in seguito a un TSO, un ambulante è morto nel reparto psichiatria di Is mirrionis, sedato e legato per una settimana e che per questo fatto sono sotto processo l'allora primario e la dottoressa che l'aveva in cura).
Davanti agli amici medichessa e infermieri diventano melliflui e li convincono a lasciarla lì.
Ma è'solo grazie all'intervento degli stessi amici che non le viene fatto un TSO. Viene portata in medicina, in un letto senza campanello per chiamare gli infermieri e non le viene somministrata la normale terapia.
Nessuno passa più a controllare come stia finchè non si sveglia per il dolore a una mano: l'ago è uscito e per il fuori vena di ore la mano sinistra le è diventata gonfia come un pallone e nerastra.
Le tolgono la flebo e la mollano lì.
Finalmente, alle 8 del giorno dopo un amico va a prenderla e a portarla via.
TSO evitato.
Metodi nazisti degli infermieri invece no.

Stiamo attenti. Vigiliamo. Queste cose accadono tuti i giorni: se la donna in questione non fosse stata supportata dagli amici e amiche ora sarebbe chiusa in un reparto psichiatrico.

alcuni anarchici/che di Cagliari

Dom, 20/04/2008 – 18:04
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