Relazione dei Servizi di Informazione e Sicurezza (2° semestre 2006)

fonte: www.serviziinformazionesicurezza.gov.it

E' visionabile on line la relazione sull'attività dell'intelligence italiana con un ampio capitolo, il primo, su "Eversione interna ed estremismi" che contiene elenchi e descrizione di attentati, azioni dimostrative, iniziative di piazza, presidi, gruppi...

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Alcuni estratti

Eversione interna ed estremismi

Il progressivo ridimensionamento del fenomeno eversivo-terroristico di matrice interna, che ha qualificato il trend degli ultimi anni, ha trovato conferma anche nel semestre in esame, sebbene non siano mancate proiezioni offensive, da parte di settori di ispirazione brigatista, intese ad accreditare una ritrovata vitalità.
Per quel che concerne l’area antagonista, le indicazioni dell’intelligence fanno stato di una perdurante difficoltà del “movimento”, debole nei numeri, diviso sugli orientamenti e, soprattutto, sulle forme della protesta. A fronte di ciò, è andato confermandosi quanto da tempo emerso in ordine al ricorrente tentativo delle frange estremiste, d’ispirazione anarchica e marxista, d’inserirsi nelle mobilitazioni cittadine e nelle locali situazioni di fermento per esasperare il confronto con le Istituzioni e conferire rinnovato protagonismo a teorie e pratiche di stampo oltranzista.
Come vedremo in seguito, la destra radicale, eterogenea e frammentata, ha conosciuto alcune evoluzioni, ricercando maggiori spazi di intervento e di visibilità.

Con riguardo allo specifico fenomeno dell’eversione interna, il raffronto con i dati del primo semestre del 2006 evidenzia una sensibile diminuzione sia degli attentati (esplosivi ed incendiari), sia delle azioni intimidatorie (minacce, raid vandalici, aggressioni), pur registrandosi, in alcuni contesti territoriali, segnali di violento antagonismo, velleità rivoluzionarie e spirali d’intolleranza politica.
L’area che ha più risentito della serrata pressione dell’intelligence e delle Forze di polizia è quella anarcoinsurrezionalista, tanto nelle proiezioni del livello clandestino, quanto nelle attività di soggetti e gruppi maggiormente impegnati nel circuito nazionale.
Dopo i plichi esplosivi fatti pervenire in luglio, a Torino, al direttore di “Torino Cronaca”, alla ditta appaltatrice dei lavori di ristrutturazione del locale CPT e al Sindaco Chiamparino, le strategie offensive siglate dalla federazione Anarchica Informale (FAI) hanno segnato una stasi operativa.
In effetti la FAI ha raccolto scarso seguito tanto negli ambienti del radicalismo anarchico che in quelli più ampi dell’antagonismo. È quindi ragionevole pensare che la stasi dipenda anche da una percepita esigenza di calibrare le proprie sortite sull’effettiva ricettività dell’area di riferimento.
Quanto al settore d’ideologia marxista-leninista, alcuni episodi (per lo più in Toscana e nel Milanese) hanno confermato la presenza di attori eversivi non sottovalutabili. Il duplice scopo delle azioni è consolidato: dare la percezione di un risveglio di realtà brigatiste e sollecitare l’attivazione e l’aggregazione di avanguardie contro la guerra imperialista.

S’inscrivono in questa cornice l’attentato – con rudimentale mortaio – del 25 settembre contro la Caserma Vannucci di Livorno, sede della Brigata Folgore, rivendicato con un volantino a firma Per il comunismo BRIGATE ROSSE, nonché l’azione con esplosivo compiuta il 18 ottobre contro l’azienda Galileo Avionica di Milano, che ha sancito il ritorno sulla scena eversiva del Fronte Rivoluzionario. Quest’ultima sigla aveva già rilanciato, con attività che si colloca tra il 2001 ed il 2003, la propaganda armata, intesa quale strumento tattico volto a dimostrare – mediante azioni di modesto spessore operativo, ma contro obiettivi-simbolo immediatamente comrpensibili alle cd. masse e alle loro avanguardie – la praticabilità dell’opzione combattente.
Successive iniziative rivendicate dal Fronte – incluse quelle intimidatorie rivolte in novembre a un noto giornalista – sono valse a ribadire la linea di tali settori eversivi, interessati a guadagnare risonanza mediatica e a far proseliti, specie tra i nostalgici della lotta armata e negli ambienti più oltranzisti.
Del resto, gli ambiti territoriali interessati dalle azioni ricorrono nelle evidenze del SISDE per la vitalità ed il rilievo, anche a livello nazionale, dei locali circuiti estremisti.
Significativa di questa linea è anche la scelta del filone tematico della lotta all’imperialismo, che nel semestre ha costituito il principale oggetto d’attenzione e di dibattito nelle mobilitazioni dell’area antagonista.
Specifici riferimenti all’antimperialismo e agli sviluppi internazionali si ritrovano anche nel comunicato della brigatista Nadia Lioce (cofirmato da Roberto Morandi e Marco Mezzasalma), depositato in novembre agli atti del processo d’appello per l’omicidio Biagi.
Il documento riserva inoltre ampio spazio alla situazione politico-sindacale, in coerenza con la priorità assegnata dall’organizzazione all’asse strategico del conflitto classe/Stato.
Lo scritto testimonia anche il perdurante interesse dei militanti in carcere a sfruttare le udienze processuali per ribadire la validità della strategia della lotta armata ed incoraggiare quelle realtà che, all’esterno, intendessero seguire “l’esempio” delle nuove brigate rosse rilanciando il percorso rivoluzionario interrotto dal conflitto a fuoco di Arezzo del 2 marzo 2003 e dalla successiva ondata di arresti. In linea con le posizioni di alcuni “irriducibili” della “vecchia guardia” brigatista, l’abbattimento dello Stato con le armi viene tuttora ritenuto obiettivo ineludibile. L’intero proclama – che riflette, oltretutto, la visione “elitaria” propria dell’ala “militarista” del brigatismo – risente di una prospettiva del tutto avulsa dal contesto sociale nel quale si vorrebbe riproporre il partito combattente.
Alla risposta controrivoluzionaria dello Stato sono diretti gli attacchi più duri, volti ad accreditare una strategia persecutoria che investirebbe i militanti e l’intera classe.
Le reiterate critiche al regime di detenzione speciale previsto dall’art. 41 bis dell’Ordinamento penitenziario, applicato ai brigatisti asseritamente per annientarne l’identità politica, hanno trovato puntuale corrispondenza di contenuti, fuori dal carcere, nella propaganda e nelle iniziative di circuiti dell’oltranzismo, specie nel Nord Italia, impegnati nella campagna di lotta contro la repressione.
L’attività informativa ha posto in luce, in questo contesto, gli sforzi organizzativi tesi ad aggregare, attorno ai temi anticarcerari, le componenti dell’estremismo marxista ed anarchico. Altre indicazioni dell’intelligence hanno riguardato il quadro dei rafforzati collegamenti con strutturati sodalizi europei che sono andati evidenziandosi, negli ultimi tempi, come punto di riferimento dell’oltranzismo continentale. È in questo ambito che sono maturate campagne internazionali di solidarietà utili anche a rilanciare, attraverso la rete, condivise piattaforme di lotta al capitalismo ed all’imperialismo.
Parallelamente, una vasta mobilitazione – con iniziative a Firenze, Milano, Pisa e Torino – è scaturita dagli arresti compiuti l’11 luglio in Sardegna nei confronti di attivisti accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, in relazione a numerosi attentati perpetrati nell’Isola a partire dal 2002 e rivendicati dalle sigle Nuclei Proletari per il Comunismo e Organizzatzione Indipendentista Rivolutzionaria.
Il sostegno ai militanti detenuti ha costituito, altresì, il principale spunto di attivazione per l’area anarchica che, interessata da numerose inchieste e scadenze processuali, ha promosso presidi di protesta, diffuso comunicati di stampo intimidatorio nei confronti di appartenenti a Magistratura e Forze di polizia, partecipato ad incontri con altri esponenti dell’anarchismo europeo, soprattutto di Spagna e Grecia.
Proprio in Spagna, il 21 dicembre, è stato tratto in arresto un militante catalano, da tempo attivo nel nostro Paese in seno al circuito insurrezionalista trentino, accusato delle azioni incendiarie compiute nel novembre 2005 contro automezzi delle Ferrovie dello Stato.
Lo sviluppo dei rapporti con la componente iberica ha costituito oggetto di particolare attenzione informativa sia da parte del SISMI che del SISDE, nonché di valutazione congiunta in consessi interforze, alla luce dei segnali raccolti in ordine a propositi ritorsivi legati alle inchieste in corso.
In qualche caso, la solidarietà militante si è tradotta in interventi propagandistici di natura eversiva ed azioni ricollegabili ad altri temi propri dell’area, come quello pseudo-ambientalista. È del 15 settembre l’irruzione negli uffici di un “punto Enel” di Firenze da parte di frange anarchiche locali, dichiaratamente compiuta a sostegno dei compagni in carcere. Veri e propri atti di ecoterrorismo hanno poi riguardato la provincia di Pisa, come dimostra l’attentato incendiario del 28 agosto contro un ripetitore telefonico di Calci.
Proprio con riferimento all’area toscana, il SISDE ha registrato il rinnovato attivismo di agguerrite componenti insurrezionaliste, specie pisane, che, più volte colpite da provvedimenti giudiziari, hanno mostrato segnali di riorganizzazione e perdurante determinazione offensiva.
Sempre nel filone pseudo-ambientalista, sono andati inoltre evidenziandosi gruppi anarchici attivi sul fronte animalista e collegati alle organizzazioni internazionali Animal Liberation Front (ALF) e Earth First. Accanto all’intensificato impegno propagandistico, hanno continuato a registrarsi azioni dirette di vario spessore (attentati incendiari, danneggiamenti, sabotaggi ed incursioni), volte a provocare danni economici alle aziende
operanti nel settore conciario e della ricerca scientifica.
Il “portafoglio” dei temi dell’area antagonista ha trovato significativa espressione nelle iniziative “di piazza” attuate a livello locale o nazionale. Tali iniziative, al di là dei profili di ordine pubblico, hanno talora costituito ambito di intervento per frange dell’oltranzismo più radicale.
Gli aspetti legati all’esigenza di tutelare il pacifico svolgimento di manifestazioni di protesta sono stati esaminati, all’occorrenza, dal Gruppo di lavoro tecnico interforze attivo presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione.
La campagna contro i CPT, in relazione alla quale segnalazioni SISDE hanno posto in luce la spinta delle componenti più radicali, ha assunto forme diversificate a seconda degli attori che l’hanno animata. Essa si è articolata soprattutto a livello locale, con atti dimostrativi contro cooperative ed associazioni umanitarie che gestiscono le strutture di accoglienza, nonché con irruzioni nei consigli comunali delle aree interessate.
L’impegno informativo e d’analisi ha poi riguardato l’attivismo di formazioni dell’oltranzismo marxista-leninista tese a strumentalizzare, secondo una direttrice ideologica dichiaratamente rivoluzionaria, singole vertenze di fabbrica o più ampie questioni in materia di lavoro e precariato. Le attività di controinformazione, affidate talora a pubblicistica d’area, hanno costituito oggetto di periodica valutazione, in chiave preventiva, nell’apposito tavolo interforze, operante presso la Segreteria Generale del CESIS, sui rischi di attivazioni eversive in direzione del mondo del lavoro.
Nel quadro delle mobilitazioni contro le Grandi Opere, è stata rilevata la partecipazione di circoli oltranzisti ad iniziative di carattere organizzativo o propagandistico concernenti, soprattutto, l’opposizione alla TAV, all’Eurotunnel del Brennero, al Mose di Venezia e al prospettato impianto di rigassificazione off shore a largo di Livorno. Si è evidenziata, inoltre, la tendenza a stabilire forme di coordinamento tra i diversi fronti della protesta. Ciò, in una prospettiva, condivisa anche da varie componenti radicali, che è sembrata aver eletto a “modello” – per le sue caratteristiche di massa e di autorganizzazione – le lotte in Val Susa dell’autunno 2005. Le componenti radicali, pur tentando di cogliere momenti d’aggregazione più ampia, non sono riuscite ad imprimere una significativa direzione ai movimenti locali di protesta.
Anche in relazione alla mobilitazione della popolazione vicentina contro l’ampliamento della base militare statunitense Ederle, che ha portato alla manifestazione del 2 dicembre, le acquisizioni SISDE hanno registrato la partecipazione di gruppi anarchici e marxisti-leninisti.
Oltre a quest’occasione, l’impegno antagonista sulle tematiche dell’antimilitarismo e dell’antimperialismo è risultato particolarmente rinvigorito anche per motivi congiunturali.
La crisi israelo-libanese di luglio e la partecipazione italiana alla missione UNIFIL 2 hanno concorso ad accentuare la differenziazione tra la maggioranza del movimento no war e le componenti più radicali, orientate a sostenere tutte le forze della resistenza attive in Libano, in Palestina, in Iraq e in Afghanistan.
Tali frange, oltre ad alcune proiezioni di piazza – nelle quali non sono mancati atti di provocazione o di natura dimostrativa – hanno moltiplicato gli interventi contro la nostra presenza militare in Libano e in tutti gli altri teatri esteri. Ciò anche con iniziative di controinformazione sulle imprese nazionali in vario modo ritenute coinvolte nella industria bellica. Sull’onda di un rivitalizzato antisionismo, infine, ha trovato nuovo impulso la campagna per la revoca degli accordi militari ed economici con Israele, nonché per il boicottaggio di prodotti israeliani e delle aziende italiane che hanno stipulato intese con Tel Aviv.
Riguardo al versante della destra radicale, il suo composito panorama è stato in buona parte caratterizzato da una ripresa dell’attivismo “movimentista”, espressione di frange che, con modalità talora dissonanti dagli indirizzi delle formazioni più rappresentative dell’area, hanno accentuato la caratura antagonista delle proprie iniziative.
È emersa, in particolare, la volontà di proiettarsi con maggior dinamismo su tematiche attuali e pregnanti per le fasce sociali più deboli. L’emergenza abitativa, la questione energetica, le problematiche occupazionali e la tutela ambientale hanno costituito altrettanti ambiti di intervento, con pratiche non dissimili, per certi versi, da quelle dell’antagonismo di sinistra.
La visibilità e l’accentuata presenza “di piazza” dell’ultradestra, la contrapposizione e, più spesso, la concorrenzialità con l’antagonismo di sinistra hanno accresciuto le occasioni di conflittualità fra i due schieramenti, anche in ambito studentesco. La più evidente situazione di contrasto si è registrata a Padova, dove il confronto e le strumentalizzazioni sul tema degli immigrati hanno concorso ad innescare una serie di episodi di violenza. Rientrano in questa cornice l’attentato incendiario del 17 novembre contro la sede di Forza Nuova e, lo stesso giorno, il gesto intimidatorio contro la sede di un locale circolo anarchico.
Analoghe dinamiche hanno interessato il teatro capitolino, con raid vandalici ed azioni dirette, talora con l’uso di esplosivo.
Di tutt’altro segno, invece, le iniziative volte ad enfatizzare i “pericoli” dell’immigrazione, sfociate talora in episodi ed atti di vandalismo d’impronta antislamica.
Con diversa ottica, ma nel medesimo atteggiamento razzista, si sono evidenziate rinnovate pulsioni antisemite, che hanno sfruttato alcuni aspetti delle tesi antisioniste, rilanciate a seguito degli sviluppi in Medio Oriente.
Significativi, tra l’altro, gli atti di vandalismo, rivendicati con un volantino di ispirazione neofascista, compiuti il 1° agosto a Roma ai danni di alcuni esercizi commerciali riconducibili ad esponenti della comunità ebraica capitolina.
La ricerca informativa del SISDE ha inoltre riguardato ristretti circoli antioccidentali dell’ultradestra contigui all’oltranzismo sciita, impegnati, tra l’altro, ad elaborare più incisive forme di lotta al sistema per compensare l’esiguità numerica della base militante.
Quanto al fenomeno delle tifoserie ultrà, il processo di radicalizzazione ideologica delle “curve” continua a far registrare la prevalenza dell’estrema destra, presente sugli spalti con striscioni di stampo razzista e xenofobo. Le infiltrazioni politico-estremiste si inseriscono, quale fattore ulteriore di criticità, nel più ampio e complesso fenomeno della violenza nel tifo ultrà, che negli ultimi anni ha visto accentuarsi l’aggressività nei confronti delle Forze dell’ordine.
I frequenti scambi e i contatti tra le varie tifoserie calcistiche, specie in ambito europeo, attestano le dimensioni transnazionali assunte dal fenomeno, che merita di essere monitorato anche al fine di prevenire pericolose interazioni con frange estere altrettanto violente.


Il Fronte Rivoluzionario, ispirato alla cd. “seconda posizione” del brigatismo, ha esordito a Milano nell’aprile 2001 con un fallito attentato contro una sede della CISL. Il gruppo clandestino, che si firma generalmente Per il comunismo! FRONTE RIVOLUZIONARIO, tra il 2001 ed il 2003 ha rivendicato, nel Milanese, una serie di azioni dimostrative contro obiettivi economici e sindacali e due atti intimidatori: nell’ottobre 2002 diretto ad un esponente di Comunione e Liberazione (ma condotto contro un omonimo dell’obiettivo prescelto) e nel maggio 2003 contro l’assessore regionale alla Sanità della Lombardia. La formazione, dopo una stasi operativa di circa tre anni, è riemersa sulla scena eversiva nell’autunno 2006 con delle sortite che si richia-
mano alla lotta antimperialista.
Negli anni passati, sempre a Milano, si è evidenziata un’altra sigla, i Nuclei Comunisti Rivoluzionari, che ha teorizzato e messo in pratica la propaganda armata, attestandosi su posizioni analoghe a quelle del Fronte Rivoluzionario. I Nuclei si sono assunti la paternità, nel marzo 2003, di un attentato (colpi d’arma da fuoco) contro la sede regionale di Forza Italia a Milano, rivendicato con due distinti documenti diffusi: uno subito, e l’altro - di respiro più programmatico - il 21 maggio successivo.

Mer, 09/05/2007 – 12:39
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