Repressione - Chi minaccia chi? [sulle perquisizioni del 14/02/2013]

riceviamo e diffondiamo:

CHI MINACCIA CHI?
sulle perquisizioni del 14/02/2013


La mattina del 14 febbraio, alle 07:30, polizia e digos, coadiuvati dall’imponente presenza del capo dell’anticrimine di Trento, Anna Maria Ceci, facevano irruzione nelle case di alcuni anarchici e solidali a Trento, Rovereto, Treviso e Bologna alla ricerca di un pericolosissimo testo riprodotto in un altrettanto pericolosissimo manifesto apparso per le strade di Trento lo scorso dicembre.

Il manifesto in questione riportava il testo già volantinato in occasione dell’udienza per i fatti del 28 ottobre 2010 a Sociologia. Quel giorno alcuni antimilitaristi interruppero, con lancio di fumogeni e vernice rossa, una conferenza sulla sicurezza e sul ruolo dell'Italia nelle “missioni di pace” alla quale partecipavano il prof. Toniatti, ex preside della Facoltà di Giurisprudenza, ed alcuni ufficiali dell’esercito. Questa azione aveva portato all’arresto del nostro compagno Luca.

Da allora l’accanimento nei suoi confronti si è palesato in diverse occasioni: dall’arresto immediato fino al “semplice” obbligo di dimora, poi di nuovo ai domiciliari ed al carcere passando per varie intimidazioni, tra cui minacce di percosse all’interno della Questura di Trieste.

Evidentemente qualcuno non tollera un po’ di vernice rossa sul proprio abito lindo pur non avendo alcun problema a sporcarlo del sangue delle numerose guerre in corso, nelle quali questi signori sono parte attiva.


Ma torniamo alla perquisizione.

Pare che il manifesto ricercato con tanta solerzia contenga una minaccia grave, reato la cui pena prevede la reclusione fino ad un anno.

“Un po’ di vernice è il minimo”: ecco la frase che fa sentire in pericolo il prof. Toniatti.

Ma l’unica minaccia che vediamo è quella che i relatori stessi, e tutti coloro che collaborano con i meccanismi di guerra, attuano nei confronti di chi vive nei luoghi colpiti dagli scontri armati.

L’unica minaccia che vediamo è quella che subiscono le persone costrette a fuggire dal terrore che la guerra produce.

L’unica minaccia che vediamo è quella che pende su coloro i quali, scappati dai teatri di combattimento ma privi dei documenti giusti, rischiano di essere rinchiusi fino ad un anno e mezzo in uno dei numerosi CIE sparsi per l’Europa o addirittura di essere rispediti indietro ancora prima di arrivare.

Anche le forze dell’ordine, dal canto loro, vorrebbero rappresentare una minaccia quando si presentano nelle case di alcuni compagni alla ricerca di... un manifesto!

Ebbene, il fatto di essere considerati una minaccia per chi vive di guerra non può far altro che darci soddisfazione e farci continuare, testardi come i muli, ad essere minaccia per i padroni della guerra e per i loro servi.



anarchici di  Trento e Rovereto


Ven, 01/03/2013 – 19:05
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