Roma - Da Ponte Galeria

da macerie

Non fa mica tanto caldo, a Roma, in questi giorni. Eppure dentro a sette delle baracche del Cie di Ponte Galeria è una settimana che sono accesi i condizionatori d’aria. E sparano aria fredda, come avrebbero dovuto fare questa estate.

«Non li possiamo spegnere, non dipende da noi», hanno risposto pazientemente crocerossini e poliziotti alle rimostranze dei reclusi. Dipende dai tecnici della ditta che li ha istallati, ma la direzione del Cie non ce li ha mica i soldi per pagarli. E così i condizionatori sparano aria gelida sui reclusi, dalla mattina alla sera.  E i reclusi protestano e strepitano, ma inutilmente: del resto, non dipende da nessuno.

Come se non bastasse la pioggia filtra dai tetti delle baracche. Quando piove fuori, piove anche dentro, e i prigionieri sono costretti a passare il proprio tempo ad asciugar pozzanghere e ad evitare le gocce che scendono dal soffitto. L’altroieri uno di loro è scivolato sul pavimento zuppo e si è spaccato la gamba. Anche lì proteste, e ancora una volta a vuoto: nessuno ci può far nulla, né la polizia, né l’esercito, né la Croce Rossa. Ci vorrebbero dei muratori, e nessuno ha i soldi per pagarli. E poi ha senso ristrutturare un Centro come quello di Ponte Galeria, che addirittura il Prefetto suggerisce di chiudere al più presto?

E invece i reclusi – ingrati! – protestano e litigano e si arrabbiano. «Spegnete i condizionatori,» si ostinano a chiedere, «e fate sparire tutta quest’acqua che si infiltra dappertutto». Hanno insistito tanto che, questo pomeriggio, la Croce Rossa li ha accontentati: da un’oretta i condizionatori sono spenti e non si vede neanche più l’acqua che scende dai soffitti.

Ma non si vede proprio niente, in realtà. Già, perché la direzione ha fatto togliere la corrente: «Stasera tutti al buio, rompicoglioni pretenziosi che non siete altro.»

Lun, 09/11/2009 – 16:40
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