Sul processo a Juan

Mercoledì 13 giugno si è svolto, A Trento, il processo contro il nostro amico e compagno Juan, accusato di aver incendiato dei furgoni di Trenitalia e di far parte di una "associazione sovversiva con finalità di terrorismo".

Visto che, per avallare l'ipotesi dell'"associazione", nelle circa 18 mila pagine di intercettazioni video, telefoniche e ambientali non c'è assolutamente nulla, il PM Paolo Storari si è arrampicato sugli specchi, utilizzando stralci di corrispondenza dal carcere e caricando di "finalità terroristiche" gesti come lo scippo della fiaccola olimpica o il pugno dato a un fascista. Dopo aver disseminato microspie ovunque (nelle case, nelle auto, nelle sedi, nei luoghi pubblici e persino nello zaino di un compagno) e installato decine di telecamere (davanti alle case, alle sedi, nelle cabine telefoniche e nei pressi di numerosi ripetitori per la telefonia mobile), per una spesa che si aggira sul milione di euro, il nostro Pubblico Mercenario della repressione si trova con un pugno di mosche. Ciononostante, ha chiesto – già scontati di un terzo per via del rito abbreviato – 4 anni e 4 mesi di carcere. La sentenza verrà letta il 6 luglio.

La Procura di Trento aveva trasformato un processo a porte chiuse (come previsto dal rito abbreviato) in un tribunale a porte chiuse, impedendo l'accesso ai compagni. Dopo un blocco del traffico attuato dalla trentina di anarchici e solidali presenti, le porte si sono di nuovo aperte, così alcune compagne sono riuscite a vedere e salutare Juan all'uscita dall'aula. Durante gli interventi dal presidio si è parlato anche delle perquisizioni e inchieste di Bologna. Visto il linciaggio mediatico a livello nazionale contro alcune banalità di base da sempre sostenute dai rivoluzionari, ci è sembrato opportuno appendere uno striscione: "Terrorista è lo Stato".

L'appuntamento è per il 6 luglio alle ore 9.00.

anarchici di Rovereto e Trento

Gio, 14/06/2007 – 18:48
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