Gli anarchici e le lotte dei migranti

Il mio rife­ri­mento orga­niz­za­tivo attuale, per quanto riguarda la que­stione migranti, è il Coor­di­na­mento migranti di Bolo­gna e Pro­vin­cia, soste­nuto nella nostra città, da com­pa­gne e com­pa­gni anar­chici, alcuni ade­renti alla FAI, altri o no.
Nono­stante il numero non certo ade­guato alla gra­vità, com­ples­sità e urgenza del pro­blema, come anar­chici riu­sciamo, qui a Bolo­gna, a dare un con­tri­buto essen­ziale a che sia man­te­nuta l’autonomia orga­niz­za­tiva del coor­di­na­mento, garan­ten­done anche la più com­pleta auto­suf­fi­cienza in fatto di stampa e pro­pa­ganda, cosa cer­ta­mente non mar­gi­nale.
Lo scopo prin­ci­pale che il Coor­di­na­mento si è dato, dalla sua nascita, è quello di fare si che le lavo­ra­trici ed i lavo­ra­tori migranti pren­dano la parola in prima per­sona e che essi stessi rie­scano ad espri­mere la forza neces­sa­ria a sra­di­care leggi e com­por­ta­menti discri­mi­na­tori e raz­zi­sti. Que­sto non smi­nui­sce la qua­lità della pre­senza di com­pa­gne e di com­pa­gni nativi che, come noi, hanno iden­ti­fi­cato, nella repres­sione ai migranti, uno stru­mento per man­te­nere in stato di mas­sima oppres­sione ed assog­get­ta­mento tutte le lavo­ra­trici ed i lavo­ra­tori, indi­pen­den­te­mente dal luogo di nascita o pro­ve­nienza.
Il tema che oggi cer­chiamo di affron­tare con mag­giore inci­si­vità è quello del lavoro e del legame di que­sto con leggi accu­ra­ta­mente sudiate per man­te­nere i migranti nel gra­dino più basso della gerar­chia sociale, ren­den­doli total­mente suc­cubi della volontà padro­nale che li uti­lizza come uno dei più validi stru­menti per man­te­nere in stato di sem­pre più grande assog­get­ta­zione tutte le lavo­ra­trici ed i lavo­ra­tori.
Anche se siamo riu­sciti a met­tere in campo momenti impor­tanti di lotta e di piazza, con numeri del tutto con­si­de­re­voli per i giorni nostri, è sotto gli occhi di tutti il fatto che la situa­zione non sia delle migliori e che in que­sto momento l’allargamento ed il radi­ca­mento nel ter­ri­to­rio dell’ipotesi autoor­ga­niz­za­tiva stia subendo un ral­len­ta­mento. Se la causa mag­giore è da rin­ve­nire nella con­ti­nua pres­sione sulle per­sone deter­mi­nata anche dal pro­ce­dere della crisi eco­no­mica pilo­tata a sca­pito dei più deboli, non biso­gna sot­to­va­lu­tare l’azione di chi indi­vi­dua nei migranti e nell’antirazzismo uno stru­mento di poten­zia­mento della pro­pria orga­niz­za­zione spe­ci­fica, sia essa sin­da­cale, poli­tica o movi­men­ti­sta.
A Bolo­gna, per cer­care di porre rime­dio a ciò, stiamo cer­cando di rico­struire momenti assem­bleari allar­gati (tra i migranti piut­to­sto che tra grandi o pic­cole orga­niz­za­zioni che dicano di rap­pre­sen­tarli) su temi che il coin­vol­gano più diret­ta­mente ed imme­dia­ta­mente, in par­ti­co­lare nei con­fronti della locale pre­fet­tura e uffi­cio immi­gra­zione della que­stura di Bolo­gna. Pare che la cosa stia dando i suoi frutti e sono state già rea­liz­zate alcune assem­blee abba­stanza par­te­ci­pate che stanno con­cre­tiz­zando una serie di riven­di­ca­zioni che dovranno sfo­ciare in momenti riven­di­ca­tivi attuati attra­verso i nostri soliti metodi di par­te­ci­pa­zione diretta.
Merita inol­tre molta atten­zione la cre­scita, qua­li­ta­tiva ed quan­ti­ta­tiva, del gruppo di gio­vani migranti che si stanno via via aggre­gando attorno ad ini­zia­tive spor­tive, musi­cali e gior­na­li­sti­che che affron­tano i temi mag­gior­mente con­soni alla loro realtà di stu­denti o d’inserimento nel mondo del lavoro, rifiu­tando il ter­mine stesso di “migrante di seconda gene­ra­zione” e riven­di­cando pieno diritto di agire per tra­sfor­mare una orga­niz­za­zione sociale che li respinge ed emar­gina. Que­sti gio­vani, stret­ta­mente legati al coor­di­na­mento da una pro­fi­cua col­la­bo­ra­zione ed inter­scam­bio, sono stati in grado di pro­porre ini­zia­tive di lotta e di piazza total­mente auto­nome e di una certa rile­vanza nume­rica.
Comin­cia a dare i suoi frutti anche l’attività delle com­pa­gne che stanno cer­cando di coin­vol­gere le donne migranti in un per­corso di eman­ci­pa­zione dalle leggi raz­zi­ste tenendo conto della loro par­ti­co­lare con­di­zione di oppresse, anche nei loro paesi natali, in quanto donne. Parec­chie donne sfi­la­vano l’una affianco all’altra negli ultimi cor­tei nella nostra città, dando una loro par­ti­co­lare carat­te­riz­za­zione agli eventi, a dimo­stra­zione del posi­tivo pro­ce­dere dell’esperienza aggre­ga­tiva in que­sto settore.

Se la situa­zione è grave e com­plessa, pro­fonda e radi­cale è la forza che le lavo­ra­trici ed i lavo­ra­tori migranti hanno in se stessi. Come sem­pre nostro com­pito sarà quello di essere al loro fianco affin­ché essa rie­sca ad espri­mersi com­piu­ta­mente, aprendo pro­ba­bil­mente nuove ed impen­sate vie alla rea­liz­za­zione della libertà e della giu­sti­zia sociale, per cia­scuno e per tutte.
Sem­pre senza voler tin­gere di alcun colore, nem­meno l’amato rosso e nero, il loro per­corso, aiu­tan­dolo con tutte le nostre forze, a rima­nere nei binari dell’autonomia e dell’autoorganizzazione.

Viva il Coor­di­na­mento migranti di Bolo­gna e Provincia,

Viva l’anarchia.

Leo.

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