Piazza Verdi: specchi per le allodole

Piazza Verdi cam­bia. Riflet­tia­moci”. Così si legge sulle pareti del can­tiere che ha seque­strato Piazza Verdi e che si è coperto di spec­chi. Un gioco di parole che esprime la spe­ranza delle buro­cra­zie che ammi­ni­strano la città. Per­ché Piazza Verdi è, volenti o nolenti, un sim­bolo della rivolta alla nor­ma­liz­za­zione auto­ri­ta­ria e alla social­de­mo­cra­zia repres­siva. È il luogo in cui un par­tito uscito dalla tra­di­zione del movi­mento ope­raio ha represso dura­mente la grande con­te­sta­zione di massa degli anni Set­tanta.
Hanno fatto di tutto per can­cel­lare quella memo­ria: hanno tolto i totem di Giò Pomo­doro al cen­tro della piazza, nei luo­ghi dell’Università depu­tati alla «socia­liz­za­zione degli stu­denti» è stato aperto un costoso locale alla moda, ora rifanno la pavi­men­ta­zione affin­ché nes­suna pie­tra sia quella di un tempo. Quanti soldi per can­cel­lare uno spettro!

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