Si è già detto di come l’alta velocità tra Treviglio e Brescia sia stata progettata parallelamente alla nuova autostrada Bre.Be.Mi. Si è detto anche di come la prima opera rapprenti per questo motivo una consistente garanzia pubblica per la seconda, che ha già beneficiato infatti di 175 milioni di euro stanziati per l’alta velocità e, di fatto, utilizzati per le cosiddette opere “comuni”. La circostanza pone ora alcuni interrogativi d’obbligo. Quali interessi si addensano attorno al progetto Bre.Be.Mi.? Chi offre sostegno politico al progetto? Ovvero, chi sono i beneficiari di questa consistente garanzia pubblica?
Bergamo – La società autostradale Bre.Be.Mi. è controllata al 89 % dalla società “Autostrade Lombarde”. Il principale azionista di quest’ultima è il gruppo bancario Intesa-San Paolo, con una partecipazione di controllo pari al 39 %. Altre quote minori sono detenute dalle società “Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova”, “Autostrade Centro-Padane”, “Milano Serravalle – Milano Tangenziali” e “Iniziative Autostradali e Servizi”. Oltre il 60 % della prima delle quattro società è nelle mani di enti pubblici e la composizione del suo Consiglio d’Amministrazione fornisce una prima informazione rilevante: al suo interno la Lega Nord ha un peso determinante. Il Presidente è infatti Attilio Schneck, Presidente leghista della Provincia di Vicenza, e nel Consiglio siedono anche il Sindaco di Verona Flavio Tosi e il consigliere bresciano Roberto Lancini, entrambi eletti nelle fila della Lega Nord. Insieme a loro figurano Barbara Degani e Maurizio Miozzi, presidentessa e presidente rispettivamente delle province di Padova e Verona, appartenenti al PDL ed eletti con il sostegno della Lega Nord. Non dissimile la composizione del Consiglio d’Amministrazine di Autostrade Centro-Padane, dove la Lega Nord conserva una posizione influente, potendo contare su ben tre consiglieri, al fianco però di Comunione e Liberazione, a cui fa riferimento la vicepresidenza di Alberto Sciumè e Mauro Parolini.
Non è tutto. La società “Concessioni Autostradali Lombarde”, incaricata delle procedure di affidamento, della realizzazione e della gestione dell’autostrada Bre.Be.Mi., è posseduta al 50 % dalla società “Infrastrutture Lombarde”, la società interamente controllata da Regione Lombardia a cui è affidata la realizzazione delle nuove infrastrutture sul territorio. Lega Nord e Comunione e Liberazione ne occupano la stanza dei bottoni e il consiglio di gestione e il consiglio di sorveglianza appaiono blindati. Il primo è composto infatti da Stefano Cecchin, Alberto Bonetti Baroggi e Giovanni Bozzetti per il PDL e Adriano Canziani per la Lega Nord; il secondo ha come membri i ciellini Roberto Formigoni e Raffaele Cattaneo, i leghisti Daniele Belotti e Andrea Gibelli e Riccardo Marchioro del PDL, che figura anche come consigliere di Autostrade Lombarde designato da Intesa-San Paolo. Il saldo posizionamento leghista nei consigli d’amministrazione delle società autostradali controllanti Autostrade Lombarde è rafforzato poi dalle funzioni istituzionali rivestite da alcuni esponenti del partito. Non sorprende allora il ruolo di coordinamento intercomunale giocato dal leghista Ettore Pirovano a favore del progetto Bre.Be.Mi., in qualità di Presidente della Commissione Bre.Be.Mi. di Bergamo (lo stesso ruolo di coordinamento per cui Pirovano si propone ora, da Presidente della Provincia di Bergamo, a sostegno dell’alta velocità tra Treviglio e Brescia).
E poi c’è Comunione e Liberazione. Non a caso, il progetto della nuova autostrada è fortemente sostenuto da Regione Lombardia. A fine luglio, all’evento organizzato per festeggiare i due anni dall’apertura dei cantieri, insieme a Roberto Castelli c’erano anche i ciellini Formigoni, in qualità di Presidente della regione, e l’Assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità Cattaneo. L’entrata in scena spettacolare dei tre, giunti sul posto in elicottero, fu resa possibile mediante realizzazione ad hoc di una pista d’atterraggio adiacente il cantiere. Certo l’eliporto “usa e getta”, spettacolare ma del tutto inutile, non deve aver agevolato la posizione di Cattaneo, costretto dalla stampa a replicare alle voci polemiche circa i costi crescenti dell’opera (triplicati rispetto agli iniziali 800 milioni di euro). Un compito difficile, specie perchè l’immagine della grande opera totalmente finanziata da capitali privati, che Cattaneo continua a sponsorizzare come un disco rotto, pare scricchiolare di giorno in giorno. Innanzitutto, ci sono i 175 milioni di Ferrovie dello Stato, stanziati per l’alta velocità ma impiegati per la realizzazione delle opere comuni. Ma anche l’intervento della “Cassa Depositi e Prestiti”, ente pubblico controllato al 70 % dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, è oggi determinante per la realizzazione della nuova autostrada. I finanziamenti sarebbero infatti ripartiti tra diversi gruppi bancari (Intesa-San Paolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Ubi Banca) per un totale di circa un miliardo di euro, ma l’ente pubblico contribuisce da solo con oltre 760 milioni, ovvero più del 40 % del totale. Un bel gruzzolo, insomma. Ancora più indispensabile perché i soldi delle banche continuano a farsi attendere.
D’altronde, osservando la composizione del Consiglio d’Amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, il provvidenziale finaziamento dell’ente pubblico appare quasi scontato. Partiamo dai referenti del mondo politico. Tra i membri che integrano il Consiglio d’Amministrazione per la gestione separata figurano il Presidente della Provincia di Milano Guido Podestà e l’Assessore al Bilancio di Regione Lombardia, il formigoniano Romano Colozzi. Il Carroccio ha invece il proprio uomo di riferimento in Cristian Chizzoli, che, oltre tutto, è anche uno dei tre consiglieri in quota Lega Nord della già menzionata Autostrade Centro-Padane. Per quanto riguarda il mondo finanziario il peso di Intesa-San Paolo è indiscutibile. L’Amministratore Delegato è Giovanni Gorno Tempini, in stretti rapporti con il Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa-San Paolo Giovanni Bazoli (che lo volle alla guida della finanziaria Mittel). Nel consiglio siedono anche Piero Gastaldo, Segretario Generale della Compagnia di San Paolo, fondazione che possiede il 9 % di Intesa-San Paolo, e Ettore Gotti Tedeschi, Presidente dell’Istituto per le Opere di Religione e consigliere di Intesa-San Paolo. Insomma, presso la Cassa Depositi e Prestiti il gruppo Intesa-San Paolo gode di una capacità d’influenza rilevante. Che l’ente pubblico decida allora di correre in soccorso del progetto di una società controllata al 39 % dal gruppo bancario stesso è consequenziale, ma rivela un conflitto di interessi vistoso ed ingombrante.
Il nome di Intesa-San Paolo, così come i nomi di alcune figure che attualmente siedono nel Consiglio d’Amministrazione di Autostrade Lombarde, sono recentemente balzati agli onori della cronaca in riferimento alla vicenda giudiziaria relativa la cessione di un’altra autostrada regionale. Tra i consiglieri designati da Intesa-San Paolo della società Autostrade Lombarde figura infatti quel Maurizio Pagani, responsabile del settore Infrastrutture e Finanza del gruppo bancario, attualmente indagato in merito all’acquisizione da parte della Provincia di Milano del 15 % della società Milano Serravalle (già menzionata perché, a sua volta, possiede il 7 % di Autostrade Lombarde). L’imprenditore Piero Di Caterina, nel corso di un interrogatorio davanti al GIP Anna Magelli, fa riferimento a “trattative” presso lo studio di un commercialista milanese a cui avrebbero preso parte, oltre a Pagani, l’allora Presidente della provincia Filippo Penati e il manager del gruppo Gavio Bruno Binasco (anch’esso consigliere di Autostrade Lombarde). Secondo Di Caterina, si sarebbe parlato allora di un “sovrapprezzo” da pagare a Penati in cambio dell’acquisizione a prezzi fuori mercato della quota societaria del gruppo Gavio. Di Caterina ha affermato: «Mi chiedete come mai fosse presente un funzionario della Banca Intesa e dico che non lo so, anche se è noto che Banca Intesa ha finanziato l’operazione». L’inchiesta è solo alle prime battute ed è ancora presto per trarre conclusioni. Certo è che l’episodio non costituisce un precedente granché rassicurante.
Il quadro che emerge getta una prima luce su quei meccanismi di governance a cui sono affidate oggi le traiettorie di sviluppo e trasformazione del territorio. Una commistione tra pubblico e privato, partiti politici e mondo finanziario, in cui le decisioni collettive sono, di fatto, sottratte al controllo popolare e subordinate alle esigenze del grande capitale, che nel caso in oggetto coincidono con gli interessi del sistema bancario. Tutto ciò ha molto a che vedere con la crisi finanziaria che rischia ora di travolgere il sistema paese. La fresca nomina del’Amministratore delegato di Intesa-San Paolo Corrado Passera a Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture è assai eloquente di un certo modo di intendere la cosa pubblica e la sua gestione finanziaria che il nuovo Governo tecnico interpreta alla perfezione. Certamente l’insediamento di Passera in un ministero così cruciale rappresenta la garanzia pubblica più solida di cui il progetto BreBeMi potesse beneficiare; non c’è da dubitare che la notizia della sua nomina sia stata accolta presso Intesa-San Paolo con autentico giubilo. Più complicata invece la posizione della Lega Nord, che nell’ultima settimana ha intrapreso l’ennesima faticosa metamorfosi da partito di governo a forza popolare d’opposizione. Come potrà il Carroccio coniugare l’opposizione al governo con gli interessi nel sistema autostradale del nord, il sostegno verso le grandi opere in Lombardia e Piemonte (alta velocità in primis) e la convergenza con grandi gruppi bancari come Intesa-San Paolo? Vista in questa luce, quella che attende la Lega Nord è una missione impossibile. Ce ne vorrà di fumo negli occhi per spuntarla anche questa volta.
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