Il tavolo della salute scende in piazza a difesa della sanità pubblica

Bergamo – Nella giornata di sabato 20 febbraio 2021 il Tavolo della Salute di Bergamo ha indetto un presidio in contemporanea con molte altre città lombarde, lanciato dal Coordinamento Lombardo per il Diritto alla Salute.
A un anno di distanza dall’inizio della pandemia infatti diverse realtà, in tutta la regione, sono scese in piazza per rivendicare il diritto alla salute pubblica e accessibile per chiunque, quelle stesse rivendicazioni che partono dalla campagna europea Right2cure.

In piazza si sono susseguiti numerosi interventi promossi dai rappresentanti di varie realtà cittadine.
Da quel 20 febbraio 2020 sappiamo tutti quello che è accaduto nella bergamasca: il pronto soccorso di Alzano Lombardo non è mai stato chiuso e le fabbriche hanno continuato a produrre a discapito della salute dei lavoratori e delle lavoratrici. La gestione regionale dalla sanità ha mostrato tutte le sue lacune e le sue criticità nel gestire la situazione emergenziale che stiamo ancora vivendo. Il presidio di oggi ha voluto portare all’attenzione della cittadinanza una serie di richieste fondamentali per farsi sì che quello che è successo la scorsa primavera non riaccada: garantire quindi un accesso all’assistenza sanitaria gratuito e pubblico per chiunque e garantire una campagna vaccinale che non venga monopolizzata da multinazionali farmaceutiche private che traggono profitto sulla salute delle persone.

La situazione lombarda in particolare fa emergere in modo chiaro tutte le criticità di un sistema sanitario che viene costantemente privatizzato da anni e a cui sono stati tagliati i fondi per decenni. Il Tavolo della Salute di Bergamo, insieme al Coordinamento Regionale, avanza nel pratico una serie di proposte, oltre alla questione più strettamente connessa all’ambito sanitario: che venga data realmente priorità alla scuola permettendo quindi agli studenti e alle studentesse un ritorno alla didattica in presenza in totale sicurezza, che vengano costituite delle Case della Salute, ovvero dei presidi di medicina territoriale in ogni ambito socio-sanitario della bergamasca, che la giunta regionale Fontana rassegni le dimissioni per dimostrata incapacità nella gestione della pandemia e che vengano abrogate alcune norme, come la Legge Regionale 23 del 2015, che hanno trasformato la sanità regionale consegnandola sempre più in mano alle aziende private.

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