Bergamo – Azienda leader del settore liquida uno degli stabilimenti principali a San Paolo D’Argon e il titolo vola in Borsa: come questo sia possibile è da ricercarsi nelle dinamiche che in questi anni hanno aperto una profonda e radicale nuova primavera per il mondo della finanza; questo a discapito di lavoratori, fasce deboli e dell’economia reale. Se un’azienda può produrre milioni scambiando azioni sulla base delle emozioni degli investitori, figuriamoci se una vecchia volpe dell’economia a targa Comunione e Liberazione,al secolo Guglielmo Alessio, non sia pronto per fare il salto di qualità anche in un settore, come quello agricolo, storicamente, invece, sempre strettamente legato all’economia reale piuttosto che alla finanziarizzazione.
Produrre milioni dall’insalata, o meglio produrre scambi di azioni generando milioni di euro a partire da semplici dichiarazioni di aumento di ordini è il nuovo orizzonte dell’uomo forte di Agronomia, già pater familias della fondazione Santa Maria di Canossa e di IMIBERG, collegata agli scandali delle mazzette di Locatelli e della cava di amianto di Cappella Cantone, dei rifiuti “strani” interrati un po’ ovunque, dalla BRE.BE.MI al parcheggio mai finito di città alta. Alessio, già indagato per aver usufruito di finanziamenti per corsi di formazioni mai avvenuti, è una volpe del capitalismo brigante in “odore in santità” con “lettera di corsa” firmata Compagnia delle Opere e Comunione e Liberazione.
Le dichiarazioni di chiusura dello stabilimento sono di settimana scorsa, quando Agronomia SPA, capogruppo della Agronomia Scarl, dichiara la liquidazione del polo produttivo di San Paolo d’Argon. Un anno fa erano occupati 155 persone, mentre ora sono solo 26: un evidente e graduale disinvenstimento durato più di un anno nella provincia bergamasca. A fronte delle dichiarazioni di messa in liquidazione, i confederali rispondono in coro esprimendo preoccupazione ed appellandosi al presidente della provincia Matteo Rossi. Ribatte Alessio: “C’è un grande aumento di ordinativi,abbiamo dovuto inserire il turno domenicale” ed il giorno seguente il titolo in Borsa viene sospeso per eccesso di rialzo e troppa volatilità (eccesso di scambi). Nel frattempo i lavoratori fanno sapere di non percepire lo stipendio da parecchi mesi, ad alcuni vengono pagati acconti, altri invece non percepiscono neanche quanto pagato dall’INPS direttamente all’azienda: manovra quest’ultima che, se confermata, esporrebbe la dirigenza al reato di truffa ai danni dello stato.
Agronomia è leader nel settore “quarta gamma” (la produzione e l’insacchettamento di insalata tagliata e preconfezionata) il gruppo conta un’immobiliare, un’azienda energetica, e tramite un complesso sistema di partecipazioni: tre aziende di produzione, una in salento, una in Germania e una in Bergamo, due aziende di servizi con il compito di acquistare l’insalata e rivenderla alla grande distribuzione.L’azienda conta due poli produttivi di cui uno a Grugnano in provincia di Lecce, quest’ultima posseduta a metà con Antonio Percassi (dati aggiornati a gennaio 2016) e l’altra, oggetto di liquidazione, a San Paolo d’Argon. Proprio in quest’ultimo stabilimento i lavoratori non sanno quale futuro li attende. In una nota l’amministratore delegato Guglielmo Alessio dichiara che verranno distribuiti in altre aziende del gruppo.
A destare preoccupazione è la credibilità di Alessio: in passato infatti ogni sua dichiarazione a mezzo stampa è stata prontamente smentita dai fatti seguenti. Ad inizio 2014 dichiarava un aumento del fatturato e contemporaneamente richiedeva la cassa integrazione per i lavoratori. Nel 2015 dichiarava la produzione del mercato tedesco in forte aumento, mentre molti dipendenti di Agronomia non percepiscono lo stipendio. Nel 2016 invece sbandiera un aumento della produzione e contestualmente la liquidazione della società consortile: tutto troppo insolito.
Insomma, tutt’altro che trasparente, il personaggio qualche sospetto lo induce. In questa vicenda, i lavoratori rimangono in balia di Agronomia, tra l’incudine dei sospetti di speculazione finanziaria in stile Parmalat (molteplici infatti le similitudini) e la speranza che stavolta Alessio non stia mentendo quando promette una ricollocazione di tutti gli operatori su San Paolo D’Argon. La vicenda assume toni ancora più plumbei e torbidi se si considera che a capo di tutto ciò con il 100% delle quote c’è Borsa Italiana: un’anomalia tutta italiana. Certo, dal canto suo Agronomia fa sapere che si tratta di un errore, che si protrae da due anni; ma pur sempre un errore, parola di Guglielmo Alessio.
Approfondimenti:
Dossier BGREPORT 2011 su rifiuti, governance opaca e BRE.BE.MI