Bergamo – Oramai è diventata consuetudine che le opere pubbliche siano ad appannaggio di interessi privati. Succede per la BreBeMi, per la Pedemontana, per il parcheggio dell’ospedale: tutti casi in cui sono privati a finanziare un opera pubblica e ad avvalersi dei ricavi. Nel marzo 2013 in un’intervista alla redazione, Stefano Lucarelli, docente di Economia pubblica e Economia finanziaria internazionale, chiariva la natura dello strumento finanziario utilizzato per molte opere pubbliche: “project financing -o finanza a progetto – è un finanziamento a lungo termine in cui la garanzia del pagamento del debito è rappresentata dalle entrate di cassa previste dalla gestione dell’opera finanziata. Di fatto nel nostro Paese sta sostituendo il finanziamento pubblico volto a realizzare servizi di pubblica utilità, cioè quei servizi caratterizzati da un’alta rigidità della domanda e che, secondo il linguaggio degli economisti pubblici, sono beni meritori, cioè quei beni la cui fornitura avviene in base a un principio diverso dalla sovranità del consumatore”.
Tramite il project financing gli attori in gioco sono lo Stato, le banche, il privato che realizza l’opera e l’utente. “Come interagiscono questi attori? – continua Lucarelli – La banca ha il diritto di riscuotere il capitale prestato e gli interessi, il gestore-realizzatore riscuote le tariffe che devono ripagare nel periodo prefissato il debito e i costi sopportati dallo stesso gestore. Gli utenti pagano le tariffe. Le tariffe diventano pertanto la variabile di aggiustamento dell’intero circuito”. Insomma un grande affare per tutti: lo Stato che si vede realizzare opere che dovrebbero gravare su di esso, le banche che investono denaro ad alto rendimento e basso rischio, il privato che decide sul costo delle tariffe. Non l’utente, non il cittadino che di tutti questi interessi è l’unico a sopportarne il costo. E quando qualcuno si lamenta, come è accaduto di recente per il ticket del parcheggio dell’ospedale, il privato tira fuori le carte firmate e zittisce tutti.
Ma alla BreBeMi Spa non si accontentano. Con ogni probabilità diventerà la più cara autostrada d’Italia, ciò però non basta. Così è notizia di oggi che, durante l’ultima riunione della Bre.Be.Mi., si minaccia di rimandare l’apertura dell’autostrada da Luglio a Settembre. Tutto ciò per permettere alla società di usufruire della defiscalizzazione per le grandi infrastrutture prevista dal decreto “Salva Italia”. Quindi dopo avere diluito il proprio rischio d’impresa sui cittadini tramite il project financing, la società si permette di tirare la corda per ottenere sgravi fiscali. Ovviamente questi calcoli vengono fatti sapendo che prima o poi questa autostrada verrà aperta. Bre.Be.Mi. vuole essere certa di aprirla ottenendo la defiscalizzazione. Alla faccia della pubblica utilità: sui soldi guadagnati con pedaggi pirateschi non ci pagano neppure le tasse.
Ancor di più: prima del project financing, la logica capitalista prevedeva che il privato organizzasse investimenti tramite il proprio personale tornaconto. Per questa tipologia di capitalismo lo Stato era un peso, un ingombro che fissava paletti e regole in base ad un interesse comune. Ora ci troviamo di fronte ad uno Stato che sovvenziona il privato, incentiva le banche a finanziare questo sistema. Il privato viene sgravato dal rischio d’impresa e forte del suo potere negoziale ricatta fino alla defiscalizzazione dei proventi. È un’oligarchia che ingrassa qualcuno a svantaggio di molti; è un capitalista che tiene per le palle lo Stato; è un arrogante che dà uno schiaffo al proprio benefattore perché vuole più soldi; è un sistema malato in cui il cittadino si ritroverà con un’autostrada di dubbia utilità, grave impatto ambientale per la trincea sotto cui sono stati sepolti rifiuti illegali (Dossier Bre.Be.Mi) di cui paga le spese sia come contribuente sia come utilizzatore.