Non accenna a placarsi la polemica relativa alle preghiera della comunità islamica a Bergamo. Persino Rete 4 ha a più riprese ha affrontato l’argomento: l’ultima in ordine di tempo lunedì sera, quando davanti alle telecamere del talk show “Dalla vostra parte” si sono fronteggiati i due gruppi, quello dei musulmani e quello degli abitanti di via Cornagera.
La storia è lunga e non si esaurisce certo nei fatti di questi ultimi giorni: lo spazio di preghiera in via Cenisio è chiuso da fine dicembre, a causa di un’indagine giudiziaria su alcuni fondi provenienti dal Qatar, il cui utilizzo aveva diviso la comunità islamica bergamasca in due fronti contrapposti. A causa della mancanza di uno spazio in cui poter esercitare il proprio diritto al culto, il gruppo di fedeli aveva iniziato a trovarsi per strada per pregare; ma in nome dell’intralcio e del disturbo della quiete pubblica, la polizia aveva minacciato di dare multe, anche di 200 euro a persona.
In seguito alle comprensibili proteste della comunità, un gruppo di persone aveva occupato lo spazio in via Cenisio, rompendo i sigilli della Questura. Dopo diverse negoziazioni, il Comune aveva dunque deciso di offrire come sistemazione provvisoria (a pagamento: 370 euro per quattro giorni) la palestra scolastica di via Cornagera. Durante il Ramadan si erano registrate alcune lamentele da parte degli abitanti per il rumore, immediatamente cavalcate dalla Lega bergamasca. La concessione della giunta comunale sulla palestra è scaduta mercoledí e la nuova sede è ora la palestra della scuola Petteni, a Redona. Nulla ancora si sa della durata della concessione (fino a inizio anno scolastico? Solo per pochi giorni?), nè sul futuro. Anche in questo caso, comunque, la concessione è avvenuta dietro l’accordo di pagare un affitto, ma le cifre non sono ancora note (c’è chi azzarda 3000 euro per il mese di agosto).
Al di là dell’aspetto amministrativo, non stupisce che la Lega, nella persona fisica del consigliere comunale Ribolla, cavalchi le proteste di uno sparuto gruppo di abitanti della zona, facendosi portavoce di un inesistente conflitto di civiltà. E’ stato proprio il partito leghista, in consiglio regionale, a proporre una legge (poi approvata), definita “antimoschee” perché fortemente restrittiva verso la possibilità di costruire nuovi luoghi di culto, specialmente per la religione musulmana. Su quel provvedimento è espressa la Consulta, bocciando due emendamenti di chiaro carattere discriminatorio (obbligo di videosorveglianza e di ulteriori controlli), ma Maroni ha subito dichiarato la volontà di proseguire con questa battaglia.
Se dunque in regione la Lega impedisce e rallenta la costruzione legale di luoghi di culto (anche) islamici, in città si fa portavoce dei malumori causati dalle preghiere in strada o nelle palestre delle scuole. Evidentemente, al partito di Maroni non interessa una reale soluzione della questione (che vada al di là del riduttivo “preghino a casa loro”), in grado di tutelare la libertà di culto di ognuno; e ciò non sembra irrazionale, bensì frutto di un calcolo elettorale piuttosto semplice, come già notato da qualcuno. Se si obbligano i comuni a trovare soluzioni di fortuna o a far pregare la comunità islamica per strada o in spazi pubblici, si alimenta il malcontento della gente, che si ritrova sempre sotto gli occhi il “problema” ed è obbligata a conviverci in condizioni disagevoli per tutti.
A chi porta vantaggio questa situazione, se non a un partito che proprio su questo malcontento e in nome di un presunto scontro di civiltà ha costruito la campagna politica degli ultimi anni? Il tornaconto elettorale è evidente e altrettanto chiare risultano le responsabilità leghiste: l’obiettivo è esasperare il clima di intolleranza e razzismo presente nelle città e rafforzare (invece di smontare) l’equazione islamico=terrorista. Ad affiancare (e supportare) il partito di Salvini e di Ribolla c’è quel modo di fare (dis)informazione, che abbiamo visto andare in scena lunedì sera su Rete4 grazie a “Dalla vostra parte” e al suo conduttore Maurizio Belpietro.