Ammortizzatori sociali? In Italia? Non scherziamo.
Alitalia è l’emblema di tutta l’ingiustizia e l’asimmetria del sistema degli AASS: diversi profili contrattuali + ristrutturazione = cassa, mobilità, prepensionamento, oppure un bel niente. Dentro Alitalia c’è (c’era!) il lavoro stabile e a tempo indeterminato che ha ottenuto un consistente sostegno al reddito (vedi “cassa integrazione lunga”); ma c’è anche la forza lavoro precaria ed etero-diretta che si è trovata senza nessun paracadute e ammortizzatore sociale. Poi, si sa, per una grande azienda ci vuole un grande indotto: risultato, migliaia di lavoratori che di AASS non ne hanno visto nemmeno l’ombra. E l’asimmetria si misura sulle tante storie di vite precarie: sui percorsi lavorativi instabili ed intermittenti, senza tutele nè protezione sociale: sui neo-woorking poors, tradotto, nuovi schiavi. In questi anni il mercato del lavoro è cresciuto più dell’economia reale: aumentano i posti di lavoro ma non si crea nuova ricchezza, nè complessiva nè individuale; il reddito medio pro capite è in Italia di 25.500€ contro i 27.500€ della media europea (sotto di noi ci sono solo la Grecia e il Portogallo). Il 20% degli occupati complessivamente attivi nel 2007 sono dipendenti a termine, cocopro, consulenti, part-time e apprendisti; solo 1/3 degli assunti sotto i 40 anni sono a tempo indeterminato. Da anni l’Italia va a due velocità: quella del posto fisso e quella del lavoro temporaneo, quella delle garanzie e quella della precarietà. E’ così che il mercato del lavoro è cresciuto su questa base di forte squilibrio sociale, attraverso una sostanziale asimmetria nel mondo del lavoro e negli ammortizzatori sociali. Non si può pensare di riformare il welfare state senza ripensarne da capo il “modello”. A partire dal riconoscimento delle reti della cooperazione sociale si deve costruire un’integrazione tra il nuovo welfare, il tessuto produttivo nelle sue continue evoluzioni e le trasformazioni della forma dello Stato (vedi riforma del Titolo V della costituzione). Fino ad ora solo le logiche del profitto hanno connesso questi tre ambiti separati. Le stesse logiche che hanno determinato la crisi epocale che stiamo attraversando e che fungono per la governance politica esclusivamente come moltiplicatore di costi per il pubblico a favore della speculazione privata. Una riforma radicale del welfare-state e degli ammortizzatori sociali è necessaria, a cominciare dall’introduzione di un reddito garantito per tutti i precari e i disoccupati: l’unica misura in grado di contrastare nell’immediato la ricaduta sociale della crisi finanziaria globale. Una crisi che viene da lontano e che rappresenta oggi la più alta manifestazione del crollo verticale dell’intero modello neoliberista.
Tratto da City of Gods [www.precaria.org]