Dal Brasile una lezione in vista di Expo 2015

 

 

Dalla Confederation Cup a Expo 2015.

 

Il movimento di protesta brasiliano ha vinto la sua prima battaglia ottenendo la riduzione del costo delle tariffe del trasporto pubblico locale.

 

 

«Non è solo per 0,20 centesimi», come scritto su numerosi cartelli esposti durante le manifestazioni, però sicuramente questa è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Un vaso riempito assieme agli 1,3 miliardi di reais spesi per rifare il Maracanà ad uso e consumo della Confederations Cup, oltre alle faraoniche spese per le opere dei Mondiali di calcio del 2014. Un drenaggio di risorse pubbliche da servizi primari quali istruzione, sanità, mobilità. La protesta ha raccolto anche il consenso di alcuni giocatori della seleçao e va estendendosi rapidamente ad altri settori della società.

Guardando al Brasile e alla dinamiche di piazza innescate dalla Confederations Cup, il pensiero non può che andare al “nostro” Expo 2015. Quando più di un anno fa iniziammo la campagna “Fagliela Pagare!” per chiedere che fosse anche Fiera Milano ad accollarsi la spesa per la riduzione e l’allineamento delle tariffe del trasporto pubblico tra Milano e l’hinterland, lo dicevamo consapevoli dei miliardi di euro spesi per realizzare le opere di Expo 2015 (di cui Fiera Milano è uno dei principali attori), oltre alle cosiddette opere collegate (Tem, Brebemi, Pedemontana). Un drenaggio di soldi pubblici per realizzare Expo 2015, un’ottima occasione per ingrassare i bilanci delle cordate di poteri forti di ogni colore politico (dalla Compagnia delle Opere alle “Coop rosse”).
Attraverso una serie di petizioni tra Rho e Pero abbiamo chiesto alle amministrazione locali (entrambe di centrosinistra) di farsi carico della richiesta di far contribuire anche Fiera Milano per ridurre le tariffe. Purtroppo, le giunte di Rho e Pero sono rimaste inerti e, anzi, hanno tranquillamente subito l’aumento delle tariffe sulla tratta extraurbana della MM1 Rho Fiera.

Dai giornali di questi giorni è emersa la notizia che il Comune di Milano per reperire i 940 milioni necessari per Expo 2015, sta pensando ad un aumento delle tariffe del trasporto pubblico portando 1,70 euro il biglietto urbano ATM e, immaginiamo, anche quello extraurbano, ai quali seguirebbe l’aumento degli abbonamenti.
Le politiche di austerity imposte dalla Troika (BCE, Commissione europea e FMI) mascherate dalla pseudo-tecnicità dei parametri del Patto di stabilità europeo e del suo omologo italiano per cui bisogna ridurre il decifit – e con il “fiscal compact” ratificato addirittura con una modifica costituzionale, il pareggio di bilancio strutturale – e il debito pubblico si taglia sulla spesa corrente per i servizi e su quelle in conto capitale per investimenti. Anzi, nello spirito delle larghe intese di cui il sistema Expo è stato un antesignano, gli amministratori locali non si spingono oltre la richiesta di una deroga al patto di stabilità per realizzare le opere di Expo. Mai che gli venga in mente che in tempi di crisi è prioritario investire per la continuità di reddito per i precari e l’accessibilità ai servizi primari.
In questo quadro desolante, di totale sfiducia nelle istituzioni pubbliche e nella casta (come testimoniato dai livelli di astensionismo raggiunto dalle recenti tornate elettorali), l’unica speranza di invertire la tendenza e quella di fare come in Brasile.

E al 1° maggio del 2015 mancano meno di due anni.

 

Centro Sociale Sos Fornace

No Expo

 

 

 

 

 

 

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