Expo 2015, il “frutto avvelenato” della crisi economica

 

Il “sistema Expo 2015″ sullo sfondo dei recenti fatti di cronaca legati a Infrastrutture Lombarde

Esiste un cartello fatto di politici, funzionari corrotti e imprenditori conniventi per pilotare gli appalti di Expo? I recenti arresti ai vertici di Infrastrutture Lombarde – braccio operativo di Regione Lombardia – sembrano confermare questa ipotesi. Del resto, parlavamo di “Sistema Expo 2015″ in grado di attrarre investimenti pubblici verso ben note orbite di potere già 2 anni fa in occasione di NOirEXPO, ciclo di workshop su “politica, crimine e appalti nella città vetrina”.

Secondo i magistrati milanesi esisteva una ‘struttura illegale’ che faceva capo all’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, con il compito di pilotare gli appalti pubblici, inclusi quelli per l’Esposizione universale del 2015. Solo alcune settimane fa, Rognoni – piazzato ai vertici del braccio operativo di Regione Lombardia da Roberto Formigoni – era stato scelto dall’attuale Governatore della Regione per il ruolo di subcommissario di Expo 2015, nonstante fosse già indagato nell’ambito dell’inchiesta per turbativa d’asta sull’appalto per la realizzazione della piastra espositiva di Expo 2015, assegnato alla Mantovani spa. Rognoni è anche amministratore di Cal la società –  controllata da Infrastrutture Lombarde – che si occupa della realizzazione di tre opere connesse ad Expo, la BreBeMi, la Tem e la Pedemontana.  Già questi fatti sarebbero di per sé sufficienti per bloccare tutto e ripetere la gara d’appalto. Aggiungiamo pure che l’ex amministratore delegato della Mantovani spa, Piergiorgio Baita, è stato arrestato mesi fa per un presunto giro di tangenti e appalti truccati in Veneto; sempre la Mantovani è stata coinvolta nell’inchiesta “Doppio colpo 3” della Procura di Caltanissetta per rapporti con il clan mafioso Madonia; che una delle società subappaltatrici, la Ventura spa, legata alla Compagnia delle Opere, è stata estromessa per le sue frequentazioni con la mafia di Barcellona Pozzo di Gotto; un’altra società subappaltatrice, la Socostramo, dell’immobiliarista romano Erasmo Cinque, un imprenditore legato alla destra romana e amico dell’ex ministro alle infrastrutture Altero Matteoli è stato coinvolto nell’inchiesta sui lavori di realizzazione della caserma dei carabinieri Montebello di Milano. E tutto questo a voler tacere di altro (per esempio sul primo appalto assegnato alla CMC di Ravenna).

Anche assumendo come termine di paragone la “loro legalità”, quella scritta a suon di leggi dai poteri forti, a poco più di un anno dall’inaugurazione dei padiglioni siamo arrivati al de profundis di qualsiasi discorso che metta assieme Expo e legalità se non per dire che si può fare Expo anche in un contesto di sistematica illegalità. I protocolli di legalità, le commissioni antimafia, i comitati di saggi si sono dimostrati del tutto inefficaci per realizzare un “Expo pulito”. Finora, il grande evento Expo 2015 è servito a giustificare una maxi speculazione edilizia sulle aree di Rho Pero e Cascina Merlata più tutte le speculazioni “satellite” realizzate in nome di Expo, oltre alla realizzazione di nuove autostrade. Quindi, nuovo cemento su un territorio già martoriato. Serve a sfondare sul piano dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori con nuove deroghe alle tipologie contrattuali, ma soprattutto introducendo nuove forme di sfruttamento attraverso il ricorso ai free jobs. Serve a smantellare il welfare drenando risorse per la realizzazione del grande evento. Questa è in parte una conseguenza, ma è anche il modo attraverso il quale arrivare ad un’ulteriore privatizzazione dei servizi pubblici.

In conclusione, l’Expo è quello che concretamente si sta realizzando e non quello che si trova nel mondo delle buone intenzioni come vorrebbe qualcuno. E quello che concretamente si sta verificando è un attacco generalizzato ai diritti in nome di un evento che dovrebbe traghettarci fuori dalla crisi economica (sic!). La realtà è che Expo 2015 non è altro che un frutto di questa crisi economica, crisi che per i poteri forti è occasione di nuovi profitti ma anche per la sperimentazione di nuovi dispositivi di comando e sfruttamento. E’ dunque, per noi, un frutto “avvelenato”.

Per questo gli unici spazi di libertà concessi per contrastare Expo 2015 sono quelli della lotta a partire dai percorsi reali esistenti lungo una traiettoria che passando per la Mayday 2014 e il Summit europeo sulla disoccupazione giovanile arrivi ai “cancelli” del 1° maggio 2015.

 

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