La nostra proposta per l’ex-MTM: autogestione, conflitto, pratiche fuori-mercato

 

Il sindaco Romano stanato a un incontro sulle speculazioni del post-Expo

Ieri siamo andati a trovare il sindaco di Rho Pietro Romano, stanandolo a un convegno dal pessimo parterre. Assieme a lui – convocati niente meno che da Comunione e Liberazione – il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Cattaneo, il prorettore dell’Università Statale Gandolfi e un rappresentante di Human Technopole in sostituzione dell’assente Paleari, enumeravano cifre e dati a sostegno delle speculazioni sull’area di Expo 2015, disegnando un radioso avvenire di “grandi opportunità per il territorio” a conclusione della succulenta partita del post-Expo il cui obiettivo è la creazione di una “Silicon Valley” italiana.
Le speculazioni del post-Expo riguardano da vicino anche la recente minaccia di sgombero della Fornace, vista la prossimità tra l’ex MTM dove sorge il centro sociale, la frazione di Pantanedo, le aree di Fiera ed Expo: ne abbiamo avuto conferma anche dagli interventi all’incontro di ieri, dove in più occasioni si è insistito sull’importanza che riveste per Rho la partita del post-Expo proprio in termini di “riqualificazione” di rilevanti porzioni di territorio.
Per questo abbiamo interrotto momentaneamente e in forma creativa il noioso convegno – replica di altrettanti incontri organizzati negli scorsi anni per mascherare da “opportunità” gli interessi privati dietro le operazioni di Fiera ed Expo – consegnando al sindaco Romano la nostra proposta per l’asta sull’area dell’ex MTM fatta di autogestione, conflitto, solidarietà, mutuo soccorso, riappropriazione, socialità, arte e cultura non mercificate. Tutto questo e molto altro sono parte di una storia, lunga 12 anni, fatta di presenza costante sul territorio e centinaia di iniziative e rilevanti percorsi politici autorganizzati.
Una storia, quella di Fornace, che continua malgrado le proprie sedi fisiche vengano costantemente minacciate da chi intende disegnare a piacimento il territorio secondo i propri interessi.
Chiediamo quindi a Romano, che insiste sulla necessità di una bonifica dell’area dell’ex MTM, di esprimersi sul valore sociale e politico che l’esperienza della Fornace ha per il territorio e, conseguentemente, di non accodarsi agli appetiti predatori che premono – a garanzia di futuri investimenti per profitti da realizzarsi sull’area dell’ex MTM – per lo sgombero di una realtà scomoda che sperimenta ogni giorno pratiche fuori-mercato. Provvedimenti come gli sgomberi, del resto, non sono riusciti e non riusciranno mai a spegnere la Fornace.

 

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