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35 anni fa: Mexico city 10/03/2003
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La noche de Tlatelolco

10 mila persone a protestare in piazza per sostenere la rivolta degli studenti. Una piazza troppo piccola. Un regime che fa largo uso del potere militare e che sta svendendosi agli Stati Uniti. Partono gli elicotteri e i carri armati ed è mattanza: il 2 ottobre 1968 rappresenterà per sempre la più crudele, sanguinosa repressione del movimento studentesco. Muoiono in 500 (ma erano "solo" 250 per la Cia), ma la cifra non venne mai confermata: i cadaveri vennero fatti sparire e le fotografie nascoste per 30 anni, vennero alla luce solo quando il fotografo morì. A 35 anni da quella giornata, i responsabili della repressione restano impuniti, nonostante di tratti di persone note, agli ordini dell'allora presidente della republica Gustavo Diaz Ordaz, e nonostante la strage fosse stata programmata a tavolino per stroncare un movimento che da tre mesi stava mettendo a rischio l'immagine di un Paese che doveva far finta di essere normale, per accogliere le Olimpiadi e i miliardi dell'industria dello sport.
Il 2 ottobre è stato trasmesso su Canal Once un documentario con immagini ancora inedite che serviranno per identificare i responsabili.
Le immagini del massacro del 2 ottobre 1968.
PALESTINA 27/09/2003
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Nel posto sbagliato

E' morto Edward Said, un intellettuale che ha difeso l'autodeterminazione palestinese contro l'occupazione di cui fu vittima in prima persona.
Ha vissuto in esilio negli USA fino alla notizia della leucemia che lo ha ucciso, senza perdonare nulla al potere americano e opponendosi ad ogni imperialismo, fino alla guerra in Iraq. Impegnato nel processo di pace fino a Oslo (1993), non ha ceduto al nazionalismo arabo e ha denunciato ogni potere fondato sull'oppressione della propria gente, da Saddam a Arafat. A costo di trovarsi sempre nel posto sbagliato.

Gli interventi di Edward Said (da Internazionale)
biografia in inglese
raccolta di articoli in lingua originale

SACCO E VANZETTI 22/08/2003
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23 agosto 1927: giustizia americana

23 agosto 1927. Nel penitenziario di Charlestown due uomini vengono 'giustiziati' sulla sedia elettrica, per un omicidio mai commesso. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono accusati senza prove né testimoni validi: unica colpa quella di essere emigrati e anarchici, negli Stati Uniti degli anni '20 infestati dagli "sporchi rossi".

Così parlò Vanzetti davanti ai giudici durante l'ultimo processo:
"Non augurerei nemmeno ad un cane o ad un serpente o al più misero e sfortunato degli esseri viventi, la sofferenza che mi è capitata per fatti di cui non sono colpevole. Ora ho capito, invece, che soffro perchè sono colpevole. Sto soffrendo perchè sono colpevole di essere un rivoluzionario, ed indubbiamente lo sono; sto soffrendo perchè sono italiano, ed indubbiamente ero e sono un italiano; sto soffrendo molto più per la mia famiglia e per i miei cari che per me stesso; ma sono sinceramente convinto di aver ragione, al punto che se mi condannassero due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei nello stesso modo, come ho fatto fino ad oggi".

.:Approfondimenti:.

in italiano: 1 | 2 | 3 | 4 | 5

in inglese:
- Sacco-Vanzetti project
- Red scare
- Italian Immigration
- 1917: Immigration Act
- About Sacco and Vanzetti
- The trial of Sacco and Vanzetti
- The Red Scare of 1919-1920 in Political Cartoons
- Red Scare (1918-1921) is an Image Database
- How Did Women Peace Activists Respond to "Red Scare" Attacks during the 1920s?

UNA VITA DALLA PARTE DEL TORTO 19/05/2003
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Ciao Luigi

Una vita piena e legata al novecento. Una esistenza coerente, un rigore morale non moralista.
Luigi Pintor da giovane è diventato comunista e lo è stato per tutta la vita. Perso il fratello Giaime nella guerra di Liberazione, è entrato nei GAP e ha vissuto l'occupazione con una pistola in tasca. Catturato dalla banda Koch e condannato a morte, si è salvato per l'arrivo delle truppe anglo-americane a Roma. Da grande ha fatto il giornalista, scrivendo per "l'Unità ". Espulso dal PCI, ha dato vita al gruppo de "il Manifesto", giornale che ha diretto e per il quale ha scritto sempre. Luigi Pintor è¨ stato anche scrittore e tanto altro ancora...

Una vita fatta di parole e di gesti, spesa a costruire una continua resistenza. Dai primi articoli degli anni 70 alla scelte difficili della politica, dal sequestro Moro, alla crisi della sinistra, suo impegno sempre costante, fino all'ultimo suo editoriale.
Un rapporto con la sinistra istituzionale mai rotto, come un cordone ombelicale che si trascina negli anni: da questo gli derivava quel suo pungolo, che si è andato facendo sempre più pressante col governo berlusconi e le sue scelte.
La politica italiana è stata una delle sue costanti, e la sua coerenza non faceva sconti a nessuno, neanche davanti alla morte, quando tutti gli altri si inchinano. Ma il suo impegno più grande è stato contro la guerra, lui che l'aveva vissuta: che fosse umanitaria o di aggressione, in afganistan come in iraq.
Una lucidità mai interotta, neanche quando tutti confondono il torto con la ragione: per questo sempre dalla parte della palestina quando tutto il mondo si dichiara ebreo in nome di un 11 settembre che annulla differenze e distanze e produce tragedie. Parole spese non solo sui giornali ma anche in libri, una trilogia per rivivere i propri passi, rifare il cammino all'incontrario, "ricominciare da capo" per rivivere qualcosa che si è già vissuto per dargli una via d'uscita: servabo(1991) , La signora Kirchgessner (1998), il nespolo (2001).

approfondimenti
intervista a Pintor sul comunismo || hanno detto di Pintor

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