Events
« Gennaio 12, 2010 - Febbraio 11, 2010 »
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01 / 12
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01 / 13
Start: 18:00
End: 23:59
Ore 18 - Assemblea a palazzo nuovo
Successivamente - Assemblea al presidio notav di Collegno (in Via Martiri 30 Aprile - alla rotonda fra Via Torino e via 27 Marzo, al sottopasso della stazione ferroviaria). A seguire cena bellavita (spostata dal Mezcal al presidio)
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01 / 14
Start: 17:30
End: 22:30
Lo Sconfino
spazio di documentazione
via Rossini 45, s.Grato- Ivrea
appuntamenti:
Giovedì 7 gennaio 2010
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01 / 15
Start: 09:00
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
Start: 17:30
End: 22:30
VENERDI’ 15
GENNAIO 2010
RITROVO DALLE ORE
17:30 puntuali
SERATA :
“PACCHETTO
SICUREZZA”
DISCUSSIONE SULLA
REPRESSIONE
INTERVERRA’
L’AVVOCATO
Start: 21:00
End: 23:59
SERATA ANTIPSICHIATRICA Presentazione del libro “Il Sopravvissuto. Cronache di sofferenze” di e con Sabatino Catapano (Durante la serata… proiezione video & performance teatrale)
VENERDI’ 15 GENNAIO 2010 ore 21.00 c/o Csa Capolinea (Via Volta n.9 – FAENZA)
SABATO 16 GENNAIO 2010 ore 21.00 c/o Spazio libertario “Sole e Baleno” (Sobborgo Valzania n.27 – CESENA vicino Porta Santi)
IL SOPRAVVISSUTO Cronache di sofferenze (Libro e DVD, 2009) di e con Sabatino Catapano
Un giorno i fiori nasceranno dalle labbra e profumeranno di libertà. Il grido di libertà spaventa il potere, che impugna l’arma spietata e impersonale della legge per piegare chi osa ribellarsi all’ordine perverso costituito. Come macchina schiacciasassi calpesta e umilia diritti e sentimenti, fino a violare la più Profonda intimità. Prima la crudeltà del sistema carcerario, poi il sadismo dell’istituzione manicomiale non sono riusciti in quindici lunghi anni, ad assopire il desiderio di libertà in Sabatino e tanto meno ad annichilire la sua gioia di vivere e la sua voglia di partecipare alle battaglie in difesa dei maltrattati e degli umiliati dall’arroganza del potere. Al contrario, proprio queste tristi esperienze hanno alimentato la fiamma dell’ideale e fatto emergere tutta l’essenza di un animo libertario. La dignità diventa mezzo di sopravvivenza nella vita di Sabatino e per sopravvivere bisogna resistere con tutte le proprie forze. La lucida analisi che Sabatino propone nel suo italo-napoletano raggiunge punte di sottile indagine psicologica quando descrive la deriva sadica, maniacale, deviata a cui giungono direttori e secondini, mettendo in atto loro stessi quelle pratiche e quei comportamenti che lo stato afferma di voler correggere o sopprimere attraverso la detenzione.
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01 / 16
(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
Start: 09:00
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 10:00
End: 16:00
Sabato 16 gennaio 2010
Concentramento alle Ore 10.00 in
Piazza della Repubblica - Livorno
Manifestazione 16-01-2010 Livorno Hanno confermato la presenza: MARIA CIUFFI per MARCELLO LONZI HAIDI GIULIANI per CARLO GIULIANI PATRIZIA ALDROVANDI per FEDERICO ALDROVANDI ORNELLA GEMINI per NIKI APRILE GATTI BIANZINO per ALDO BIANZINO RITA CUCCHI per STEFANO CUCCHI MARIA IANNUCCI per IAIO INFORMIAMO ED INVITIAMO I FAMILIARI DELLE ALTRE VITTIME di STATO A PARTECIPARE ADERENDO
Start: 16:00
End: 20:00
A BARI c'è un LAGER:
il Centro Identificazione ed Espulsione di Bari-Palese
SABATO 16 GENNAIO DALLE 16 ALLE 20
PRESIDIO SOTTO IL CIE DI BARI PALESE
in viale europa
IN SOLIDARIETA’ AI RECLUSI E AI MIGRANTI DI ROSARNO
Start: 17:00
End: 23:59
Sabato 16 Gennaio (programma provvisorio)
Dalle 17:00 fiera del libro anarchico in trasferta dal Circolo dei Malfattori di Milano.
dalle 18:00 Presentazione dell'opuscolo antimilitarista - Chi fa la guerra non va lasciato in pace - con alcuni dei compagni che hanno partecipato alla sua stesura
dalle 20:30 buffet vegan
dalle 21:30 concerto benefit HC per le spese dell'opuscolo, con: Kalashnikov Collective (Milano romantic punx) Vivere Merda (Udine Chaos Punx) Into The Baobab (Bologna Anarchopunk) Reparto 7-7 (Lecco Militant punk) Land Of Devastation (Ovunque D-Beat Crust)
tutto ciò ovviamente @ TeLOSquat in Via Milano 17 Saronno - VA
http://collafenice.wordpress.com // collettivolafenice@email.it
allegati i flyer. Qui il programma:
Dal 15 al 17 Gennaio tra il Circolo dei malfattori di Milano e il TeLOS di Saronno si svolgerà la seconda fiera dell’editoria libertaria, organizzata dai compagni di Milano e i9n trasferta a Saronno per la presentazione dell’opuscolo antimilitarista “Chi fa la guerra non va lasciato in pace”
Start: 17:00
End: 20:00
Un saluto solidale a Nicu che è stato trasferito a Sollicciano e a tutti gli altri reclusi.
Porteremo un po' di musica sotto le mura di quel carcere agghiacciante, saluti e interventi.
Tutti liberi
Fuoco alle galere
Start: 18:00
End: 21:00
Presentazione del libro "Delta In rivolta" Edizioni Porfido con la presenza dell'autore e proiezione film "Delta oil’s dirty business".
A seguire dibattito.
SABATO 16 GENNAIO 2010 ORE 18.00 presso Libreria EDISON - Via C. Del Fante, 5 Livorno
per contatti: anarchicisolidali@virgilio.it
Start: 20:00
End: 23:59
SPAZIO LIBERTARIO ‘SOLE&BALENO’
SABATO 16/01/2010 DALLE ORE 20.00
CENA VEGAN A BUFFET
Start: 21:00
End: 23:59
Sabato 16 Gebbaio al CSOA Auro si terrà una serata benefit per i compagni arrestati nell'operazione Tramonto.
controinformazione, videoproiezioni e dj set drum n bass.
CSOA Auro
Via S.M. del Rosario 28 - Catania
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01 / 17
(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 15:01
End: 18:01
Un saluto solidale a Robbi che è stato trasferito a Pavia e a tutti gli altri reclusi.
Porteremo un po' di musica sotto le mura del carcere, saluti e interventi.
Tutti liberi
Fuoco alle galere
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01 / 18
(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 19:00
End: 23:30
A ROBBI, NICU E ANDREA, CHE A DISTANZA DI UN MESE SONO ANCORA RECLUSI, VA TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA COMPLICITA'.
LA RABBIA DELL'AZIONE NON SI SPEGNE.
Lunedì 18/1 ore 19.00, allo spazio di documentazione Fuoriluogo di via san vitale 80 aperitivo benefit, a seguire proiezione del film "The Experiment"
Start: 21:00
End: 23:59
La guerra in tutte le sue forme
Secondo ciclo cinematografico settimanale sulle guerre degli Stati contro gli oppressi: Lunedì 4 Gennaio – Il leone del deserto (1981, 205 mm, Moustapha Akkad) Lunedì 11 Gennaio – Uomini contro (1970, 100 mm, Francesco Rosi) Lunedì 18 Gennaio - La battaglia di Algeri (1966, 120 mm, Gillo Pontecorvo) Lunedì 25 Gennaio - Storie di scorie (pièce teatrale sul nucleare, Ulderico Pesce, 70 mm) Lunedì 1 Febbraio – Queimada (1969, 120 mm, Gillo Pontecorvo) Lunedì 8 Febbraio – The fog of war (2003, 95 mm, Errol Morris) Lunedì 15 Febbraio – Tepepa (1968, 136 mm, Giulio Petroni) Lunedì 22 Febbraio – L’odio (1995, 95 mm, Mathieu Kassovitz)
NB: Lunedì 4 gennaio il film verrà proiettato alle 20:30 invece che alle 21
Dalle ore 21 presso lo spazio di documentazione “Il Grimaldello” VIA DELLA MADDALENA 81 R – grimaldellogeibero.it
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Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 21:00
End: 23:59
VENERDI' 19 FEBBRAIO
dalle 21.00
Presentazione del libro:
Difendere la "razza"
di Nicoletta Poidimani (Ed. Sensibili alle foglie 2009)
...dalle politiche xenofobe e sessiste del ventennio ad oggi...
Incontro con l'autrice e dibattito
TUTTI I LUNEDI
dalle 21 alle 23
Assemblea di gestione
...partecipa anche tu!
Spazio Libertario "Sole&Baleno"
Sobb.Valzania, 27 - CESENA (vicino a Porta Santi)
|
01 / 20
(all day)
Start: 15/01/2010 - 09:00
End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
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End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
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End: 21/01/2010 - 23:59
15-21 Febbraio 2010 SETTIMANA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLE BIOTECNOLOGIE
“Quando la striscia tecnologica dell'arco alpino, nei suoi baricentri costituiti da Ginevra e Grenoble, si illuminerà completamente, quando le punte dei poli di competenza come le biotecnologie di Losanna, la fisica e l'informatica del CERN a Ginevra, l'energia solare di Chambery e le nanotecnologie di Grenoble formeranno una lunga colonna vertebrale, noi avremo vinto” Jean Therme, responsabile della ricerca tecnologica e direttore del CEA - Grenoble
L'urgenza di fermare l'avanzata delle biotecnologie non può più permettersi di rimanere soltanto in uno specifico ambito territoriale. La manipolazione in atto ha la forma di un cerchio che con ogni mezzo prova a chiudersi, le ramificazioni del suo controllo e intervento hanno assunto dimensioni globali. Ogni stato è chiamato a preparare le condizioni per una totale accettazione di questa ingegnerizzazione del vivente, con tutta la ricerca pubblica diretta a far uscire dai propri laboratori le chimere “che dovranno salvare il mondo”. Questo con il sostegno della finanza internazionale, della Banca Mondiale e delle organizzazioni per il commercio. Ma il sostegno maggiore deriva dall'attuale devastazione ambientale e bisogno di continue risorse in cui le così dette “scienze della vita” si pongono come una nuova soluzione verde. Nel mentre poche multinazionali detengono il monopolio e reggono le fila di tutto questo, questa nuova “rivoluzione verde” rappresenta una possibilità quasi illimitata di sviluppare profitti, dove in un sistema ciclico la nocività crea altre nocività. La loro gestione diventa più certa con il massiccio impiego dei brevetti e delle varie patenti, che di fatto trasformano la manipolazione in laboratorio di una pianta, di un animale e di esseri umani in diritto di proprietà. Dalle monocolture delle coltivazioni OGM, fino ad animali transgenici e modificazioni della linea germinale: qualcosa di più di un prodotto OGM che potremmo trovare su uno scaffale di un supermercato, rappresentano l'attacco e il dominio sul vivente che si fa totale. Nei paesi del sud del mondo il dominio delle multinazionali si manifesta con l'imposizione ai contadini di semi sterili OGM, con la conseguente distruzione di antiche varietà originarie e di ecosistemi. Un mondo naturale fulcro di una biodiversità unica che sta scomparendo per sempre, come grandi parti della foresta amazzonica, per far posto alle piantagioni OGM e ai biocarburanti. Distruzione di antichi saperi per poi rinchiudere semi antichi e parti di vita selvaggia nelle banche di conservazione del germoplasma, la faccia della stessa medaglia di un sistema che mentre distrugge cerca di preservare. Ma un seme congelato tra due vetrini a centinaia di metri dentro il permafrost artico diventa solo l'immagine reificata di un mondo artificializzato che nulla ha più della sua naturalità, un sistema che ha bisogno di circoscrivere, rinchiudere il naturale e il selvaggio che rimane, rinchiuderlo per poterlo meglio controllare e farlo diventare oggetto di proprietà, per poterlo usare come strumento di ricatto e potere partendo dalle basi delle odierne varietà. C'è un filo che lega i paesi del sud a quelli del nord, proprio da noi le multinazionali hanno i loro centri di ricerca e le loro sedi. Anche il loro potere qua si manifesta, ma più subdolamente, con la creazione di illusioni e di falsi bisogni, rendendo necessarie e accettate le innumerevoli innovazioni-protesi tecnologiche. Come imprigionano i semi nel ghiaccio imprigionano le nostri menti in un eterno presente di consumo e merci. Si fanno spazio con l'approvazione di ricerche biotech in campo medico, facendo leva sul ricatto della salute, conquistano terreno con la creazione di semi arricchiti di vitamina A “che salverebbero la fame del mondo”, facendo leva sulla carità dei paesi ricchi per poter poi lavarsi la coscienza. Passata una ricerca, qualunque essa sia, piantato un OGM, in qualunque parte del mondo, il loro cerchio si restringerà sempre più fino a chiudersi. Così qua vediamo i ricercatori dell'Idea's Lab di Minatech pensare a come bloccare in origine un dissenso verso le nanotecnologie, evitando gli errori fatti con gli OGM. Vediamo gli investimenti miliardari in nuove ricerche, i forum internazionali tra scienziati e industriali, e incominciamo anche a vedere anche i campi sperimentali OGM. Tutto questo non si può ridurre alla scelta di voler o meno consumare un cibo OGM, dobbiamo capire l'immensa portata dell'ingegneria genetica nella continua distruzione di questo mondo e quanto è necessaria allo stesso sistema per sopravvivere. Con la comprensione di tutte le fitte maglie del potere interconnesse: biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, informatica. Un attacco al vivente dalle dimensioni globali non può non aver come risposta una lotta che anch'essa si fa globale. Dal sud al nord dobbiamo spezzare quel cerchio che vogliono rendere ineluttabile. Per questo abbiamo pensato a una chiamata internazionale di mobilitazione, una settimana di lotta in cui ciascuno può portare il proprio contributo secondo le proprie priorità contro l'ingegneria genetica e le sue ampie manifestazioni mortifere. Come Coalizione contro le nocività abbiamo identificato come punto di partenza l'EFSA, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, organo centrale a cui la Commissione Europea fa riferimento per l'approvazione e il passaggio di varie nocività tra cui gli OGM. Proprio adesso L'EFSA, che a livello europeo sta dando il via libera a un OGM dietro l'altro, dovrà esprimersi per l'autorizzazione dell'ennesimo mais ogm della Monsanto MON810 e del riso ogm della Bayer LLRICE62.
CONTRO EFSA MONSANTO E BAYER FERMIAMO L'INGEGNERIA GENETICA ADESSO!
Coalizione contro le nocività
MBE 222, C.so Diaz 51, 471OO, Forlì www.inventati.org/contronocivita email: nonanobio@inventati.org
(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 21:00
End: 23:59
"La solidarietà dei compagni è l'arma migliore per superare i momenti di carcerazione, è l'amore solidale dei compagni e delle compagne quello che impedisce al sistema di distruggerci. Sono le lettere, le visite, le pubblicazioni, la propaganda..."
Diego, prigioniero nel carcere Devoto - Buenos Aires
h 21 cena benefit in solidarietà a Diego e Leandro
In funzione la birreria
L38 Squat
via Giuliotti 8x, Sixth Bridge
bus 776 da metro B Laurentina
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(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 11:00
End: 14:06
Da luglio 2008 si sta tenendo un’assemblea su guerra e sicurezza che coinvolge compagni anarchici e libertari di diverse realtà. L’assemblea, itinerante e a scadenza più o meno bimestrale, è nata dall’esigenza di confrontarsi su idee e metodi per intervenire nell’attuale contesto sociale, in particolare su un terreno che a molti è sembrato basilare: il rapporto tra guerra esterna e guerra interna. Per circoscrivere ulteriormente: militarizzazione, controllo, razzismo. L’assemblea, come spazio di discussione e occasione organizzativa, cerca di intrecciare tra loro tre aspetti: – confronto su quello che i compagni stanno portando avanti a livello locale, per condividere idee, suggerimenti, critiche; – mutuo appoggio per rafforzare collettivamente l’intervanto locale quando i compagni lo ritengono opportuno; – elaborazione di proposte per iniziative comuni indipendenti dalle lotte locali specifiche.
Gli incontri sono stati finora piuttosto preziosi, avendo permesso approfondimenti teorici e indicazioni pratiche utili in vista dei vari appuntamenti di lotta. Ci sembra davvero importante vederci di persona e ragionare insieme sui limiti e sulle prospettive del nostro agire antiautoritario, per affinare i nostri progetti e arrivare meglio preparati alle occasioni propizie. Riflettere e organizzarsi d’anticipo è sempre buono, soprattutto in tempi burrascosi e imprevedibili come quelli che stiamo vivendo. Spetta ai compagni che di volta in volta ospitano l’assemblea decidere se affiancare al momento di discussione qualche iniziativa sul territorio. Visto che alle ultime assemblee, anche per problemi di comunicazione, i contatti si sono un po’ sfilacciati, invitiamo tutti i compagni interessati a partecipare al prossimo appuntamento.
SABATO 23 GENNAIO, ORE 16,00 PIAZZA FIERA, TRENTO
Presidio contro la base militare di Mattarello, contro la repressione (fogli di via, avvisi orali, denunce annunciate per devastazione), in solidarietà con Sara, Evelin e Mike, compagni arrestati in relazione allo sgombero dell’Assillo, spazio occupato proprio per rilanciare la lotta contro la base
DOMENICA 24 GENNAIO, ORE 11,00 SALA CIRCOSCRIZIONALE DI LIZZANELLA (ROVERETO SUD) Assemblea su guerra e sicurezza
anarchiche e anarchici di Rovereto e Trento navedeifolli@gmail.com
Start: 23:00
End: 23:59
COMUNICATO STAMPA CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE E/O DIFFUSIONE. GRAZIE!
Radio Blackout è l'unica radio libera dell'etere torinese. Dal 1992 trasmette sui 105.250 in FM, si autogestisce e si autofinanzia. Sulle sue frequenze non passano spot commerciali pertanto ogni mese le attività della radio vengono sostenute da iniziative benefit (concerti, dj set, cene). Nel corso di questi anni Radio Blackout ha dato voce alle minoranze e ai movimenti che
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(all day)
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
Start: 14:00
End: 18:00
Utilizzano oltre 1500 uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza per tutelare l'illegalità dei sondaggi e dicono che c'è il consenso della popolazione.
Parlano di accurati sondaggi per raccogliere dati sulle falde acquifere ma montano una trivella all'alba poi la smontano al tramonto e fanno credere all'Europa che stanno lavorando seriamente.
Barano con i numeri, confondono le migliaia con le centinaia e le decine quando parlano delle proteste notav, poi organizzano un "grande" manifestazione bipartisan sitav in una piccola sala del Lingotto
Il presidente della privincia e l'assessore ai trasporti della regione si riducono a volantinare nella piazza del mercato a Susa, poi balbettano e se ne vanno di fronte alle richieste di chiarimenti tecnici e alle domande scomode.
E' in atto una grande operazione mediatica che punta a fare numerose vittime: la Valsusa in primo luogo ma anche tutti coloro che vedono i TG e leggono i quotidiani.
La verità è che sono con l'acqua alla gola e sabato 23 Gennaio glielo ricorderemo ancora una volta.
Partecipate numerosi alla manifestazione a fianco della Valsusa!
Per arrivare al punto di partenza della manifestazione:
Con l'autostrada A32: prendere l'uscita per SUSA EST e seguire le indicazioni per Autoporto In alternativa: seguire la statale 24 in direzione Susa, superare S.Giorio e proseguire per 7- 8 Km fino all'autoporto di Susa (frazione Traduerivi)
Start: 15:00
End: 18:00
A ROBBI, NICU E ANDREA, CHE A DISTANZA DI UN MESE SONO ANCORA RECLUSI, VA TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA COMPLICITA'.
LA RABBIA DELL'AZIONE NON SI SPEGNE.
Sabato 23/1 ore 15.00 presidio al carcere della Dozza, via del Gomito 2, capolinea bus 25, con musica e microfono aperto
Start: 16:00
End: 19:06
CHE L’ASSILLO CONTINUI...
La tendenza di questa società è sempre più evidente: ghettizzare i poveri, reprimere i dissidenti, difendere i privilegi dei ricchi, se necessario con l’esercito. È in questo contesto che si inseriscono il progetto della base militare di Mattarello, da un lato, e la repressione contro gli anarchici, dall’altro. L’ex Asilo di via Manzoni a Trento – uno stabile vuoto e inutilizzato da anni, ribattezzato l’Assillo – era stato occupato, nel settembre scorso, per farne uno spazio autogestito, un luogo di incontro e di lotta proprio contro la base militare di Mattarello. La repressione che ne è seguita – sgomberi, trenta fogli di via da Trento, otto “avvisi orali”, arresti domiciliari per tre compagni – è il tentativo di impedire l’opposizione alla base di Mattarello e di chiudere gli spazi autogestiti che non sono disposti a mediare con le istituzioni. La manifestazione del 7 novembre a Trento è stata una decisa risposta a tutto questo. Stando ai giornali, ora 39 persone sono state denunciate per il corteo. Tra le accuse, quella di devastazione. I devastatori del Trentino – Dellai, Andreatta e soci, promotori di TAV, inceneritore, base di Mattarello, megacentrale sotto l’Altissimo, impianti di risalita, responsabili dell’avvelenamento della Valsugana tramite le Acciaierie e la discarica di monte Zaccon – accusano i manifestanti di devastazione per le scritte sui muri e i bancomat danneggiati... Questa manovra dei padroni della città non deve passare.
SABATO 23 GENNAIO, ORE 16,00 PIAZZA FIERA, A TRENTO
PRESIDIO contro la base militare di Mattarello contro la repressione in solidarietà con Sara, Mike e Evelin
anarchiche e anarchici Assillo in movimento
Start: 18:00
Start: 23/01/2010 - 18:00
End: 24/01/2010 - 02:45
Radiocane Benefit sabato 23 gennaio @ TeLOS -
SARONNO(via Milano 17)
ore 18 : presentazione progetto e discussione
ore 20 : aperi/cena vegan
ore 21.30 : proiezione del video "Divide et Impera"
dalle 22 fino a tarda notte: DJ-SET con "The Enver Brothers"
collettivolafenice@email.it - radiocane@autistici.org
www.radiocane.info
Start: 18:00
End: 23:59
SABATO 23 GENNAIO 2010 18 ANNI DI AUTOGESTIONE SENZA COMPROMESSI
“OGGI CERCO UN’ORA DI FURIBONDA ANARCHIA E PER QUELL’ORA DAREI TUTTI I MIEI SOGNI, TUTTI I MIEI AMORI, TUTTA LA MIA VITA” (Renzo Novatore)
ORE 18 Incontro dibattito: Anarchismo verde- Azione e resistenza. Presentazione del nuovo numero di Terra Selvaggia- Pagine anticivilizzatrici e la lotta del prigioniero rivoluzionario Marco Camenisch. Discussione sulle prospettive di lotta contro la reimposizione del nucleare.
Gozzilla e le 3 bambine coi baffi in concerto. Palco liberasuoni d’amore e rabbia degli amici di cuore.
CREANDO E RICREANDOCI NELLA LOTTA CONTRO OGNI AUTORITARISMO APPASSIONATI DELL’INCERTO VOLO DELLA LIBERTA’.
TORRE MAURA OCCUPATA Via delle Averle 10 Bus 312 105 556 tranvetto Roma-Giardinetti
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01 / 24
End: 23:59
Start: 16/01/2010 - 09:00
End: 24/01/2010 - 23:59
BRUCIAMO LE FRONTIERE!
La rivolta che ha portato all’incendio della più grande prigione per stranieri in Francia è una risposta concreta e storica all’esistenza dei centri di trattenimento e all’insieme della politica di controllo dei flussi migratori. Nei giorni 25, 26 e 27 gennaio, dieci persone saranno giudicate per questa rivolta nel Tribunale di Parigi (Metropolitana Cité). La nostra solidarietà deve essere all’altezza della posta in gioco: rilascio degli accusati e, inoltre, libertà di movimento e di insediamento. Il 22 giugno 2008, il più grande CPT di Francia è bruciato. Tra giugno 2008 e giugno 2009, una decina di ex- trattenuti sono stati arrestati e collocati in detenzione preventiva – per la maggior parte da quasi un anno -. Sono accusati di danneggiamento, distruzione di edifici del centro di trattenimento amministrativo di Vincennes e/o violenza contro le forze dell’ordine. Durante i sei mesi precedenti all’incendio, il centro di Vincennes è luogo di continui movimenti di protesta di coloro lì rinchiusi perché sprovvisti di documenti. Scioperi della fame, piccoli incendi, rifiuto all’appello, diverbi con la polizia, forme di opposizione individuali o collettive, si sono succeduti all’interno del centro per tutto questo periodo. All’esterno, manifestazioni e iniziative denunciano l’esistenza stessa di questi centri e sostengono gli atti di rivolta. Il 21 giugno 2008, Salem Souli muore nella sua stanza dopo aver invano chiesto di essere curato. Il giorno dopo, una marcia organizzata dai detenuti in ricordo di quest’uomo, è repressa con violenza. Scoppia allora una rivolta collettiva e il centro di trattenimento brucia.
Un processo esemplare Per impedire che questo tipo di rivolta si diffonda, lo Stato deve colpire duramente, trovare dei responsabili. Queste dieci persone sono state arrestate per servire come esempio. Non importa che siano “innocenti” o “colpevoli”. Lo Stato, punendoli, desidera veder scomparire la contestazione, la ribellione, gli atti di resistenza di quelli che si trovano, o si troveranno un giorno, rinchiusi fra le mura di questi centri. La rivolta di Vincennes non è isolata. Ovunque esistano questi centri di reclusione, scoppiano rivolte, avvengono incendi, evasioni, scioperi della fame, ammutinamenti, devastazioni. È successo in Francia (Nantes, Bordeaux, Toulouse dove sono bruciati dei centri) e in numerosi paesi europei (Italia, Belgio, Olanda, Germania) o nei paesi dove i controlli delle frontiere avvengono alla partenza, come in Libia e in Turchia. L’incendio del centro di Vincennes non è solo simbolico: la scomparsa di 280 posti all’interno del centro ha avuto come conseguenza immediata una importante diminuzione delle retate e delle espulsioni nei dintorni di Parigi, durante il periodo successivo. In concreto, migliaia di arresti sono stati evitati. Con il loro agire, i detenuti hanno bloccato per un lasso di tempo il funzionamento del meccanismo di espulsione.
Prigione per stranieri: rinchiudere, espellere, dissuadere l’immigrazione I centri di trattenimento sono una delle tappe tra l’arresto e l’espulsione. Servono a tenere rinchiusi gli stranieri per il tempo necessario a preparare le condizioni necessarie alle espulsioni, che si tratti di un passaporto o di un lasciapassare rilasciato da un consolato e un posto in aereo o in nave. Più uno Stato vuole espellere, più sono i centri di reclusione che costruisce. Ovunque, il loro numero continua ad aumentare. In Europa, c’è la tendenza ad allungare i tempi di trattenimento, il che permette di aumentare le espulsione, ma anche di dissuadere l’immigrazione. Di fatto, questi luoghi di trattenimento sono strutture punitive. Vengono sempre più costruiti come fossero carceri: video-sorveglianza, unità ridotte, celle d’isolamento… In Francia, ad esempio, il più grande centro in costruzione a Mesnil-Amelot (240 posti), che aprirà tra qualche settimana, ha adottato questo modello. In Olanda, dove i suicidi e i decessi ‘inspiegabili’ sono frequenti nei centri, la detenzione dura 18 mesi e può essere riconfermata una volta tornati in libertà, le persone sono rinchiuse singolarmente in cellule molto piccole, oppure su battelli- prigione, con scarse possibilità di accedere all’esterno.
Clandestini: mano d’opera fatta su misura… I centri di reclusione sono parte della politica di “gestione dei flussi migratori”, elaborata secondo i criteri della “immigrazione scelta” ossia in funzione dei bisogni di mano d’opera dei paesi europei. Non è da oggi che il padronato dei paesi ricchi fa ricorso ai lavoratori immigrati per accrescere i profitti. In modo legale come nel caso del lavoro a termine, di quello che era il contratto OMI (che permette di adeguare il diritto di presenza sul territorio al tempo dei lavori stagionali) oppure con il lavoro nero, dove gli stranieri sono impiegati molto spesso nei settori più difficili (BTP, lavori nei ristoranti, pulizie, lavori stagionali, …). Questi settori richiedono una mano d’opera flessibile, da adattare ai bisogni immediati della produzione. Oltre all’assenza di diritti legati al loro statuto, per esempio in caso di infortunio, la costante minaccia di arresto e di espulsione che pesa sui clandestini, permette ovviamente ai padroni di pagarli di meno, se non addirittura di non pagarli per niente (non è poi così raro). Questo abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro permette al padronato di rafforzare lo sfruttamento di tutti. Gli innumerevoli scioperi dei lavoratori privi di documenti mostrano a che punto padroni e Stato hanno bisogno di questa mano d’opera, ma anche che organizzandosi insieme, i clandestini possono talvolta tenere loro testa ed ottenere di essere messi in regola.
… e capro espiatorio ideale La politica migratoria, e i centri di reclusione che fanno parte dell’ingranaggio, serve soprattutto a stigmatizzare chi non ha documenti. Lo Stato ne fa il capro espiatorio delle difficoltà che incontra oggi il popolo francese. L’utilizzo spettacolare delle espulsioni di Stato contribuisce a dimostrare da una parte l’ampiezza del “pericolo” che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Francia e dall’altra l’efficacia di uno Stato che protegge i propri concittadini contro questo pericolo. Lo Stato utilizza artifici come le cosiddette “minacce dell’immigrazione clandestina”, la “feccia delle periferie”, le “donne che portano il velo”, o la campagna sull’identità nazionale, per suscitare i peggio rigurgiti xenofobi e razzisti e tentare di creare consenso intorno al potere e al mondo che produce.
Frontiere ovunque I centri di reclusione costituiscono un elemento indispensabile per applicare una politica europea di controllo dei flussi migratori che, mentre pretende abolire le frontiere all’interno dello spazio di Schengen, all’esterno le rafforza, in particolare con il dispositivo Frontex. Così il controllo inizia aldilà delle porte dell’Europa in accordo con paesi come la Libia, la Mauritania, la Turchia o l’Ucraina, dove vengono finanziati campi di detenzione per stranieri decretati indesiderabili, prima ancora che abbiano avuto la possibilità di mettere piede in Europa. Allo stesso tempo dentro questo spazio territoriale le frontiere si moltiplicano, si spostano e quindi sono ovunque: ogni controllo di identità può portare all’espulsione. Perché la frontiera non è solo una linea che demarca un paese, ma soprattutto un posto di controllo, di pressione, di scelta. Così la strada, i trasporti, le amministrazioni, le banche, le agenzie di lavoro a termine, di fatto funzionano come frontiere. I centri di reclusione, come tutti i campi per migranti, sono particole di frontiere assassine dell’Europa di Schengen. Sono luoghi dove si aspetta, rinchiusi, a volte senza scadenza e senza sentenza, dove si muore per mancanza di cure, dove ci si suicida piuttosto che essere espulsi. Bisogna farla finita con le frontiere! Per tutte queste ragioni e perché la gestione dei flussi migratori non è “giusta”. Perché ciascuno deve poter decidere di vivere dove gli pare. Noi siamo solidali con gli accusati della rivolta e dell’incendio del centro di reclusione di Vincennes.
LIBERTÀ PER TUTTI GLI ACCUSATI! LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E DI INSEDIAMENTO! CHIUSURA DEI CENTRI DI RECLUSIONE! BASTA COI DOCUMENTI!
SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ DAL 16 AL 24 GENNAIO 2010 Primo appuntamento il 16 gennaio 2010: Documentari, Dibattito, Informazioni alle 19.00 al CICP (21 ter, rue Voltaire, 75011 Paris)
End: 02:45
Start: 23/01/2010 - 18:00
End: 24/01/2010 - 02:45
Radiocane Benefit sabato 23 gennaio @ TeLOS -
SARONNO(via Milano 17)
ore 18 : presentazione progetto e discussione
ore 20 : aperi/cena vegan
ore 21.30 : proiezione del video "Divide et Impera"
dalle 22 fino a tarda notte: DJ-SET con "The Enver Brothers"
collettivolafenice@email.it - radiocane@autistici.org
www.radiocane.info
Start: 18:00
End: 23:59
Iniziativa a sostegno dell'assemblea antiautoritaria
contro ogni forma di reclusione
chiudiamo ogni lager
distruggiamo Ponte Galeria!
concerto punkarcòr
Ludd Rising
Light the Bob
What?
Slimer
3njoy Pirateria dalle 18 puntuali
Circonvallazione ostiense 9 metro B Garbatella
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01 / 25
Start: 19:00
End: 23:59
A ROBBI, NICU E ANDREA VA TUTTO IL NOSTRO AMORE E LA NOSTRA COMPLICITA'.
LA RABBIA DELL'AZIONE NON SI SPEGNE.
Lunedì 25/1, dalle ore 19.00, allo spazio di documentazione Fuoriluogo di via san vitale 80 aperitivo benefit, a seguire presentazione del libro "Gli Arditi del Popolo" di Luigi Balsamini. Presentano Gigi e Francesco.
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01 / 27
Start: 21:00
End: 23:59
Mercoledì 27/1 dalle 21
L38 labs present D.I.Y. products
Video Fai da te
Cena vegan a sostegno dei laboratori
Free shop (libera distribuzione e circolazione di indumenti e accessori da vestiario)
L38 Squat
via Giuliotti 8x, Sixth Bridge
bus 716 da metro B Laurentina
http://www.tmcrew.org/l38squat
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01 / 29
Start: 17:00
End: 23:59
iniziativa benefit che si terrà VENERDI 29 GENNAIO nell'aula M della facoltà di lettere di GENOVA.
Nell'ultimo anno a Genova sono andate sempre più via via intensificandosi le iniziative di lotta e di ferma opposizione riguardo ai vari aspetti dell'attacco globale di matrice razzista e classista che il governo e lo Stato italiano hanno sferrato contro i più poveri, gli emarginati, gli sfruttati, gli immigrati. Già presenti in forma più o meno esplicita in precedenza, questi aspetti che vanno dai CPT (ora CIE - i centri di dentenzione per immigrati) all'aumento del controllo su tutti e in particolar modo sulla dissidenza politica, si sono poi concretizzati in quel gioiellino che è il pacchetto-sicurezza varato dal governo Berlusconi sotto la guida del ministro leghista Maroni quest'estate. Proprio quest'estate è stato il momento di maggior fermento in quel di Genova. L'impatto sulla città è stato positivo, almeno parzialmente, ma non sono tardate le conseguenze.
In seguito alle contestazioni ai vari comizi/gazebi della Lega Nord e del PDL, alle contestazioni per l'introduzione dei militari (nel nostro caso i più "simpatici" alpini) nelle strade e all'occupazione di 2 edifici in zone e periodi diversi, sono partite da parte della questura numerosissime denuncie e in particolar modo 1 foglio di via (divieto di recarsi a Genova per i prossimi 3 anni) e 14 avvisi per la sorveglianza speciale (una misura prevista per i dissidenti politici già nel codice del fascista Rocco durante il ventennio che prevede l'impossibilità di uscire dal comune di residenza, di uscire in ore notturne, di incontrare più di 3 persone alla volta, di incontrare persone con precedenti legali e così via).
I soldi che verranno raccolti durante la giornata tramite la cena, il bar e il concerto serviranno a sostenere le spese legali per i relativi processi a venire e le varie iniziative correlate.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
dalle ore 17: Presentazione Senza Gabbie (cassa di solidarietà e supporto per i prigionieri coinvolti nelle lotte di liberazione umana, animale e della Terra) con dibattito sulle sezioni speciali e sulla differenziazione dei prigionieri politici.
dalle ore 20: cena vegan benefit
dalle ore 23 concerto con:
LUDD - Rovereto, punk/hc DSA COMMANDO - Savona, rap della morte SNC - Genova, punk
a seguire AFTER PARTY ad oltranza!
Il tutto in VIA BALBI 4 presso l'AULA M della facoltà di lettere a Genova
Start: 17:30
End: 22:32
Venerdì 29 gennaio 2010
Ritrovo dalle ore
17,30 serata con presentazione:
NUNATAK, rivista di storie, culture, lotte della montagna
LO SCONFINO spazio di documentazione, via rossini 45 s.Grato IVREA
Start: 19:40
Start: 29/01/2010 - 19:40
End: 30/01/2010 - 03:20
Venerdì 29 gennaio benefit TerraSelvaggia dalle 20:00 CENA VEGAN a seguire presentazione della rivista TERRA SELVAGGIA dalle 21:30 sul palco LA PROSPETTIVA + THE SMASHROOMS + LE TORMENTA CSA SPARTACO via chiavica romea 88 RAVENNA
Start: 21:00
End: 23:59
Venerdì 29 gennaio 2010 ore 21
VILLA VEGAN SQUAT
CONCERTO DI AUTOFINANZIAMENTO
con:
CUSACK (PunkRock Como)
400 COLPI (Metalcore Bologna)
CROP CIRCLE (Fastcore Trento)
ORBE (Post hardcore Novara)
HOUDINI (Post Rock Chile)
In Villa ci sono tanti animali liberi, lasciate il cane a casa.
VILLA VEGAN SQUAT
Via Litta Modignani, 66 Milano (Comasina/Affori)
FN Affori/Quarto Oggiaro Bus 40-41
villavegansquat@inventati.org
Start: 21:00
Start: 29/01/2010 - 21:00
End: 30/01/2010 - 23:59
29 e 30 GENNAIO 2010
SQUART########################################################################################
collettiva d'arte###################################################################################
due serate a sostegno del progetto di realizzazione di laboratori artistici e di riuso dei materiali#####################
mostra libera d'arti varie e spazio libero trash'or per tutte le esplosizioni creative e le improvvisazioni artistiche#########
VENERDI' 29
dalle 21 cena benefit in solidarietà a Nicu, Robbi e Andrea, antifascisti di Bologna colpiti dalla repressione durante le azioni del 12/12/2009
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End: 03:20
Start: 29/01/2010 - 19:40
End: 30/01/2010 - 03:20
Venerdì 29 gennaio benefit TerraSelvaggia dalle 20:00 CENA VEGAN a seguire presentazione della rivista TERRA SELVAGGIA dalle 21:30 sul palco LA PROSPETTIVA + THE SMASHROOMS + LE TORMENTA CSA SPARTACO via chiavica romea 88 RAVENNA
End: 23:59
Start: 29/01/2010 - 21:00
End: 30/01/2010 - 23:59
29 e 30 GENNAIO 2010
SQUART########################################################################################
collettiva d'arte###################################################################################
due serate a sostegno del progetto di realizzazione di laboratori artistici e di riuso dei materiali#####################
mostra libera d'arti varie e spazio libero trash'or per tutte le esplosizioni creative e le improvvisazioni artistiche#########
VENERDI' 29
dalle 21 cena benefit in solidarietà a Nicu, Robbi e Andrea, antifascisti di Bologna colpiti dalla repressione durante le azioni del 12/12/2009
Start: 11:00
End: 13:00
Riceviamo ed inoltriamo:
CONTRO I TRENI AD ALTA VELOCITA’ IN VAL SUSA ED OVUNQUE!
IN CORRISPONDENZA DELLE RECENTI MOBILITAZIONI
Start: 15:00
End: 18:00
Sabato 30/1 ore 15.00 presidio al CIE di via Mattei, bus 14, per portare solidarietà ai reclusi.
Start: 16:45
sabato 6 febbraio al bencivenga occupato dalle 15.00 iniziera' il mercatino dell autoproduzione aperto a chiunque voglia portare le proprie creazioni e prodotti.
alle 20:30 videoproiezione del documentario "incubo di darwin"
a seguire concerto con: POST FATA RESURGO, GELO, LAS TRACINAS
P.S.: allego flyer della serata.
ciao, grazie, gli occupanti!
Start: 19:00
End: 23:59
sabato 30 gennaio iniziativa benefit per alcun@ inguaiat@ di Crema,cena+concerto hc. il ricavato in parte andrà a coprire le spese di cassazione che ha confermato le condanne x antifascismo militante e in parte andranno agli avvocati che stanno seguendo 3 processi in corso:1: scontri x fiaccola olimpica 2:disordini corteo contro magdi cristiano allam 3:disordini corteo post-incendio "mulini". saluti ribelli
-- in ogni caso nessun rimorso!
Scarica il flyer dell'iniziativa
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01 / 31
Start: 20:30
End: 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
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(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
Start: 00:00
Start: 01/02/2010 - 00:00
End: 07/02/2010 - 23:59
Martedi 2 Febbraio dalle ore 12.00 Mostra e materiali informativi Cortile interno del politecnico diTorino, C.so Duca degli Abruzzi
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00 Dibattito : - Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80 El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00 Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese ore 18.00 - Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
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(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
(all day)
Start: 01/02/2010 - 00:00
End: 07/02/2010 - 23:59
Martedi 2 Febbraio dalle ore 12.00 Mostra e materiali informativi Cortile interno del politecnico diTorino, C.so Duca degli Abruzzi
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00 Dibattito : - Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80 El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00 Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese ore 18.00 - Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Start: 18:13
End: 23:59
Martedì 2 Febbraio 2010
Presentazione del libro:
DIFENDERE LA RAZZA
di Nicoletta Poidimani
Una riflessione sul riattivarsi odierno di nuovi stereotipi razzisti e sessisti
a partire dalle analisi delle politiche sessuali e razziali applicate dal regime
fascista nelle sue colonie africane.
Dalle ore 18.13
APERITIVO BUFFET VEGAN
A seguire
PRESENTAZIONE CON L'AUTRICE
E DIBATTITO
Villa vegan Squat
via Litta Modignani 66sei
20161 Milano
Per raggiungerci FNM AFFORI/QUARTO OZZARRO bus 40-41 villavegansquat@inventati.org
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02 / 3
(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
(all day)
Start: 01/02/2010 - 00:00
End: 07/02/2010 - 23:59
Martedi 2 Febbraio dalle ore 12.00 Mostra e materiali informativi Cortile interno del politecnico diTorino, C.so Duca degli Abruzzi
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00 Dibattito : - Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80 El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00 Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese ore 18.00 - Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Start: 16:30
End: 19:00
MERCOLEDÌ 27 GENNAIO, ORE 16.30 ATENEO - PIANO SEMINTERRATO IL PRESENTE ALLE SPALLE Proiezione del video “Divide et Impera” e discussione su CIE, espulsioni e razzismo di Stato: l’opposizione in atto. MERCOLEDÌ 3 FEBBRAIO, ORE 16.30 ATENEO - PIANO SEMINTERRATO TERRORISMO È STATO Proiezione della testimonianza di Pasquale Valitutti, compagno anarchico presente nella questura di Milano al momento dell’omicidio di Pinelli e discussione su Potere, Linguaggio e Memoria. A seguire, proiezione del video “L’altro terrorismo”. MERCOLEDÌ 10 FEBBRAIO, DALLE 18 ALLE 21 P.ZA S. ORONZO REVISIONISMO E PACE SOCIALE MENZOGNE SULLE FOIBE E PROCESSO AGLI ANARCHICI SALENTINI PRESIDIO Diffusione di materiale informativo. LA MEMORIA DEL PRESENTE REVISIONISMO, MISTIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO, RIMOZIONE DELLA MEMORIA La memoria e il linguaggio. Due questioni che tentano di legare in un unico filo le tematiche qui proposte. In tempi in cui si cerca di rimuovere le resistenze del passato per cancellare quelle del presente (e del futuro), la parola perde il suo reale significato, mentre i fatti storici vengono mistificati e snaturati per legittimare delle aberrazioni. Il revisionismo cambia il passato per rendere giustificabile o addirittura nobile il presente. In virtù di ciò i fascisti non sarebbero i sanguinari assassini che spinsero in Italia come altrove le popolazioni alla guerra civile e alla guerra tra Stati ma dei semplici patrioti. E ancora, la strategia della tensione, con le sue bombe sui treni, nelle piazze e nelle strade, che produsse decine di morti, non fu un’operazione dello Stato italiano per soffocare la rabbia dilagante e contagiosa di migliaia di individui, ma la cruda violenza tra bande di destra e di sinistra. Se oggi si può affermare ciò è facile comprendere come una guerra può essere denominata “missione di pace” senza indignare, così come non scandalizzi l’esistenza di lager per immigrati, spacciati per centri di accoglienza o di necessaria permanenza. Ma se il linguaggio è una delle armi più potenti della propaganda e del potere per mistificare e annullare la conoscenza reale delle cose, al fine di annebbiare completamente le coscienze, la memoria è il pugnale per resistere. La memoria è l’esperienza che porta dall’altra parte della barricata, riuscendo a distinguere il nemico di ieri e di oggi, ed opporsi a ciò che appare intollerabile. Essa è uno dei mezzi che rende consapevoli della guerra tra poveri che è stata scatenata per la spartizione di qualche briciola. È al presente che vogliamo guardare, ma non da semplici spettatori. f.i.p. 20/01/10 via Massaglia 62/b - Lecce
Start: 18:30
End: 22:00
dalle 18.30 aperitivo benefit
dalle 19.30 proiezioni e discussioni sulla rivolta greca
Video sulle occupazioni nella Grecia insorta contro la violenza autoritaria. Una rivoltà che ha saputo mettere in discussione la realtà, immaginare l'utopia.
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IN SOLIDARIETA CON LE OCCUPAZIONI SOTTO ATTACCO! -----------------------------------------------------------------------------
in AULA C Strada Maggiore, 45 Palazzo Hercolani, prima rampa a sinistra - bologna -
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02 / 4
(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
(all day)
Start: 01/02/2010 - 00:00
End: 07/02/2010 - 23:59
Martedi 2 Febbraio dalle ore 12.00 Mostra e materiali informativi Cortile interno del politecnico diTorino, C.so Duca degli Abruzzi
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00 Dibattito : - Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80 El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00 Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese ore 18.00 - Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Start: 18:00
End: 23:59
Mobilitazione antinucleare 1 - 7 Febbraio 2010
Scarica il manifesto e il volantino della mobilitazione
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00
Dibattito :
- Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80
El Paso occupato via Passo Buole 47, TO
Durante la settimana volantinaggi e momenti informativi in giro per il Piemonte
Start: 19:00
End: 23:59
presso lo spazio anarchico 76 (A)
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02 / 5
(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
(all day)
Start: 01/02/2010 - 00:00
End: 07/02/2010 - 23:59
Martedi 2 Febbraio dalle ore 12.00 Mostra e materiali informativi Cortile interno del politecnico diTorino, C.so Duca degli Abruzzi
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00 Dibattito : - Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80 El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00 Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese ore 18.00 - Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Start: 19:00
End: 23:59
VENERDI 5 FEBBRAIO DALLE 19:00 IN POI...
APERITIVO SOLIDALE E CENA BENFIT PER LE FAMIGLIE DEI PRIGIONIERI DELLA COMUNITA' XANICA IN MESSICO
A SEGUIRE..
VIDEO PROIEZIONI
MUSICA
MOSTRA
A FIANCO DI CHI LOTTA CONTRO UNA SOCIETA' FONDATA SULLO SFRUTTAMENTO IN MESSICO COME IN OGNI PARTE DEL MONDO
Scarica il flyer della cena
Start: 19:00
presso lo spazio anarchico 76 (A)
Scarica il flyer della serata
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02 / 6
(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
(all day)
Start: 01/02/2010 - 00:00
End: 07/02/2010 - 23:59
Martedi 2 Febbraio dalle ore 12.00 Mostra e materiali informativi Cortile interno del politecnico diTorino, C.so Duca degli Abruzzi
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00 Dibattito : - Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80 El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00 Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese ore 18.00 - Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Start: 10:00
End: 23:00
Mobilitazione antinucleare 1 - 7 Febbraio 2010
Scarica il manifesto e il volantino della mobilitazione
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00
Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese
ore 18.00
Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero
El Paso occupato via Passo Buole 47, TO
Start: 15:00
End: 19:00
Milano - 06/02/10 - Piazza Mercanti dalle ore 15 alle 19
Presidio informativo contro il nucleare e il mondo che lo produce.
Diffusione di materiale informativo e libri a tema + proiezione video sui rischi e incidenti
Start: 17:00
End: 19:00
UNDERGROUND
Spazio anarchico
Via Furietti, 12/b
Bergamo (Malpensata)
Start: 18:00
End: 23:59
ROMPIAMO LE RIGHE
---------------------- sabato 6.02 -----------------------------------
CENA VEGAN BENEFIT
per appoggiare la lotta antimilitarista
dalle ore 18
- brevi letture libertarie di Antonin Artaud
- dibattito aperto
- cena
- proiezione documentario antimilitarista
- DJ SET reggae-roots
- banchetto informativo
--------------------- sala cooperativa s.Antonio via Emilia Pavese---- Piacenza--------------------
www.spinenelfianco.blogspot.com
NESSUNA PACE PER CHI FA LA GUERRA !!
Antiautoritari
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(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
End: 23:59
Start: 01/02/2010 - 00:00
End: 07/02/2010 - 23:59
Martedi 2 Febbraio dalle ore 12.00 Mostra e materiali informativi Cortile interno del politecnico diTorino, C.so Duca degli Abruzzi
Giovedì 4 Febbraio ore 18.00 Dibattito : - Le connivenze tra nucleare e TAV - Esperienze di lotta antinucleare anni 70/80 El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Sabato 6 Febbraio dalle ore 10.00 Mostra e materiali informativi Mercato di Trino Vercellese ore 18.00 - Aggiornamento sulla situazione di Marco Camenisch, ribelle antinucleare prigioniero El Paso occupato - via Passo Buole 47, TO
Start: 15:00
End: 20:00
Teramo - Domenica 7 febbraio, ore 15, piazza Martiri, tutti in piazza contro il presidio-volantinaggio di Forza Nuova sulle foibe
Scarica il manifesto dell'iniziativa
Start: 16:00
End: 19:00
IL CATTIVO ESEMPIO
di una lotta antischiavista nel Salento
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(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
Start: 19:30
End: 23:59
SUL FILO DEL RASOIO- prossime iniziative FUORILUOGO
Continua il ciclo di iniziative benefit per gli arrestati del corteo spontaneo del 12 dicembre, che si è riversato nel centro di Bologna per esprimere la propria rabbia contro i neofascisti.
Andrea è ora agli arresti domiciliari, Robbi è detenuto nel carcere di Pavia mentre Nicu in quello di Sollicciano (Firenze).
In un mondo in cui le gabbie sembrano sempre più numerose e le sbarre sempre più difficili da spezzare, vogliamo essere al fianco dei nostri tre compagni e di tutti gli uomini e le donne privati della libertà nelle carceri e nei C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione)
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* SABATO 30 GENNAIO: dalle ore 15.00 saremo sotto il CIE di via Mattei per portare un saluto solidale agli immigrati reclusi. Microfono aperto e musica.
* LUNEDI' 1 FEBBRAIO: dalle 19.30 buffet benefit. Dalle 21.00 proiezione del documentario "Divide Et Impera" e discussione sulle lotte contro i CIE. A Fuoriluogo, via S.Vitale 80.
* LUNEDI' 8 FEBBRAIO: dalle 19.30 buffet benefit. Dalle 21.00 proiezione del film "Essi Vivono" di John Carpenter.
* SABATO 13 FEBBRAIO: dalle 23.00 concerto hardcore benefit con Ludd (old's cool, rovereto), The Smashrooms (tupa tupa di classe, brescia), The Infarto, Scheisse! (screamo veterans, bergamo), Anopticon (torino hardcore nero come la pece). Alla Scintilla, via Attiraglio 66, Modena.
* LUNEDI' 15 FEBBRAIO: dalle 19.30 buffet benefit. Dalle 21.00 presentazione del libro "La Difesa della Razza" con l'autrice Nicoletta Poidimani, edizioni Sensibili alle Foglie 2009. A Fuoriluogo, via S.Vitale 80.
* SABATO 20 FEBBRAIO: Spettacolo teatrale "Come è morto Stefano Frapporti", deceduto nel luglio 2009 in circostanze poco chiare nel carcere di Rovereto, subito dopo essere stato arrestato. Al teatro di via S.Vitale 67.
per info: scheggia@canaglie.net, scheggia.noblogs.org
anarchiche e anarchici
Start: 21:00
LUNEDI 8 e 22 FEBBRAIO
dalle 21.00
Laboratorio d.i.y.
Impara a fare il seitan!
2 serate all'insegna di autoproduzione e creatività
TUTTI I LUNEDI
dalle 21 alle 23
Assemblea di gestione
...partecipa anche tu!
Spazio Libertario "Sole&Baleno"
Sobb.Valzania, 27 - CESENA (vicino a Porta Santi)
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(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
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02 / 10
(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
Start: 06:00
End: 14:00
"Gli occupanti" invitano tutte le realtà di movimento, i centri sociali, i lavoratori e le lavoratrici, precari e migranti, ad un presidio antisgombero IL 10 FEBBRAIO, DALLE 6.00 DI MATTINA
a questo indirizzo il comunicato di via dei Transiti: http://www.ambulatoriopopolare.org/index.php/notizie/72-mostri-a-pasteur
Abitanti di Via dei Transiti 28, Ambulatorio Medico Popolare, C.O.A. T28, Consultoria Autogestita, Coll. Maistatezitte, Telefono Viola di Milano.
Start: 10:00
End: 15:00
Dal 1992 Radio Blackout 105.250 fm è una radio comunitaria no profit, volontaria, autogestita, che non gode né di finanziamenti pubblici né privati, non ospita alcun tipo di pubblicità commerciale ma vive solo dei propri mezzi, del frutto e dell’impegno di chi la radio la forma e la fa giorno per giorno, negli eventi pubblici e non. Una radio che vuole dare voce a tutte le lotte sociali, alle minoranze dimenticate e in lotta, a tutti gli scartati dai media tradizionali, dall’indubbiamente manipolata “informazione pubblica”. Pochi peli sulla lingua, molta sostanza, molto realismo, concretezza e cinismo. Per farla breve, diciamo le cose come stanno, senza intermediazioni, senza editori o spinte e strattoni di alcun tipo. Il 30 novembre 2009, è venuta in scadenza la concessione dello stabile di via Cecchi che (attualmente) ospita Radio Blackout. Il 2 dicembre, ci viene frettolosamente comunicato che in ragione della rifunzionalizzazione dell’area non potrà darsi corso al rinnovo, tempo del rilascio 4 mesi. La scelta di non rinnovo del contratto di affitto da parte di Chiamparino, Assessori e giunta comunale, ha lo stesso peso e lo stesso gusto di un attacco frontale alla reale libera informazione. Negandoci il rinnovo, negandoci un posto, negandoci i locali, nella pratica ci si sta obbligando alla chiusura. Con questa mossa, volontariamente, si vuole togliere di mezzo qualunque tipo di voce non allineata e di denuncia, imbavagliando la libertà di informazione e di espressione di tutte le lotte sociali, popolari, antagoniste, non assoggettate alla logiche di commercio e alla logiche istituzionalizzata, vendendo al contrario il mito della “possibilità per tutti” . La realtà è una sempre più stretta morsa alle libertà, cercando sempre più di narcotizzare le masse. Per tutto questo la data di scadenza è 31 marzo 2010. Noi l’etichetta sul tappo, non la troviamo..
Start: 17:00
End: 20:00
davanti alla stazione di Porta Nuova a Torino all’uscita della metro,
presidio No Tav, volantinaggio, assemblea informativa e aperitivo condiviso.
Organizzato da : Torino e cintura: sarà dura. No Tav No Trivelle!
Start: 18:00
MERCOLEDÌ 27 GENNAIO, ORE 16.30 ATENEO - PIANO SEMINTERRATO IL PRESENTE ALLE SPALLE Proiezione del video “Divide et Impera” e discussione su CIE, espulsioni e razzismo di Stato: l’opposizione in atto. MERCOLEDÌ 3 FEBBRAIO, ORE 16.30 ATENEO - PIANO SEMINTERRATO TERRORISMO È STATO Proiezione della testimonianza di Pasquale Valitutti, compagno anarchico presente nella questura di Milano al momento dell’omicidio di Pinelli e discussione su Potere, Linguaggio e Memoria. A seguire,
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(all day)
Start: 31/01/2010 - 20:30
End: 31/01/2010 - 23:59
DOMENICA 31/01/2010 dalle 20.30
presentazione di
TERRA SELVAGGIA
pagine anticivilizzatrici
Start: 19:00
End: 23:59
Barocchio Squat Garden
strada del Barocchio 27, grugliasco (TO)
Apericena Bellavita ore 19.0
Performance ed Installazioni Domo/Robo/Sonore di Rudy Punzo con musica elettronica sperimentale
Start: 21:00
End: 23:59
Questa sera ore 21 tutti al presidio di Susa
All'assemblea tenuta ieri sera all'autoporto di Susa è venuta la proposta di trovarci questa sera alle 21.00 per una fiaccolata rumorosa.
E' stato ripetuto più volte che la trivella non può e non deve lavorare come se nulla fosse
Oltre alle fiaccole portare pentole e tamburi e qualunque cosa faccia rumore.
Il percorso è quello di due sere fa che ci porterà a sfilare a fianco della trivella.
E' importante essere in tanti, quindi fate girare il messaggio in tutti i modi possibile.
Naturalmente sarà un corteo tranquillo e pacifico ma molto rumorso e per questo anche molto molto fastidioso per chi viene a occupare la nostra terra con blindati e divise...a sarà dura, ma sempre più per loro.
saluti no tav
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